Posso chiederti se, come avvenuto per la recente Sir Topleton, è ispirata ad una storia vera o è tutto frutto della tua fervida fantasia?
Sì, l’ambientazione temporale è quella, l’epoca eroica dell’alpinismo, delle imprese e delle “prime volte” della montagna. E, sì, Pippo e Topolino assomigliano un po’ a Edmund Hillary e a Denzing Norgay, lo sherpa che lo aiutò a raggiungere la vetta dell’Everest. Ma si tratta - come usa dire - di una “suggestione”.
La montagna è una grande, potente metafora che, secondo me (ma non solo secondo me) è particolarmente funzionale, dire ideale, per le dinamiche dei personaggi Disney, icone di coraggio, lealtà, amicizia e, soprattutto, superamento del proprio limite, delle paure, delle difficoltà che ci impediscono di essere chi vorremmo davvero essere.
In questo senso, “La scalata del secolo” assomiglia a un’altra storia scritta da me e anche quella disegnata magistralmente da Paolo Mottura. Si intitolava “Topolino e Pippo On the road”, prendeva vagamente spunto dal capolavoro di Jack Kerouac per proporre lo stesso ragionamento, ossia: cerchiamo di essere chi vogliamo davvero essere, malgrado gli altri vorrebbero farci diventare quello che dicono loro.
Trovo che Topolino e Pippo siano perfetti per questo genere di racconto, laddove, in questo caso, Topolino - incerto, insicuro - fa un po’ da spalla a Pippo, che invece sembra sapere per intero il fatto suo. In realtà, come sempre capita, uno dà all’altro ciò che serve, i due si completano e si ritrovano. In un certo senso, si assomigliano, se è vero, come scriveva Cicerone, che chi osserva un amico, osserva l’immagine di sé stesso.
Ciò detto, spero che la storia vi piaccia e vi diverta (perché senza umorismo non si va da nessuna parte). Per una serie di ragioni, per me è una storia speciale. Trattatela bene.
Un saluto a tutti.