Recensione Topolino Fuoriserie 7 - PK: La danza del ragno d’oroCover inedita di Paolo Mottura e colori di Max Monteduro.
A distanza di quattro mesi dalla
conclusione della run pikappica di Roberto Gagnor durata ben sei numeri, la testata
Topolino Fuoriserie vuol dare ancora fiducia al vecchio mantello tarlato, ospitandone l’ennesimo rilancio.
La guida e la regia spettano (al momento) a
uno dei padri fondatori del progetto, il buon Alessandro Sisti, che con la serie
PKNA ha scritto una pagina indelebile ed indimenticabile del fumetto Disney italiano. Lo stesso autore che affiancò negli ultimi tre volumi di
Fuoriserie lo stesso Gagnor ai testi, cercando di riavvicinare alla serie i lettori rimasti delusi dalla nuova stagione.
Come prevedibile, data
la conclusione di I giorni di Pikappa, il nuovo ciclo non si ricollega direttamente alla run appena terminata ma ad alcuni eventi narrati in
PKNE e, addirittura, in
PKNA (andate alla ricerca della citazione a
Stella Cadente). Si tratta di
una brusca sterzata a tutta l’operazione.
Qualcosa era già stato anticipato pubblicamente da Sisti nelle sue varie comparsate YouTube, ospite tra gli altri del
The Fisbio Show: l’obiettivo sembrerebbe essere quello di
adeguarsi ai tempi, andando a riprendere in qualche modo lo stile delle storie di PKNA.
Pikappa è tornato a ballare La “scomoda” periodicità trimestrale della testata
Fuoriserie ha portato a una eccessiva frammentazione della trama principale, facendo sì che si rischiasse di perdere il filo conduttore della storia e lasciare da parte dei passaggi fondamentali.
La scelta di rendere in parte autoconclusivi gli episodi, come spesso accadeva nelle storie del passato,
consente al lettore al tempo stesso di godersi la storia in sé e al tempo stesso respirare aria di casa.
L’elemento che consente a Sisti di ricollegarsi con il passato più o meno recente della serie è il personaggio di
Xadhoom. “Occhibelli”, la xerbiana mutante presente in tante avventure pikappiche, è a tutti gli effetti la protagonista indiscussa di questo primo episodio e con molta probabilità di questo nuovo ciclo, soprattutto dopo la coraggiosa decisione finale, che la vede esporsi spudoratamente e pericolosamente in pubblico.
Il ritorno di Occhibelli Oltre ai volti noti
fa il suo esordio un nuovo personaggio femminile, che siamo sicuri farà parlare molto di sé:
Dunia Voyda, un’imprenditrice visionaria a capo dell’azienda Reboot, associata alla Everett Ducklair Corporate e nuova locataria di un piano della Ducklair Tower.
Si tratta di un personaggio affascinante, intrigante e misterioso, che al momento rivela ben poco di sé, ma che promette di gettare nuova carne al fuoco in quel di Paperopoli.
Dunia non è l’unica
new entry, ma
giustamente il buon Sisti non scopre subito tutte le carte in tavola, lasciandoci così con la giusta curiosità al termine della lettura.
In generale, Sisti realizza
un’avventura dal sapore classico, ricca di dialoghi efficaci e realistici tra Uno e Paperinik. La vicenda scorre veloce lasciando aperti alcuni interrogativi che non possono non incuriosire il lettore. La conclusione potrebbe sembrare affrettata a causa della ridotta foliazione della storia (44 tavole rispetto alle 64 tipiche delle vecchie avventure), ma è
funzionale al nuovo taglio che Alex Bertani sta dando al settimanale Topolino.
L’affascinante visionaria Dunia Non ci siamo dimenticati di
Paolo Mottura, tranquilli.
Oltre ad aver realizzato la copertina del volume ed averla colorata insieme all’eterno e sempre presente
Max Monteduro, Mottura ha disegnato anche la storia. Il tratto e lo stile del disegnatore sabaudo sono riconoscibili a colpo d’occhio, anche se non sono ai livelli di quelli visti recentemente sulle pagine del settimanale, come nell’avventura di
Paperin Pigafetta.
Questo potrebbe essere dovuto ai ridotti
tempi di realizzazione, che non hanno forse permesso al disegnatore di lavorare al meglio delle proprie potenzialità artistiche, rendendo povere di dettagli e di attenzione alcune sequenze.
Se la skyline paperopolese è fantasmagorica, non possiamo dire la stessa cosa della cura dei personaggi, in primis i protagonisti, Xadhoom e lo stesso PK. Come ben sappiamo, il disegno, se accostato ad una buona e valida colorazione, ne trae beneficio, ma non è questo il caso, purtroppo;
i colori risultano piatti, molto classici e anch’essi poco curati e con alcuni errori, che l’occhio attento ed allenato del Pker non perdona.
Un affresco dello skyline paperopolese Purtroppo
l’assenza della mano di Andrea Stracchi, colorista di
Obsidian, di
Una leggendaria notte qualunque e
Zona Franca, è l’ennesima dimostrazione che, se non si conosce perfettamente la materia, i personaggi e il DNA di una serie importante come quella di Pikappa, il rischio di commettere errori è sempre dietro l’angolo.
Il progetto PK si è sempre contraddistinto per la grande attenzione rivolta al comparto grafico: la colorazione avveniristica ha spesso saputo valorizzare i disegni rendendoli unici, avanti anni luce rispetto a quanto la Disney italiana proponeva su altre testate. La mancanza di analoga cura è forse la vera magagna di una storia che, con un po’ di impegno in più, avrebbe potuto regalare ai lettori qualcosa di davvero memorabile.
Chiudiamo segnalando
la totale assenza di contenuti extra, oltre alla riproposizione in b/n della copertina. Ci chiediamo: a che pro presentare questa testata in formato cartonato, dandole solo una parvenza di pregio e valore collezionistico?
Speriamo che in futuro possa crearsi lo spazio per un paio di pagine in cui approfondire alcune parti della trama, in linea con l’abbondanza di contenuti aggiuntivi che ha sempre caratterizzato il progetto PK.
Al netto dei difetti,
La danza del Ragno d’oro rappresenta il tentativo di recuperare stili e trame che hanno reso grande il personaggio e il suo mondo. Se tutto andrà bene, ci auguriamo una proficua produzione di nuove storie, magari con l’ingresso di altre forze ai testi (Bruno Enna
über alles) e di giovani disegnatori che abbiano il giusto entusiasmo, passione e amore per il personaggio.
Voto del recensore:
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