Recensione Topolino 3514 Questa settimana in edicola troviamo ad attenderci
una copertina di Topolino molto diversa da quelle cui ci siamo abituati negli ultimi anni: caotica e piena di strilli, che pare richiamare una delle tante riviste di gossip e programmazione televisiva che occupano (nella maggioranza dei casi) una diversa sezione dell’espositore.
Non si tratta però una marcia indietro di qualche decennio nello stile grafico quanto
un tentativo (forse non particolarmente riuscito…) di portare il lettore nell’atmosfera della storia di apertura.
Torna infatti dopo un’anno e mezzo di assenza
Siamo serie! di
Sergio Badino e
Silvia Ziche. La definizione di “serie” poche volte è così azzeccata: il parallelismo con certe produzioni televisive si spinge, giustamente visto il contesto, un passo oltre il solito e la storia di questa settimana ci viene presentato come
il primo episodio della seconda stagione. Torniamo così a seguire le avventure di Paperina e Chiquita, improbabili showrunner di
Un Posto a Paperopoli, un prodotto (ovviamente al risparmio) della TV di Paperone.
Il team creativo è indeciso su che taglio dare alla nuova stagione, lanciando
idee sui generi più disparati: giallo, film di spionaggio, noir e horror. Per sciogliere il dubbio
si decide di lasciar scegliere al pubblico, producendo
quattro diversi pilot, uno per genere (e per episodio), proseguendo alla fine con quello che avrà avuto il riscontro più positivo, iniziando questa settimana con il giallo.
L’idea di base di questa storia è interessante e lo stratagemma dei quattro
pilot consentirà agli autori di parodiare stili diversi donando varietà agli episodi. Quella che per ora non è risultata particolarmente brillante è
l’esecuzione: questa prima puntata è infatti una piccola carrellata di gag basata su citazioni, e parodie tramite deboli giochi di parole, delle serie TV di maggiore successo e dei romanzi gialli più celebri.
Una delle (forse un po’ troppo) onnipresenti parodie[/size][/i]
Si tratta di
un tipo di comicità che può avere un suo potenziale quando usata per brevissimi sketch e con moderazione, come per esempio nelle finte pubblicità che popolavano
X-Mickey, ma che diventa rapidamente pesante quando è la colonna portante di un racconto. Vedremo se si assisterà a un cambio di marcia a partire dal prossimo episodio, dedicato ai film di spionaggio.
Marco Gervasio non ha mai nascosto l’amore per la sua città, mostrandolo ancora una volta con
Paperugantino, commedia un due atti, cui è anche dedicata
la cover variant rilasciata in occasione del Romics primaverile. Si tratta di
un esperimento particolarmente interessante, in quanto ai Paperi vengono fatti vestire
i ruoli delle maschere romane della commedia dell’arte, permettendo così di portare in scena vicende e situazioni da un sapore quasi martiniano, autore che Gervasio non ha mai nascosto di apprezzare molto e che è celebre per aver trattato i personaggi Disney proprio come maschere – e le storie come commedie.
Ci troviamo così a leggere
una vicenda ambientata nel 1830 le cui caratteristiche classiche sono reinterpretate con sensibilità moderna. In particolare, l’arrogante sbruffoneria dei due cugini Gastone e Paperino, e le macchinazioni di quest’ultimo, sembrano provenire da
una storia di altri tempi, ma sono perfettamente giustificate e contestualizzate dal loro ruolo nella commedia dell’arte.
Un Paperino insolitamente sbruffone[/size][/i]
La struttura teatrale è recuperata anche nella gestione dei tempi e persino nell’inchino degli attori nel finale. Da questo punto di vista la memoria non può non andare, ovviamente, al riuscitissimo
ciclo del Teatro dell’Alambrah, altra possibile ispirazione per questo interessante esperimento.
Nonostante queste ottime premesse,
tuttavia, il racconto non riesce a distinguersi particolarmente al di là dell’ambientazione, lasciando un po’ l’impressione di potenziale non del tutto utilizzato.
Speriamo comunque che questa incursione tra le pagine di Topolino della commedia dell’arte non rimanga un unico divertissement, ma abbia l’occasione di sbocciare completamente dopo questa prima prova.
Paperino e l’amica amaca è una riempitiva di poche pretese di
Carlo Panaro e
Valerio Held. Una breve che ci offre alcuni flashback sulla vita studentesca di Paperino che però portano a un finale forse un po’ troppo zuccheroso.
A concludere il numero troviamo invece quello che, a mio parere, ne è il vero pezzo forte e che da solo giustifica l’acquisto dell’albo:
l’ultima puntata de Gli Evaporati. Rispetto agli altri episodi, analizzato di per sé, forse risulta un po’ sottotono visto che, giustamente, si trova a dover tirare le fila del discorso ed è quindi ricco di fasi di pura esposizione:
gli “spiegoni” si trovano così a prendere il posto dell’azione.
Arrivederci alla seconda stagione!
È però soddisfacente vedere i nodi venire al pettine: i misteri sono svelati e tutte le pedine si posizionano sulla scacchiera al loro posto, pronte per il secondo atto. Veniamo infatti a scoprire che questa non era altro che
la prima parte di una lunga avventura e la storia si conclude dandoci appuntamento a
Gli Evaporati 2.
Nessuna domanda resta aperta, se non quelle sul futuro della vicenda e, per quanto curiosi del proseguimento, siamo ora in grado di dare un giudizio complessivo di quest’opera, che si distingue senza dubbio come
una delle più mature e coraggiose degli ultimi anni.
Bruno Enna è riuscito a confezionare
un racconto incredibilmente coinvolgente e con un’atmosfera che mai ci saremmo aspettati di poter gustare tra le pagine di Topolino, con richiami a blockbuster post-apocalittici come
Mad Max e a classici fantascientifici come
L’Eternauta.
Certo, ora che conosciamo la natura della temibile nebbia parte del fascino del mistero è svanita, tutto risulta meno inquietante e la soluzione trovata non è forse la più originale, ma era inevitabile e sicuramente non intacca il valore e il fascino dell’ambientazione.
I vari personaggi sono stati messi in un contesto molto lontano da quello in cui siamo abituati a vederli muoversi, ma
reagiscono in un modo incredibilmente disneyano e fedele alle loro caratteristiche. Topolino, Gambadilegno, Macchia Nera, Pippo e gli altri sono sempre sé stessi anche in questa Topolinia distopica… anzi,
forse ancor di più rispetto a tante altre storie pubblicate sul settimanale.
Parte del merito deve anche essere dato a
Davide Cesarello, che in queste settimane è riuscito a dare vita a questa inquietante ambientazione con
tavole particolarmente evocative, sia per gli ambienti che per il look “alternativo” del cast. Arriva quasi come un colpo di scena il finale “non finale”, che se da un lato lascia delusi per un’”assenza di conclusione”, dall’altra ci rallegra per la promessa di portarci di nuovo, in un prossimo futuro, nella Topolinia degli Evaporati.
Voto del recensore:
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