Le copertine dei primi due volumi della ristampa, identiche a quelle della prima edizione
Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, a partire dallo scorso 20 luglio 2021, stanno riportando in edicola – meritoriamente – una ristampa “fedele” della Grande Dinastia dei Paperi.
Si tratta della collana allegata ai quotidiani che, nel 2008, fece scalpore, dato che iniziò un modello di cronologica dedicata ad un singolo autore a prezzi popolari (tredici anni fa a 7.90€ a volume, oggi a 7.99€: un aumento invisibile), proseguendo poi con Floyd Gottfredson nel 2010 e Romano Scarpa nel 2014.
Carl Barks è stato uno dei grandi autori del Novecento, amato da un pubblico folto e trasversale. Da agosto 2020, per i 20 anni dalla sua scomparsa (e per i 120 anni dalla nascita), noi del Papersera stiamo realizzando una serie di articoli sugli argomenti più disparati legati all’opera dell’Uomo dei Paperi, e non possiamo che apprezzare la scelta di RCS di riportare in edicola un’opera ottimamente realizzata, specie dopo il naufragio della testata Panini Uack!, che si riprometteva a sua volta di pubblicare tutte le storie del Maestro dell’Oregon.
Il primo volume parte dal 1950, cioè da quello che si ritiene il periodo di maturità dell’autore. Barks è certamente già brillante a partire dal 1942, ma lo stile grafico più noto è senz’altro quello degli anni Cinquanta: una scelta di carattere commerciale che tuttavia non inficia la struttura dell’opera. Paperino e il sentiero dell’unicorno, cui è intitolato l’albo, è un piccolo capolavoro a partire dalle prime quattro tavole, in cui il tormentone «Si, Zio Paperone!» viene gestito in maniera brillante con un accorto ribaltamento finale.
Zio Paperone e le sue richieste impossibili Barks realizza sfondi naturalistici reali, e si sa come usasse la rivista del National Geographic come fonte di ispirazione, creando delle vignette ricche di dettagli senza mai essere pesanti. Un altro stratagemma usato con efficacia è quello della silhouette, che varia il ritmo della tavola. La trama ruota attorno alla ricerca del mitico unicorno per lo zoo di Paperone, luogo che verrà ripreso anche da Don Rosa. Bellissima l’interazione tra Paperino e i nipotini, arrogante l’uno e spigliati gli altri, ma a dare pepe alla trama è la presenza di Gastone che, con la sua fortuna, cerca di mettere i bastoni tra le ruote al cugino, in maniera sprezzante e meschina. I dialoghi sono veri ed efficaci, e portano ad una ben meritata conclusione.
Di diverso spirito, ma intatta perfezione, sono le due ten pager qui presenti, le classiche storie da dieci tavole pubblicate su Walt Disney Comics & Stories. Paperino e la cimice Tuff-Tuff, cui Luciano Bottaro dedicò un sentito omaggio in questo volume, è una storia brillante, in cui Paperino obbliga i nipotini ad andare al caldo, finendo in uno scherzo ben escogitato che mescola la tall tale americana di Rip Van Winkle, barbe finte e gustosi inganni. Qui, Quo e Qua sono deliziosi nel ruolo di discoli, bravi ad escogitare menzogne sempre più grandi, per poi essere salvati in maniera provvidenziale da visioni oniriche provocate dai fumi dell’etere.
Più classica, ma ugualmente funzionale, è Paperino sciatore, che ha il ritmo di un cartone animato, con Paperino sbruffone che finisce in una catastrofica traversata nella neve, tra spie che ammiccano ai contemporanei disagi della Guerra Fredda e i nipotini che agiscono da angeli custodi.
La Guerra Fredda a Paperopoli
La competizione generazionale con i nipoti riecheggia nel Paese dei totem, dove Barks imbastisce una sfida di vendite tra trucchi e improbabili, comici e giganteschi organi a vapore. Vi sono dei tratti chiaramente satirici nel mostrare Paperino che irretisce popolazioni indiane isolate con i frutti, malvagi, del consumismo capitalistico. Il tutto scorre via con il consueto ritmo, aiutato anche da una gestione della tavola ritmata, tra vignette oblique e quadruple che segnano il climax della storia. Gli indiani appaiono con dei tratti somatici realistici, senza nasi a tartufo, mentre sono deliziosi gli intermezzi comici con l’eremita barbuto e la donna isolata che possiede 22$ precisi.
Nel Pappagallo contante, invece, Barks introduce un animale impossibile, un pappagallo che non fa che contare numeri all’infinito. Si tratta della molla per mostrare buffe baruffe tra Paperone e Paperino, camminate su pali al tredicesimo piano, traversate oceaniche e satiriche descrizioni di pappagalli seducenti che vogliono appioppare i propri figli al primo venuto. Barks mostra anche due banditi, sorta di prototipo dei Bassotti, un mega cannone e i vari tic del multimiliardario.
Un giorno di ordinaria follia
Di un altro respiro è invece la vicenda della Sposa persiana. Si tratta sicuramente della storia migliore del volume, ricca di tensione e di atmosfera. Barks inserisce l’inquietante figura di uno scienziato pazzo, dalla fisionomia umana, che realizza strani esperimenti e che rapisce i Paperi per portarli tra le sabbie dell’Iraq. Appare qui di nuovo evidente l’utilizzo del National Geographic per rappresentare tombe, suppellettili e costumi dell’antica Persia, con sciolta naturalezza.
Ma ad essere interessante è l’atmosfera pesante di cupo terrore e di angoscia, con i protagonisti isolati sotto la sabbia, tra ceneri resuscitate, occhi spiritati, brutte spose, tirannici sovrani e sosia di Paperino. Barks rappresenta bene la paura, come abbiamo raccontato in questo articolo, in particolare nella parte finale con i vapori polverizzatori che riportano la situazione allo stato originale.
Dopo una breve con Nonna Papera e i nipotini, probabilmente su testi di Chase Craig, in cui Barks per la prima volta disegna Ciccio nei fumetti dopo aver partecipato alla creazione del personaggio, il volume si chiude con la storia più lunga dell’autore – 33 pagine, in virtù della tavola di apertura a tutta pagina. Paperino in vacanza è una vicenda ambientata nella natura, tra straordinarie foreste, animali e fiumi. Il tono è lento e pacato, con i Paperi in campeggio e Paperino che si strugge nel cercare di fotografare un meraviglioso cervo, tra scaramucce con fastidiosi vicini e gag varie.
Uno spaventoso incendio attacca i Paperi
Vi sono parti quasi didattiche, dedicate alla prevenzione degli incendi, in parte dovuto all’albo speciale dedicato alle vacanze per cui la vicenda fu creata. La storia si sviluppa in un potente climax, con un enorme incendio che rischia di spazzare via i nostri eroi. La conclusione risulta decisamente appagante per il lettore, donando quel sospiro di sollievo che fino a poche tavole prima era del tutto a rischio.
Anche il secondo volume contiene solo storie eccezionali, in cui il Maestro dell’Oregon strapazza i suoi Paperi portandoli in giro per il mondo. L’autore continua ad usare come personaggi secondari o come coprotagonisti personaggi umani, tra sfondi verosimili o esistenti, dando alla storia uno stile realista, in cui i protagonisti sono personaggi a tutto tondo.
Lo vediamo in particolare nella storia d’apertura, Paperino e le spie atomiche. La trama mette subito alla berlina la paranoia per la presenza di spie sovietiche in ogni dove, simbolo adeguato della Guerra Fredda imperante che, specie in America, portava a sospettare di chiunque. Paperino e i nipotini si trovano invece in Europa, dove comunque non mancano piani da rubare e controspie da cui difendersi. L’intento satirico appare del tutto evidente, come evidente è la grazia e la bellezza dei vari personaggi secondari, specie femminili, che popolano le spiagge della Costa Azzurra.
La pericolosissima Madame XXX
Ed è proprio Madame XXX a brillare, con la sua conturbante bellezza e la sua spietata condotta, perfino quando prepara un panino al salame. La scena in treno risulta decisamente intrigante, così come la sequenza in un immaginifico paese che dal nome ricorda la Bulgaria (all’epoca completamente dentro il blocco sovietico) ma che dalle corride con i toreri ammicca alla Spagna. Barks propone anche un sosia di Paperino, per realizzare una scatenata lotta con un toro. Il finale risulta ottimo, con un Paperino disilluso e degli esplosivi nipotini inarrestabili.
Anche nel Re del circo la presenza umana è essenziale, nella figura del trasformista Zippo. La trama risulta piuttosto semplice, per quanto spietata nella rappresentazione – Paperino deve impegnare un’antica spilla di Paperina per poter andare a divertirsi al circo. Barks mostra un Donald Duck infantile e un poco miserabile, che vive alla giornata.
La perdita della spilla innesca quindi la trama vera e propria, che non è altro che un cartone animato: corse sotto il tendone del circo, fionde usate dai nipotini, trasformazioni continue, camminate sospese, uomini cannoni. Barks realizza un’animata sequenza di scene che non annoia mai e che, con un azzeccato layout della tavola, si muove sotto gli occhi del lettore. Il finale poi risulta strepitoso, con un Paperino giustamente punito dal corso degli eventi, dopo un iniziale illusione.
Piccole vendette circensi
Una coppia di ten pager spicca in questo volume. In Paperino e la margherita abbiamo una delle tante sfide tra Paperino e Gastone, in cui il primo viene continuamente frustrato dalla malasorte, mentre il secondo si pavoneggia senza fare nulla. Un meccanismo perfetto, che non fa che portare il lettore dalla parte di Paperino, il tutto condito da gag frizzanti e da momenti di genuina tensione, come nella vignetta quadrupla spaccata in due da una linea obliqua, in cui vediamo un gorgo d’acqua ingoiare la gondola dei nostri eroi.
Il meccanismo appare leggermente diverso in Paperino e la cavalleria, dove Paperina costringe i due sfidanti a comportarsi bene, al fine di scegliere la persona adatta a recitare con lei: ovviamente lo spasso avviene dietro le quinte, con un twist maggiore nel finale, dato che anche i nipotini, che in genere risolvono la situazione, finiscono per far degenerare il tutto, con una gustosa fuga finale per tutti i protagonisti.
Compare nell’omnia per la prima volta una storia natalizia di Barks. L’autore realizzò avventure eccezionali appositamente per questo periodo dell’anno e Paperino e i doni inattesi non fa eccezione. La trama ruota attorno al desiderio dei nipotini di avere un Meccano e alla sfida lanciata da Paperino nell’indovinare il regalo da fare loro. Tutta la famiglia è coinvolta: Paperina, Zio Paperone, Gastone e Nonna Papera, con un andamento sempre uguale e sempre diverso. Barks è geniale nel costruire un’iterazione comica dalla struttura simile e dallo stesso rilevante impatto comico, struttura che Don Rosa riprende in alcune sue storie brevi. L’idea è poi avvalorata dall’utilizzo di ottimi contrappunti comici, dall’ipnotizzatore alla riccona fino all’inquietante cartomante.
Il sogno di ogni bambino nel 1950
Due parole sull’E.S.S.B., storia classica in cui i Paperi hanno a che fare con il pigro Bolivar, il cagnolone San Bernardo che Barks, pur usandolo in maniera sporadica, eredita dalle strisce di Taliaferro. Oltre al cane, che propone parecchi momenti comici, Barks presenta per la prima volta il gruppo scoutistico delle Giovani Marmotte, qui in maniera ancora embrionale, ma già carico di idee e di sottile satira verso la contorta organizzazione gerarchica delle organizzazioni giovanili.
Il volume si conclude con l’eccellente Paperino e la clessidra magica. Barks ormai ha inserito nel cast regolare il suo Paperone, anche se ancora pendola tra una figura avida e spietata oppure carismatica e ricca di personalità. L’idea di base è la somma taccagneria di Scrooge che, pur di disfarsene, finge di essere munifico e regala due oggetti inutili: a Paperino va una comica barca mezza affondata, mentre ai nipotini una misteriosa clessidra di sabbia rossa che non funziona.
Lo straordinario realismo barksiano Le premesse sono ottime per unire insieme questi oggetti e combinarli in un viaggio in Africa, sempre suggerito dalle suggestioni del National Geographic: i predoni del deserto, le oasi sotterranee, i cammelli, tutto viene rappresentato con preciso realismo, tra i pericoli della casbah e l’incantamento della clessidra, che si rivela un portentoso portafortuna. Il finale, sapientemente equilibrato, mostra una morale giusta in maniera non svenevole o banale, con un Paperone gustosamente in difficoltà. Una storia notevole, in cui brio e tensione vanno a braccetto lungo tutte le pagine, in maniera assolutamente felice.
Si è parlato diffusamente delle storie contenute nei primi due numeri, ma dobbiamo infine spendere due parole sulla fedeltà di questa ristampa rispetto all’edizione originale.
Da un punto di vista cartotecnico, la carta più sottile e una costa più snella permettono una maggior maneggevolezza del volume, consentendo una comoda lettura. La costa non presenta più il logo del Corriere della Sera e la testa di Paperino è leggermente più piccola.
Il problema tuttavia risiede nel contenuto. Le schede delle storie non presentano più l’elenco delle ristampe americane e italiane, limitandosi a indicare solo la prima edizione originale e quella nostrana. Questo evita all’editore un altrimenti necessario lavoro di aggiornamento delle ristampe avvenute tra il 2008 e oggi.
Addio addio redazionale sul Calgary addio
Per il resto, il primo volume si apre – come nel 2008 – con un articolo sulla collana e un altro sui miti classici usati da Barks; si conclude regolarmente con una breve scheda dedicata a Zio Paperone.
Il problema più grave, al momento, è il taglio del portfolio apparso in origine nel secondo volume, dedicato alle vignette umoristiche e ammiccanti che Barks realizzava negli anni Venti per il Calgary Eye Opener. Si trattava di un interessante articolo corredato da vignette con donne protagoniste di situazioni umoristiche e sempre in abiti succinti, rivolte al pubblico di lettori adulti di quella rivista. Spiace davvero molto veder tagliato questo materiale di approfondimento, così come appaiono risibili i cambiamenti apportati nell’articolo di apertura, che da Troppe donne, Paperino! diventa un più innocuo Un mare di guai per Paperino!.
Le modifiche nel testo del redazionale, per limitarci alla prima pagina, sono nei passaggi da “vezzosa” a “graziosa”, da “seducente” a “tenace”, da “sensuale e infida” a “pericolosa”, da “questi personaggi in gonnella” a “questi personaggi”, da “pericolosi e seducenti” a “imprevedibili e risoluti”, da “le tante donzelle ammiccanti o le megere punitive” a “le tante papere pericolose e seducenti”. Su tutti, infine, il “mondo femminile” diventa un più generico “mondo dei comprimari”. Insomma, l’articolo viene alleggerito di tutti i passaggi in cui gli aggettivi rivolti alle donne venivano usati in un certo modo oggi ritenuto evidentemente inaccettabile.
Per fortuna questo aggiornamento appare solo nell’articolo, mentre i testi delle storie sembrerebbero essere salvi. Se trovaste qualcosa di strano che è sfuggito ai nostri occhi, però, non esitate a segnalarlo nel topic apposito!
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