Questo numero si caratterizza per dei 'primi incontri' che, almeno a mia memoria, non erano mai avvenuti prima:
Kranz in combutta con Gambadilegno (per la 'gioia' di uno Sgrinfia molto geloso), Lord HateQuack in reciproca armonia con Zapotec e Marlin, al punto che i due scienziati gli svelano l'esistenza della famosa Macchina del Tempo (con inserimento di Macchia Nera, anche lui sorpreso da tale invenzione interagendo per la prima volta con la coppia).
Non ricordo se anche Ciccio e il Gran Mogol si fossero mai incontrati prima ma ciò avviene in questo numero.
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Di tutti questi 'mixaggi' il più riuscito credo sia quello scritto da Massimiliano Valentini che sottolinea l'improvvisa gelosia di Sgrinfia nei riguardi di Pietro che sembra dimenticarlo per un 'affaire' con Kranz, a sua volta 'svincolato' da Indiana Pipps (forse per la prima volta) almeno fisicamente, visto che la sua presenza si fa comunque sentire (e vedere tramite le negritas, lasciate quasi a firma di una sua impresa).
L'Ora del Terrore è interessante nella prima parte, per questo imprevisto incontro e, tecnicamente, per una manutenzione molto particolare della Macchina (oltre che per un giro su se stesso del Tempo e della Memoria) mentre nella seconda parte i continui e brevi spostamenti temporali infantilizzano il tutto, quando potevano essere evitati visto che sarebbero stati facilmente immaginabili. Strano che Marco Nucci sia caduto in questa narrazione banalotta.
L'incontro nel verde fra Ciccio e Bertie McGoose è forse l'unico che non mi ha suscitato particolari reazioni: belle le tavole del 'nuovo' Paolo De Lorenzi (che di base mantiene il suo stile ma lo affina) ma anche in questo caso Tito Faraci ha fatto cilecca, cosa che ultimamente gli accade sempre più di frequente. L'unica nota positiva, una Elvira non più tutta smielata nei confronti del pigro nipotone ma severa e arrabbiata per il suo modo di fare, quasi 'taliaferriana', oserei dire (ma forse esagero).
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Una egmontiana piuttosto recente (due anni appena) mi ha incuriosito per i bei disegni di Francisco Rodriguez Peinado (che non conoscevo), soprattutto riguardo le fisionomie dei paperi, compresa una Miss Paperett senior (zia di quella junior creata in Italia, secondo la mia personale narrazione) che, al di là del solito look 'rassicurante', sorprende i lettori oltre che gli stessi paperi per il suo eroico protagonismo dove svela tutta una serie di professioni fatte (alcune impensabili a livello fisico) che le permettono di risolvere diverse situazioni in cui Paperone e nipoti erano inciampati.