Recensione I Grandi Classici Disney 89 È un numero particolarmente riuscito a soddisfacente, quello che
I Grandi Classici Disney propongono nel mese di maggio 2023.
Le tre storie in apertura sono delle
solide e tipiche avventure italiane degli anni Sessanta e Settanta, piuttosto rappresentative del
mood con cui si muovevano rispettivamente Zio Paperone, Topolino e Paperino in veste di protagonisti.
La firma di
Zio Paperone e il vascello fantasma e di
Topolino e l’enigmatico Calicut è quella di
Guido Martina: il Professore, all’alba degli anni Ottanta, offre
una visione meno accesa del rapporto tra Zione e nipote, all’interno di una trama più interessata a raccontare il viaggio dei Paperi per entrare in possesso di un antico galeone da poter esporre nel museo del miliardario paperopolese che i loro screzi, con il mistero che accompagna tale veliero che lo sceneggiatore riesce a far percepire fin dall’inizio al lettore, invogliandolo a proseguire nella storia per capirne di più.
Giorgio Cavazzano ai disegni ottiene
ragguardevoli risultati con le ambientazioni e con il vascello del titolo, reso molto bene, mentre in questa fase di transizione della sua carriera pecca un po’ nell’aspetto dei protagonisti, privi della dinamicità degli anni precedenti e al contempo della compiuta morbidezza che avrebbero acquisito un decennio più tardi.
Nel secondo caso siamo di fronte a
un classico giallo topolinesco, dove il detective dilettante ha il pregio di apparire meno saccente della media di queste avventure; sia chiaro, Mickey ha sempre e fin troppo il polso della situazione e arriva con rapidità disarmante alla soluzione dei misteri legati all’indagine, ma
il tutto viene raccontato in maniera più naturale e meno palese, consentendo al lettore di concentrarsi sulla narrazione e di appassionarsi al mistero di turno, nella fattispecie un falsario capace di fabbricare soldi indistinguibili da quelli veri.
La quadrupla d’effetto di Giorgio Cavazzano, nella quale spicca il “vascello fantasma” dell’omonima storia
Qualche spiegone di troppo nelle ultime pagine non rovina comunque la lettura di una storia che fila liscia e che offre una risoluzione tanto semplice quanto ben giocata.
Eleganti e precisi appaiono i disegni di
Giovan Battista Carpi, in forma smagliante e capace di infondere
una vitalità innata al suo Topolino, graziato da posture ed espressioni veramente efficaci. La sua recitazione, come anche quella di Pippo, contribuisce attivamente alla riuscita grafica delle tavole, strutturate in una griglia regolare capace di aprirsi in punti chiave a delle quadruple ben dosate.
Per quanto riguarda Donald Duck, è di scena in
Paperino cervello sopraffino di
Abramo e Giampaolo Barosso e
Giovan Battista Carpi. Gli autori organizzano la trama in maniera frammentata, pur partendo da uno spunto unitario: la pretesa del protagonista di poter vendere le tonnellate di gelati invenduti da Paperone, provandoci prima presso gli eschimesi, poi tra gli abitanti di un caldissimo villaggio del West e infine proponendoli agli assettati automobilisti bloccati in un interminabile ingorgo.
L’escalation di disavventure è fin troppo prevedibile, ma i Barosso riescono a inserire alcuni tocchi di stile capaci di movimentare la narrazione senza far pesare troppo la struttura a tappe.
Alle matite ritroviamo Carpi, con un tratto però più acerbo rispetto alla storia precedente:
il decano dei disegnatori sfoggia qui uno stile meno accurato, specialmente nell’aspetto dello stesso Paperino, che appare un po’ ingessato. Il risultato complessivo è comunque più che buono per la sicurezza del segno, il
design dei comprimari e quello dello Zione, che appare già graficamente in parte.
La gabbia imbastita da Romano Scarpa si adatta alla roboante incursione di Sgrizzo Papero
Ad un inizio decisamente positivo fa da degna contraltare la seconda parte dell’albo, dominata da
una Sezione Superstar interamente dedicata a Luca Boschi, ad un anno dalla scomparsa del grande studioso ed esperto di fumetto Disney e comico in generale.
Viene quindi presentata una selezione di storie sceneggiate nella seconda metà degli anni Novanta da Boschi, il quale per un certo periodo ha affiancato la sua attività di divulgatore a quella di fumettista, sia creando suoi personaggi che scrivendo avventure per
Topolino.
Cifra stilistica delle sue opere era
la predilezione per i comprimari, in particolare quelli poco utilizzati e conosciuti dal grande pubblico, che nascondeva una neanche troppo velata volontà di disseminare
omaggi colti alla tradizione fumettistica disneyana.
Non era così comune vedere recitare nella produzione inedita per il libretto figure come
Sgrizzo Papero e Gedeone de’ Paperoni, creati da Romano Scarpa e con una “carriera” limitata nel corso dei decenni: Luca Boschi li riprende però sapientemente in
Una baita per Ciccio e in
Sgrizzo cronista di spettacolo, nelle quali il più balzano papero del mondo la fa da padrone facendo dannare il pingue cugino e cercando con molte difficoltà – e una buona dose di beata incoscienza – di scrivere un trafiletto sul fidanzato di una pop-star per il giornale dello zio.
In queste due avventure in particolare si può apprezzare, oltre alla conoscenza cristallina dei personaggi, anche lo spiccato umorismo dell’autore, capace di creare gag genuine ed efficaci e di saper divertire grazie a siparietti ben congegnati e in grado di sfruttare al meglio le caratteristiche degli attori a disposizione.
Nel primo caso la sceneggiatura viene valorizzata dalle sublimi matite di un tardo
Romano Scarpa in
una delle sue ultime collaborazioni con il Topolino italiano, nella quale dimostra non solo la perfezione e l’eleganza del tratto, ma anche la capacità di modificare la gabbia piegando i bordi delle vignette e inserendo accorgimenti formali che ben seguono le follie di Sgrizzo.
Sgrizzo filtrato dal tratto sporco e underground di Andrea Ferraris[/size][/i]
Di natura completamente diversa
lo stile di Andrea Ferraris, più ruvido e underground ma proprio per questo perfetto per rappresentare una storia così sopra le righe e “arruffata”.
Pluto in: Indovina chi viene a cuccia è probabilmente l’anello debole della raccolta: Boschi imbastisce una trama simpatica e vagamente debitrice dei cartoni animati classici, ma la storia scorre senza lasciare granché nonostante i disegni di un giovane
Donald Soffritti facciano egregiamente la loro parte nel rendere accattivanti e fresche le tavole.
Il citazionismo sfrenato è infine al centro di
Tanti auguri, Gancio! e di
La grande corsa Paperopoli-Ocopoli.
Nel primo caso lo sceneggiatore sfrutta le celebrazioni per i cinquant’anni editoriali di Gancio il Dritto presentando da un lato
una carrellata di personaggi presi di peso dall’epopea delle strisce di Floyd Gottfredson e delle avventure di Romano Scarpa (Musone, lo zio Sfrizzo, il professor Enigm, Atomino Bip-Bip) e dall’altro per ricreare l’andamento narrativo delle brevi avventure con il merlo protagonista realizzate da Scarpa, dove diversi segmenti si concatenavano tra loro tramite i racconti dello stesso Gancio a diversi comprimari che fungevano da transizione, stratagemma a sua volta mutuato dalle traduzioni italiane delle strisce originali americane “cucite” insieme per la versione nostrana.
Il volto di Paperino, espressivissimo, nel tratto di Enrico Faccini
Alessandro Perina ai disegni si dimostra una scelta efficace per la morbidezza del tratto e la naturalezza con cui sa rappresentare anche personaggi inconsueti.
Per quanto riguarda
La grande corsa Paperopoli-Ocopoli, si tratta di u
n racconto corale nel quale la trama passa in secondo piano, trattandosi sostanzialmente di un mero pretesto che funge da passerella per una moltitudine di paperopolesi più o meno noti, impegnati nella gara automobilistica del titolo.
Oltre ai già citati Sgrizzo e Gedeone spicca la comparsata di Umperio Bogarto e Ok Quack, a riformare un’accoppiata che nel decennio precedente aveva caratterizzata il ciclo ideato da
Carlo Chendi. Inconsueta anche la presenza di Chiquita e di Ely, Emy, Evy, personaggi se non di nicchia quantomeno poco utilizzati dagli autori di casa nostra, soprattutto nell’ultima decade del secolo scorso.
L’idea di una competizione automobilistica aperta a qualunque tipo di mezzo, purché dotato di quattro ruote, è
un’intuizione semplice ma perfetta per creare diverse gag visive molto godibili, oltre che per costruire un’azzeccata conclusione, ed
Enrico Faccini si rivela il disegnatore ideale per rappresentare i vari autoveicoli e le fasi più concitate della gara; l’artista è abile anche nel far recitare l’ampio cast coinvolto, soprattutto in alcuni espressioni sui volti veramente curate.
Si tratta forse del
miglior numero de I Grandi Classici Disney dall’inizio dell’anno, ben bilanciato tra classiconi nella prima parte e il bell’omaggio a Luca Boschi nella seconda.
Voto del recensore:
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