Recensione Topolino 3502 Topolino inizia il 2023 con un numero di ottimo livello che ha anche il compito di aprire le danze per
la celebrazione del centesimo anniversario della Walt Disney Company fondata nel 1923 come The Disney Brothers Cartoon Studios. All’evento sono dedicate alcune pagine di approfondimento al termine dell’albo e una quarta di copertina realizzata per l’occasione.
Al centenario della Disney è dedicato anche il ciclo
Once Upon a Mouse… in the Future, la cui prima storia apre
Topolino 3502. L’idea alla base di questa serie di racconti è prendere ispirazione dai cartoni classici di Topolino e reinterpretarli in chiave fantascientifica, ambientandoli nel nostro futuro tra un altro secolo. Il primo a cimentarsi in questa impresa è
Francesco Artibani, con
Fantasmi del futuro, liberamente ispirato a
Lonesome Ghosts, corto del 1937 noto in Italia come
Gli scacciafantasmi.
Della trama originaria resta poco: Topolino, Paperino e Pippo si lanciano nella professione di acchiappafantasmi. L’impresa fatica a decollare per mancanza di lavoro fino a quando, improvvisamente, un cliente contatta il trio per disinfestare una vecchia villa. In entrambi i casi
questa introduzione prepara il terreno a svariate gag slapstick che coinvolgono i protagonisti, rese nel fumetto con grande dinamismo da
Giovanni Rigano. Mentre nel cortometraggio originario sono i fantasmi stessi a prendere il controllo della situazione con un creativo bullismo verso Topolino, Paperino e Pippo, in
Fantasmi del futuro i pasticci sono causati piuttosto dal panico dei tre e durano poche pagine.
La storia diventa infatti rapidamente
una breve indagine e si scopre che l’origine dei fenomeni sovrannaturali è umana, distanziandosi così dal cartone animato e strizzando piuttosto l’occhio a
Topolino nella casa dei fantasmi, storia di Floyd Gottfredson uscita nella forma di strisce giornaliere nel 1936.
Who You Gonna Call?
Il collegamento con
Lonesome Ghosts torna invece nel finale, in cui si scopre che il cliente ad aver assoldato i tre investigatori del soprannaturale è a sua volta uno spirito. Mentre nel cortometraggio il motore dell’azione era dato dalla noia degli spettri, intenzionati a divertirsi alle spalle dei protagonisti, nel racconto di Artibani i fantasmi che infestano la villa vogliono liberarsi davvero di un invasore in carne e ossa.
L’idea alla base di questo ciclo di storie è molto interessante e originale e lo sceneggiatore riesce a produrre un’ottima prima prova in cui
l’omaggio alla storia classica diventa il pretesto per raccontare qualcosa di nuovo senza fare un semplice e potenzialmente insipido remake, iniziativa tentata in tempi piuttosto recenti con risultati non particolarmente riusciti.
L’ambientazione futuristica non si sente particolarmente nella trama ma riesce a emergere negli
ottimi disegni di Rigano, in particolare in
un interessante restyling dei protagonisti. Attendiamo dunque con curiosità nuovi episodi di questo ciclo, sperando che riescano a mantenere le ottime aspettative suscitate da
Fantasmi del futuro.
Zio Paperone e la torre di Papele è il penultimo episodio del
sequel di
Paperino e le lenticchie di Babilonia,
Il destino di Paperone, scritto e disegnato da
Fabio Celoni. Come nelle puntate precedenti, anche in questo caso l’autore riesce a
rielaborare spunti e atmosfere barksiane e ciminiane in maniera completamente personale, allo stesso tempo catturando alla perfezione, con attenzione e cura, il carattere dei vari personaggi coinvolti.
Anche questa settimana Zio Paperone si imbarca con i nipoti in una caccia al tesoro che lo porta a incontrare un curioso popolo, in questo caso una tribù di equini del deserto evolutisi in maniera piuttosto etimologica dagli antichi
mesopopotami che abitavano la regione nel passato.
L’antica città dei mesopopotami nel suo sabbioso splendore
Il mistero da risolvere per arrivare al “tesoro” offre a Celoni l’occasione per approfondire la sua caratterizzazione di Paperone:
sentimentale, ma non in maniera troppo diretta come accaduto negli ultimi anni; determinato, ma non privo di suoi personali dubbi e insicurezze. Il tutto come sempre arricchito dalla
meravigliosa resa grafica delle tavole: particolarmente riusciti sono gli ambienti sotterranei e i divertenti mesopopotami, sia nella loro versione moderna che antica.
Non si può tuttavia fare a meno di osservare che il tema della riconquista da parte di Paperone del suo capitale, per quanto presente, risulti piuttosto in secondo piano. È chiaramente difficile trarre conclusioni in questa direzione prima di leggere il finale su
Topolino 3503, che potrebbe mettere tutto sotto una luce differente, ma
per ora Il destino di Paperone sembra essere scritto come una serie di (ottime) avventure autoconclusive dello Zione.
Se questo è un limite della lunga trama orizzontale che Celoni ha voluto raccontarci nel corso dell’ultimo mese lo sapremo solo la settimana prossima.
L’autore ha dimostrato però di saper scrivere storie avventurose dei paperi di una qualità e creatività che raramente si è vista negli ultimi anni (e che speriamo non rimanga qui confinata).
A seguire troviamo due brevi riempitive.
Minni e l’appuntamento imperdibile, dell’esordiente
Valentina Venegoni con i disegni di
Pietro Zemelo, riesce a strappare un piccolo sorriso nella surreale ed esagerata rappresentazione della fuga allo spoiler con cui ormai tutti noi siamo entrati in contatto, ma si perde in una conclusione che lascia piuttosto perplessi.
Alziamo l’asticella, di
Danilo Deninotti e
Simona Capovilla, è un altro episodio della serie
Newton e Pico in viaggio nel sapere di cui tanto è già stato detto positivamente in altre recensioni. Dopo l’iniziale effetto novità, però,
la serie inizia a mostrare una certa stanchezza e gli autori coinvolti non stanno più sfruttando efficacemente le differenze tra il giovane genio e l’anziano tuttologo ricadendo di fatto nel vecchio schema delle
Pillole di Pico, con storie che, tolto l’evidente fine educativo-didascalico, hanno poco da offrire.
Salubri dimostrazioni d’affetto[/size][/i]
In chiusura troviamo
Paperoga e l’effetto raggelante.
Gaja Arrighini confeziona
una buona storia che approfondisce il rapporto dell’esuberante Paperoga con i suoi parenti e amici mostrando come, seppure in un modo non molto ortodosso, abbiano bisogno l’uno degli altri. Nella sua semplicità si tratta di una vicenda piacevole, valorizzata dai personali disegni di
Stefano Intini.
Quello di inizio 2023, nel complesso, è
un ottimo numero, il cui acquisto è già giustificato dalle prime due storie che aprono l’albo. La prossima settimana, oltre alla conclusione de
Il destino di Paperone, avremo una nuova storia di Artibani ambientata in Basilicata,
Topolino e la notte della civetta.Voto del recensore:
4.5/5Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2023/01/10/topino-3502/Ora è possibile votare anche le singole storie del fascicolo, non fate mancare il vostro contributo!