Non scherziamo, se le storie di Gottfredson, Scarpa, Barks, Pezzin, Salvagnini, Casty, Don Rosa (tra gli altri) sono riconosciute tra le più memorabili, è proprio perché fanno ridere. Oggi si punta molto (forse troppo) sul dramma, ma le storie rimaste appunto nella storia sono quelle avventurose che hanno sempre alternato i momenti più tragici o appunto drammatici a battute, sia grafiche che non. Faccini non è fortunatamente rimasto l'unico (forse tra i pochi a fare una storia prettamente comica), ma è indubbio che siano di meno.
Non piace ridere? Ok, ci sta, ma il fumetto Disney è sempre stato questo, e ha funzionato per decenni.
E non scherziamo (bis), PK e Doubleduck non sarebbero loro senza le battutine.
Quoto il pensiero di SilverPk.
Le storie più riuscite - quelle che si ricordano meglio - sono quelle che sanno fondere in un'unica trama elementi e "anime" diverse.
Ci deve essere l'avventura, il pericolo, le situazioni spinose, magari anche le "crisi interiori" dei personaggi o quantomeno dei momenti in cui sono chiamati a riflettere.
E se una storia vuole davvero essere completa - per come la penso io - deve avere una componente comica ben studiata.
Io amo Scarpa, e non ne ho mai fatto mistero, perché nelle sue storie riesce a far convivere il dramma con la risata, il pericolo con l'umorismo, la minaccia con l'ironia.
E le sue storie mi risultano complete, memorabili e meravigliose anche perché non si lesina mai sull'aspetto di una comicità che viene portata avanti con intelligenza, senza ricercare la battutina che fa sorridere appena appena di vignetta in vignetta ma studiando il modo più incisivo per fare nascere delle belle risate, calate nel contesto della storia che si sta raccontando e mai fini a sé stesse.
Sono d'accordo anche con quanto dice Concker in merito al valore dell'umorismo grafico, che non è per niente secondario nella capacità di fare ridere chi legge.
Anzi!
Come ha giustamente sottolineato, Carpi (ma anche lo stesso, immenso, Romano) era un
Maestro nel portare la comicità nelle sue storie, di quanto risultano vivi, espressivi, dinamici ed anche "teatrali" i suoi personaggi e gli atteggiamenti che assumono.
Per cui, mi vanno benissimo storie come Paperbridge - che hanno un tono maturo che supporta in modo ottimale una trama ben costruita e che bene si dipana - ma sta di fatto che sul Topolino attuale non mi dispiacerebbe affatto trovare più storie che sappiano miscelare una bella componente comica, fatta di un umorismo vivace e brillante, a trame solide e robuste.