per quanto mi riguarda non basta averlo visto vestito in una certa maniera per decenni perché quei capi siano "iconici". Iconico per me è qualcosa di particolare, qualcosa che abbia un'immediatezza simbolica, e a me dei semplici pantaloni lunghi con una polo, addirittura con la giacchettina sopra, non sono dotati di questi elementi e quindi non mi viene proprio da considerarli iconici.
In ogni caso non mi sembra un problema: un personaggio deve risaltare per la propria personalità, non per ciò che indossa. Lo stesso si potrebbe dire per altri personaggi, comunque, eppure nessuno se ne lamenta: lo stesso Pippo, molto più bizzarro, eccetto per cappello e calzature, non è dotato di abbigliamento così particolare.
Vuoi qualcosa di peculiare nel vestiario d Topolino? Bastano le scarpe: abbigliarlo da capo in modo strampalato sarebbe eccessivo e lo caratterizzerebbe in maniera stereotipata.
Le scarpe invece sono un elemento discreto e misurato, che comunicano qualcosa senza esagerare.
E poi con un aspetto esteriore il più normale possibile, anche le caratteristiche giocose e spensierate risultano più sorprendenti:
La strizzatina d'occhio al Mickey abbigliato coi pantaloncini, piuttosto che a un Paperino con il design della Gallinella Saggia, per me non stanno a significare che gli autori che li fanno si fermino alla superficie di ciò che citano senza capire lo spirito degli autori classici. È semplicemente un gioco, un rimango grafico - e quindi immediato - al passato, fatto per di più solo in determinate occasioni celebrative, come ho evidenziato nel pezzo. Non ci vedo nulla di male, insomma.
Io mi domando perchè farlo.
Mi sembra un fenomeno affine (per quanto apparentemente diversissimo) alle storie con i personaggi famosi più o meno calati nel contesto disneyano. In un caso si tenta di catturare il lettore nostalgico, in un altro i seguaci del presunto divo di turno. Malgrado le differenti modalità, la logica alla base è la stessa.
In entrambi i casi l'autore rinuncia al suo ruolo - raccontare una storia - per dare al pubblico che che vuole, o crede di volere. Per me il fumetto e l'arte in generale dovrebbe indurre a riflettere, invece queste operazioni commerciali tendono a spegnere il cervello, non riuscendo nemmeno a intrattenere, a causa della vuotezza delle trame.
Anzi, per quanto mi riguarda in genere trovo e vicende con i le celebrità caricaturate meglio riuscite.
E poi Cavazzano si rovina la reputazione ad associare continuamente il suo nome ad opere del genere.
E mi pare un fatto - qui mi permetto di uscire dunque dall'opinione meramente personale - che sia quell'immagine di Topolino quella più nota, la più immediatamente riconducibile al personaggio da parte di chiunque
Il fatto secondo me non è che sono riconducibili al personaggio, bensì alla prima versione (stereotipata, scontata e commerciale) dello stesso. Dal momento il moderno personaggio è più complesso, l'azienda, attenta evidentemente che il suo pubblico non sia indotto a pensare, bette con il marketing nell'opposta direzione. Di conseguenza questo ed altri elementi come sorrisoni ebeti resistono da decenni: non perchè funzionano, ma perchè la ditta insiste nel bombardare con certe immagini le quali, per abitudini, diventano le più riconoscibili.
Nella mia mente quei pantaloncini sono simbolo di una cosa sola: dell'atteggiamento retrogrado comune purtroppo a lettori ed autori. Ciò spiega, sebbene non mi arrischi a dire che giustifica, la mia avversione per essi ed altri simili elementi.