Recensione Topolino 3474Non può che far piacere una copertina invernale in questa caldissime ed afose giornate di inizio estate. La scusa è la storia di apertura del fascicolo:
Un lungo inverno, a segnare il ritorno della saga/racconto
Foglie rosse, opera di
Claudio Sciarrone.
In 30 pagine l’autore riprende le fila del
discorso rimasto sospeso da più di sette mesi, dando l’impressione di leggere
una storia non necessariamente Disney, data la marginalità del ruolo dei personaggi “canonici” sino a questo momento.
Tip e Tap potrebbero essere due personaggi qualunque, non per forza i nipoti di Topolino che siamo abituati a conoscere (e questo non è detto che sia un male, tutt’altro) in
un’ambientazione decisamente più moderna sia per lo stile di disegno, sia per i personaggi, e che sembrerebbe avere determinate situazioni in comune con le prime serie di
Stranger Things.
La trama all’inizio – complici le tre linee narrative nelle quali si sviluppa – sembra essere un po’ complessa soprattutto per chi non si ricordava gli eventi degli episodi precedenti, vedremo come continuerà nelle prossime settimane.
La parte più rilevante del fascicolo è dedicata alla
Paperiliade, storia sceneggiata da
Roberto Gagnor e ben disegnata da
Alessandro Perina, che qui giunge a conclusione con 40 pagine divise in due episodi.
Phil, Philly, un vecchione come Topolino è ancora imbarazzato!
Già
la settimana scorsa è stato ottimamente spiegato dal collega Guglielmo come si tratti di
una rivisitazione dell’opera originaria più che di una parodia nel senso classico del termine (“classico” per il fumetto Disney, intendo), dove l’abilità dell’autore consiste nel rendere in chiave Disney vicende altrimenti eccessivamente drammatiche.
L’uccisione di Patroclo (ma anche il rapporto tra Achille e Patroclo non è da meno…), il conseguente drammatico scontro tra Ettore e Achille con lo scempio del cadavere del primo da parte dell’eroe greco, la disperazione di Andromaca, il rifiuto di Achille a combattere con i Greci dopo le vicende legate a Briseide, Paride che uccide Achille colpendolo al tallone… moltissimi episodi dell’opera originale sono riproposti in maniera adatta al contesto, con
risultati a volte divertenti, a volte emozionanti e a volte – ahimè – irritanti, quando la tentazione della battuta, della strizzata d’occhio, del “buttarlo in caciara” prende il sopravvento sull’equilibrio della narrazione.
Svariati esempi vengono in mente leggendo le due parti contenute in questo fascicolo. Ne cito uno, ignorando i rischi di
spoiler, per sottolineare come un divertente scambio di battute tra Minnomaca e Paperatena caratterizzato da epiteti che non sfigurerebbero in una storia di Martina, venga chiuso da un intervento di Brigittelena che stride come il gesso sulla lavagna.
Era veramente necessaria la battuta di Brigittelena? Tante sono queste forzature pseudo-comiche che
la lettura della storia ne risente, forse in diversi gradi per diversi tipi di lettori, ma personalmente ho trovato irritante mettere sempre e in ogni momento la battuta, finendo così per
dare un tono “trash” alla storia epica per definizione, per poi – all’improvviso e con un salto stilistico innaturale –
concluderla con due pagine di retorica che forse (forse!) riesce a colpire i lettori più giovani, ma che nell’ambito di un’analisi della struttura della storia nel suo complesso, risulta posticcia e smentisce anche quanto fatto sino a quel momento.
Meritevole di analisi e di apprezzamento, è la storia di
Gualtieri, Nucci e Faccini,
Paperoga e il lungo, lunghissimo nastro misterioso, terza apparizione di lord Hatequack e seconda volta che mi trovo a recensire un numero con una “sua” storia.
È un’avventura lontana dai soliti schemi, dove la trama cede il passo ad atmosfere, suggestioni e disegni. Quello che potrebbe sembrare un semplice
divertissement con Paperoga che gira per la città seguendo un irrealistico nastro, è suscettibile invece di diverse interpretazioni.
Stanchezza a stupore a Paperopoli (e zone limitrofe…)
Mi piace pensare ad esempio che il vagare per la città di Paperoga senza che nessuno interagisca con lui, possa essere
un modo di sottolineare l’indifferenza delle città a ciò che accade al loro interno: un nastro, un legame, un segnalibro – metafora della strada verso la conoscenza racchiusa nei libri – è ignorato da tutti nonostante incroci le loro vite e i loro percorsi in maniera piuttosto invasiva.
È una rappresentazione dell’incapacità di vedere quello che si ha sotto gli occhi e che potrebbe portare a nuove interpretazioni di ciò che ci circonda, a riscoperte di punti di vista abbandonati o di realtà smarrite come il libro del Lord. I disegni di Faccini poi contribuiscono a donare a Paperoga quella mutevole espressività necessaria per poter far proseguire una storia senza dialoghi.
Molto più rilassate le atmosfere in
Anacleto e i giorni senza Paperino (sceneggiatura di
Davide Fortuna e disegni di
Marco Mazzarello), sebbene il persistente tentativo di dare spessore di protagonista a personaggi nati per essere caratteristi non produca mai storie che verranno ricordate.
Questa in particolare
addirittura riesce a svuotare di significato Anacleto, già di per sé un personaggio dalla profondità limitatissima, riducendo la sua esistenza solamente al ruolo di guerreggiare con Paperino, quindi senza una ragione per farlo: litiga perché deve litigare, non perché sia un’estremizzazione parodistica di situazioni verosimili, non perché serva da spalla alla facile iracondia di Paperino… no, litiga con il vicino perché è così e basta… bah!
…sigh!…(sospiro di nostalgia)
Attenzione, non sto dicendo che ogni storia debba essere un approfondimento psicologico delle ragioni esistenziali del protagonista, spero di non dover mai assistere a cose tipo “
La vita segreta di Anacleto Mitraglia”, però così è veramente troppo poco!
Chiudo con l’apprezzamento – anche stavolta – per
l’articolo di Barbara Garufi a corredo della storia principale, dove vengono approfonditi i modi di dire di derivazione greca (e latina) impreziosito nientemeno che dai
disegni di Giovan Battista Carpi realizzati ad inizio anni Settanta per l’Enciclopedia Disney: gioielli rilucenti che da soli garantiscono un valore aggiunto al fascicolo!
Voto del recensore:
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