https://inducks.org/story.php?c=I+TL+1063-AGambadilegno diviene dittatore di un paese in seguito ad un colpo di stato e Topolino si unisce ai ribelli per rovesciarlo.
Questo argomento (ispirato evidentemente alla stupenda Topolino buffone dl re) poteva essere sviluppato in molti modi diversi e ne viene scelto molto particolare ma portato avanti coerentemente, sebbene presenti evidenti punti deboli. Chi si aspetta una storia piena di azione, spionaggio e politica resterà deluso, poiché il fumetto si concentra su altro; per certi versi però questo è un bene in quanto sceglie una soluzione più originale.
Il piano che viene architettato per ridurre il consenso del tiranno consiste in niente meno di questo: far sì che la gente lo trovi ridicolo in modo da allentare il terrore su cui si regge il potere del despota. Il ragionamento nella sua semplicità ha perfettamente senso. E da qui parte il succo della vicenda: dispetti a non finire a Pietro, il quale si trova sempre più deriso e sempre meno temuto dal popolo (anche se bisogna ammettere che pure nell’avventura walshana i ribelli compivano diverse azioni di disturbo al fine di farsi sentire piuttosto che con un’utilità pratica).
Siegel capisce bene la natura del personaggio, adatto sia a incutere paura sia a fare ridere e appunto sull’imposizione pubblica di una o dell’altra si gioca il conflitto del fumetto. Topolino, dal canto suo, probabilmente non aspettava altro che divertirsi alle spalle del rivale. La cosa non viene esplicitata troppo, ma già il fatto che l’idea di attuare un’opposizione del genere sia stata proposta da lui è indicativo in tal senso.
Focalizzarsi su questa tematica però costituisce anche il principale difetto della trama: infatti tutto il resto viene trascurato. Nulla ci viene detto su come viva il popolo assoggettato da Pietro, così come l’organizzazione e la diffusione del gruppo sovversivo restano inesplicate, tanto che il protagonista ne sembra l’unico membro attivo. All’inizio il dittatore conquista il potere perché ha l’esercito dalla sua parte, poi alcuni soldati si rivelano invece agenti sovversivi; prima Topolino viene contattato per unirsi a loro, più tardi una spia che ha origliato informazioni importanti pensa di dovere avvertire proprio lui, come se fosse il capo.
Ma soprattutto, verso la fine i sudditi insorgono senza che venga spiegato minimamente come tale sommossa sia nata. Certamente, è stata resa possibile dal fatto che ora non temono Gambadilegno, ma da questo alla rivolta il passo non è automatico.
Non pretendo che una storia svisceri dettagliatamente questi aspetti, ma sicuramente così risulta essere troppo lacunosa. Alcune tematiche avrebbe potuto essere se non spiegate almeno parzialmente accennate, in modo che il lettore senta che esistono, pur non conoscendole in maniera approfondita. Per soddisfare queste richieste però la vicenda avrebbe dovuto beneficiare di un numero di pagine doppio.
Infine, un ultimo aspetto mi lascia perplesso: per riguadagnare il timore dei sudditi l’antagonista decide di prendere una decisione esemplare, ossia rinchiudere il vecchio re nelle segrete. Ma allora prima dov’era? Mi pare difficile che sia stato semplicemente confinato nel suo palazzo. Secondo me Pietro originariamente si proponeva di ucciderlo ma poi è intervenuta la censura.
Tuttavia, malgrado le innegabili mancanze, il mio giudizio nel complesso resta positivo. Infatti, pur con dei dettagli poco indagati, l’ossatura della storia regge.