Recensione Topolino 3567Copertina omaggio a 75 anni fa
Il 7 aprile 1949 l’edicola italiana viene sconvolta dall’arrivo di una nuova rivista a fumetti:
Topolino. Si trattava in verita di un cambio di formato del glorioso
Topolino Giornale, che dal dicembre 1932 pubblicava, nel formato ampio del quotidiano, le storie disney americane di
Floyd Gottfredson e parecchio altro materiale non disney.
La Mondadori, all’epoca licenziataria dei personaggi Disney per l’editoria,
aveva optato per il formato libretto (12,5×18cm), scelta parecchio innovativa per l’epoca e decisamente ancora attuale oggi.
La redazione celebra i 75 anni del libretto con una bella copertina (e quarta) di Andrea Freccero, che omaggia il n. 1 dopo l’
omaggio di Cavazzano per i 70 anni, con la calamita come gadget e con alcuni articoli interni. In particolare, una bella carrellata dei personaggi inventati dagli autori italiani, una cronistoria del settimanale (con un errore riguardo al 1982, dato che viene menzionata l’esistenza di due parodie, ma si fa il nome di una sola), due interviste a due grandi collezionisti e un bell’approfondimento sull’iter creativo dietro la copertina. Aggiungiamo anche la realizzazione di un elegante logo per l’anniversario, con un claim – 75 anni insieme – che ricicla direttamente
quello dei 60 anni.
Per il resto,
le storie all’interno non hanno nessun intento celebrativo, e potrebbero appartenere a qualsiasi numero degli ultimi anni.
Il dilemma delle decisioni difficili
Si parte con l’ultimo episodio de
La ciurma del sole nero, ovvero
Rapsodia in verde. Marco Gervasio come autore completo
chiude la serie con una risoluzione semplice ma comunque soddisfacente. L’ultimo episodio risulta leggermente meno retorico rispetto ai precedenti, e
pone i nostri eroi davanti ad una scelta difficile, che li obbligherà a fare buon viso a cattivo gioco. Il dilemma da sciogliere non è per nulla banale, ma Gervasio innalza i protagonisti rendendoli un ottimo modello da seguire: la casa è dove sono gli affetti, e i luoghi geografici contano poco.
Una lezione molto importante da condividere in un mondo sempre più aperto in cui i confini, per fortuna, contano meno. Spiace solo che alcuni aspetti dei precedenti episodi restino in sospeso, come il destino di un certo personaggio…
Inquadrature aeree spericolate
Segue il primo episodio de
Il Mondo di Ghiaccio – Amelia oceanica contro le streghe vulcaniche, in cui tornano i
nuovi personaggi inventati da
Bruno Enna, stavolta con gli eccellenti disegni di
Giuseppe Facciotto. Per ora non possiamo dire molto, dato che si tratta di un episodio introduttivo, in cui
lo sceneggiatore sardo richiama la precedente avventura (a breve ristampata da
Panini in un volume cartonato da libreria)
e pone le basi per un complesso intrigo magico. Colpisce comunque nel segno, dato che siamo curiosi di chi ci sia dietro la minaccia.
L’aspetto narrativo viene valorizzato dai potenti disegni di Facciotto, che realizza espressioni azzeccate, inquadrature ardite (
l’esperienza di Pk ha aiutato) e dettagli archittetonici o grafici mai invasivi e sempre interessanti.
Meno interessante la seconda parte dell’albo.
Paperina, Paperino e l’arte della pignatta, con i testi di
Giulio Gualtieri e i disegni di
Ottavio Panaro, è
una classica storia che strizza l’occhio ad un fenomeno sociale del presente – in questo caso, i programmi televisivi culinari insieme a chef famosi come in MasterChef – in cui a brillare è la buona chimica di coppia tra Paperino e Paperina.
Gestire le amicizie non è facile
Infine, torna la band musicale di cui fa parte Qua, ovvero i
Bumpers. In
Un chitarrista di troppo Giorgio Salati e
Mattia Surroz presentano una trama in cui
si cerca di presentare uno spaccato, il più possibile realistico, delle dinamiche giovanili e della passione musicale. Al netto di certe ingenuità, la storia si fa portatrice di un buon messaggio: perseguire le proprie passioni, gestendo, non sempre con semplicità, anche le amicizie e il proprio orgoglio.
A livello di autoconclusive, oltre ad una tavola dedicata a Battista con la collaborazione di
Simone Tempia, vi sono tre tavole sceneggiate da
Roberto Gagnor e disegnate da
Claudio Sciarrone, che cercano di immaginare il futuro insieme a Qui Quo Qua.
In sintesi, abbiamo un numero di
Topolino che procede nel solco dei precedenti.
Nessuna storia memorabile, ma in gran parte materiale serio e con un senso ben preciso, che cerca di andare oltre la storiella della settimana per lanciare messaggi non banali. Voto del recensore:
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