Recensione Topolino 3506È un numero sorprendente, Topolino 3506. Qualunque lettore di lunga data non può negare che, nella natura più che settuagenaria del giornale, la reiterazione di situazioni e circostanze è una costante. A causa dell’abnorme numero di storie che si sono affastellate sulle sue pagine e grazie al costante ricambio generazionale, il
refrain è tuttavia una caratteristica della rivista che i lettori hanno imparato prima ad amare e poi a dare per assodata.
Potete quindi immaginare la maraviglia che invece un albo dai canovacci quasi interamente inediti possa suscitare.
Partiamo dalla fine, del numero e della saga di Nemo.
Il segreto del Capitano Nemo, ultimo episodio de
Il Regno di Cristallo (a sua volta terza storia della serie su Pippo-Nemo, iniziata con
19,999 leghe sotto i mari e proseguita con
L’isola dei misteri, interamente figlia di
Francesco Artibani e
Lorenzo Pastrovicchio) porta avanti il primo – ed evidentemente non ultimo – scontro tra il pippide e
la nuova nemesi Vultur, un personaggio inedito e sicuramente più intrigante di Gambadilegno e Macchia Nera, grazie alla sua natura quasi frankeinsteiniana.
Ex manodopera di Nemo, il primate si è evoluto a velocità implementata dai cristalli energetici, trasformando sé stesso e i suoi compagni in
una versione steampunk del Pianeta delle Scimmie, pronte a ribellarsi all’ex padrone e a derubarlo delle potenti pietre. E sono proprio le pietre il fulcro di questa puntata, legate a doppio filo con le svelate origini aliene di Nemo, a rubare la scena per una spiegazione interessante e che richiama tante mitologie vecchie e nuove, dai grigori di Enoch a Doctor Who, al monolite di Kubrik. Nel finale la sfida con Vultur è solo rimandata ed è più urgente fuggire dall’imminente distruzione della grotta.
La storia si chiude con
l’apertura di un nuovo capitolo della saga con l’intero cast dei buoni reclutato ufficialmente a bordo del Nautilus. Artibani ricostruisce quindi le origini del Capitano in maniera autonoma,
svincolandosi dalla tradizione verniana che lo voleva indiano, con
una manovra che i lettori di Pikappa conoscono bene e che ha sempre il suo effetto. Veramente bella è la sequenza intermedia con la fuga e il contrattacco: grazie alle sagaci battute dello sceneggiatore e l’altissimo livello recitativo conferito loro da Pastrovicchio, paperi, topi, scimmie e coccodrilli si agitano e si muovono in maniera concitata e divertente,
letteralmente animando la storia, che si conferma la migliore del ciclo.
Un duo comico dal futuro brillante
Area 15: An Origin Story si rivela fin dal titolo (raramente in inglese)
una storia particolare. Quarta collaborazione tra
Marco Nucci e
Libero Ermetti, porta avanti il discorso sulle arti e l’intrattenimento iniziato con
Retrogaming! e proseguito con
Sipario!: dopo videogiochi e teatro,
tocca al fumetto, da cui tutto è partito. Abbiamo infatti già assistito più volte alla passione di Ray per il disegno o di Qua per la sceneggiatura, ma non siamo mai passati al punto successivo:
la professione.
È occasione il bando istituito da Les Tenenbaum, fondatore e direttore della Cloud Press, una casa editrice specializzata in mostri e supereroi alla ricerca di nuovi autori per storie non più immaginifiche ma realistiche.
Dal connubio dei due parametri nasce l’idea di un fumetto sulle origini di Paperinik. Il consulente d’eccezione Paperino fornisce tutti i dettagli* del caso e nel giro delle trenta pagine della prima parte,
un’accattivante storia sulle origini prende forma e viene inviata. La vicenda potrebbe fermarsi qui, con un finalino dedicato all’inevitabile gioiosa convocazione dei protagonisti: l’impegno è stato ripagato e i lettori (quelli veri) sono soddisfatti dalla lettura di una storia bella.
E invece no, la narrazione inizia proprio qui: Ray e Qua si recano alla sede della CP, ma ciò che li attende non è l’agognata premiazione ma
un’umiliazione. In realtà, i caporedattori, Tenenbaum in testa, li hanno chiamati per trasformarli in vere e proprie mascotte pubblicitarie, convinti che due testimonial così giovani siano ideali per fungere da manifesti viventi dei loro fumetti. E l’opera di Ray e Qua? Ignorata, screditata, cestinata, con tanto di risate di derisione. Ai piccoli non resta che andarsene, delusi. Il colpo è durissimo per Ray, che disilluso e disamorato decide di abbandonare la sua passione e scomparire per settimane.
L’angoscia e la frustrazione del ragazzino sono palpabili nel suo confronto con Paperino, cui non resta che correre ai ripari nei panni di Paperinik.
Nelle vesti del genitore comprensivo, con la sua duplice identità il papero riesce a diventare un sostegno per Ray, spingendolo a rimettersi in piedi, ad ignorare le critiche non costruttive e a metter su la prima autoproduzione targata Area 15.
* Dettagli… ovviamente provvisori!
È interessante notare come si sia evoluto il pay-off nelle storie Disney. L’inizio del secondo episodio mette in scena una classica vittoria di ripiego, quel premio alternativo che i protagonisti, da Paperino a Paperone e tanti altri, ottenevano nel finale di una storia dopo che il premio promesso all’inizio era svanito, magari con tanto di risata.
Una rappresentazione realistica di come il mondo degli adulti ci ha insegnato ad accontentarci quando la vita non ci vuole troppo bene, ma neanche troppo male, troppo stanchi per lottare ancora. Ray invece incarna i sogni, ancora vivi e potenti, che in un ragazzino di quell’età sono tutto. Non esiste un premio di ripiego, essere una mascotte non è un riconoscimento vero. La delusione lo attanaglia, lo sconforto ha la meglio e non è un finale positivo. Tocca piuttosto rimettersi in piedi e combattere, perché
il sogno va raggiunto per un’altra strada.
Ad affiancare le ottime idee di
Alex Bertani e Marco Nucci ci sono i disegni di Ermetti, dallo
stile solido e chiarissimo, perfettamente in contrasto con quello “grezzo” delle vignette disegnate da Ray. Memorabili passaggi di emozioni si affastellano durante la sua grande delusione, così come di grande impatto è la comparsa di Paperinik alla finestra del ragazzino. Netto è anche il contrasto tra tali scene meste e l’allegria che il disegnatore riesce a conferire ai personaggi, sempre sorridenti e piacevoli, senza mai sforare nel ridicolo.
La storia riesce quindi a mantenere quel comfort che è tipico delle storie Disney nonostante i punti toccati siano di una sensibilità inedita sia dal punto di vista narrativo che grafico. E non è quantificabile l’importanza di un buon disegno in una storia che parla di… disegnatori.
Continua anche la pubblicazione a coppie degli episodi di
Paperino e Paperina in: Love Quack, il ciclo di
Giorgio Fontana disegnato in alternanza da
Stefano Intini e
Silvia Ziche. A sei pagine a puntata, la storia della coppia continua a prendere forma, tra picnic (
Una giornata perfetta) e puntualità (
Battaglia di ritardi), rimettendo in ordine
alcune strisce del leggendario duo
Bob Karp e
Al Taliaferro e sottolineando come sia proprio la sfortuna di Paperino ad attirare le attenzioni di Paperina.
Piccole tracce di worldbuilding nel nome di questo parco
Chiude l’albo una breve scritta da
Giulio Gualtieri e magnificamente disegnata da
Francesco Guerrini. Alla sua terza prova sul settimanale, Gualtieri porta avanti
un personale discorso di follie dei paperi, sfociando nell’onirico.
Paperino e la moda del pavone sembra condividere il proprio tema con altre dozzine di storie che criticano e ridicolizzano le tante assurde mode che caratterizzano l’estetica degli ultimi venti e passa anni. L’iperbole attraverso cui Paperino si scontra con la realtà attorno a lui raggiunge, però, vette mai viste in una conclusione che non mi sento assolutamente di spoilerare.
Ma se proprio volete (sperando che l’abbiate già letta),
il culmine arriva con una follia paramilitaresca, dove uomini in divisa e piume danno la caccia al papero, perché “nessuno può sfuggire alla moda del pavone”. Il
plot twist è dato proprio un attimo prima, quando Paperino si sveglia da un sogno che il lettore è portato a credere sia stata l’intera storia. Chissà se anche questa recensione è stata tutta un sogno. Oppure no?
Voto del recensore:
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