Recensione Topolino 3435 Un
Topolino nel segno dell’arte, il numero 3435. Ben quattro storie su cinque, infatti, trattano altrettante delle Dieci Arti:
musica, cinema, televisione e poesia si intrecciano formando un albo impeccabile. Ma andiamo con ordine.
Cinema e televisione.
Ducktopia e
Siamo serie!, dopo tre settimane in cui si sono tenute compagnia a vicenda sulla rivista, giungono assieme alle conclusioni, molto valide e in linea con le rispettive narrazioni. L’epico
high fantasy scritto da
Francesco Artibani e
Licia Troisi ci aveva lasciato, la settimana precedente, con un
cliffhanger straordinario: la presa di coscienza di Topperalt come Topolino.
Senza entrare nel dettaglio, ed evitando
spoiler, questo colpo di mano ribalta tutte le carte in tavola, svelando una trama nascosta, che porterà Topolino a ripercorrere le orme di Frodo e intraprendere un viaggio per distruggere… ops!
Artibani e Troisi imbastiscono
un finale capace di coinvolgere emotivamente il lettore e accompagnarlo verso un climax soddisfacente, coadiuvati dai disegni di
un D’Ippolito ispiratissimo, soprattutto nei campi lunghi e nelle scene di combattimento, dove la gestione apparentemente confusionaria della gabbia ben s’addice a rendere il caos del campo di battaglia.
Meno, invece, gli straboccamenti dalle vignette dove la narrazione è più lineare, come ad esempio a pagina 53, dove sembra quasi di vedere i paperi cavalcare un drago assieme ad una Eomynn di grosse dimensioni. Ma son piccolezze che impallidiscono davanti a
splash page come quella di pagina 42 o l’agguerritissimo Paperone di pagina 60.
A spiccare, tra i personaggi, Pico de Paperis, con un design molto particolare e l’adattissimo ruolo di onnisciente mentore. Un piccolo tocco di classe è la rivelazione dell’ultima vignetta, che scalda il cuore.
Canzonando gli stilemi di un genere
L’ultima puntata di
Siamo serie! porta a casa invece una conclusione totalmente opposta. Ben fedele a sé stessa e al proprio tema, infatti, il finale porta con sé l’annuncio di una seconda stagione di
Un posto a Paperopoli.
Tra sequenze divertentissime e personaggi bizzarri,
il ritmo imposto da Sergio Badino non perde colpi e incalza il lettore, non risultando mai noioso o ripetitivo. Una menzione d’onore a Felipe, il personaggio che più di tutti mi ha fatto ridere, complice anche la spassosissima resa grafica di
una Ziche in forma come non la si vedeva da anni.
Lasciamo le arti moderne per tornare a quelle classiche. Un duplice
Alessandro Sisti ci accompagna per la Pianura Padana, tra Parma e Padova, tra musica e poesia.
Coi disegni di
Giampaolo Soldati,
Zio Paperone e il tesoro del golfo di Parma vede il ritorno di Giuseppe Verdi al centro di una storia Disney, a quasi otto anni da
Topolino e il codice armonico. Stavolta i protagonisti sono la squadra papera per eccellenza: Paperone e nipoti, infatti, si mettono alla ricerca di uno scritto perduto del Maestro.
L’intera trama gira attorno ad un gioco di parole, anzi di parola, che purtroppo qualche altro lettore, come me, si sarà rovinato, già conoscendo la doppia semantica del termine “tuba”. Anzi, ironicamente, il primo significato cui avevo pensato era proprio quello vero. La storia, al netto di ciò, si svolge in maniera lineare e rivelando curiosità sparse a chi non è familiare della città, come l’origine storica della
Gazzetta di Parma.
Sulla stessa falsa riga, ma con una marcia in più, continua
Zio Paperone e il centounesimo canto, la saga dedicata a Dante Alighieri. A spasso per la città di Padova, i paperi continuano la loro caccia al componimento dantesco, ma mai come stavolta
a fare da protagonista è la città stessa. Varie sapienti inquadrature di
Alessandro Perina mettono infatti al centro le bellezza architettonica e pittorica (altre due delle Dieci Arti!) della
Urbs Picta, riproducendo anche la versione disneyana degli affreschi della Cappella degli Scrovegni.
Per una volta è la storia a fare da sfondo agli scorci e non il contrario. Considerando la natura di questa saga (e dei suoi due
prequel –
Il grande gioco geniale e
La pietra dell’oltreblù), un primo traguardo è stato già raggiunto, mentre quello dei nostri eroi deve attendere ancora altri due episodi. Tranquilli, però,
mai come in questo numero Paperone si mostra carichissimo, grazie alla scrittura pimpante Sisti. Prossima tappa: Bologna.
L’onnipresente Anatrieri Infine, un piccolo spazio lo occupa
Marco Bosco, col secondo episodio di
Sopravvivi con Indiana, una miniserie discendente diretta di quelle che fino a qualche anno fa affastellavano le pagine del settimanale. Leggermente al di sopra della precedente, ha il valore aggiunto di introdurre
il ritorno di Cristian Canfailla, riscaldato e pronto per la saga della
Ciurma del Sole Nero che partirà la prossima settimana sui testi di Marco Gervasio.
In conclusione, un albo molto valido, che porta a casa un punteggio molto alto e dove anche una storia breve non delude.
Voto del recensore:
4.5/5Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2021/09/24/topolino-3435/Ora è possibile votare anche le singole storie del fascicolo, non fate mancare il vostro contributo!