Recensione I Grandi Classici Disney 97 Il primo
Grande Classico che raggiunge le edicole nel 2024 è aperto da una doppietta di storie sceneggiate dal grande Guido Martina. La prima di esse, alla quale è dedicata la piacevole copertina di Giorgio Cavazzano, è l’avventura in due parti
Topolino e il bandito invisibile, che gode delle fluide ed eleganti matite di Giovan Battista Carpi. I nomi degli autori coinvolti, due fra i più importanti Disney Italiani, sarebbero sufficienti a qualificarne la fattura.
Il bandito invisibile è
una vera e propria perla, ricca di trovate originali ma mai stucchevoli, nella quale il pathos e la suspence vengono sapientemente bilanciati con il
sense of humour tipicamente disneyano.
Siamo di fronte ad una delle collaborazioni più felici tra il “professore” piemontese e il disegnatore ligure, che danno vita ad un memorabile giallo di Topolino, imperniato attorno ad un inspiegabile furto di gioielli da parte di un astuto e temibile malvivente conosciuto come Bimbo. Il mistero è veramente intricato e Topolino riuscirà a risolverlo grazie a dei complessi ragionamenti che denotano ancora una volta la sua grande razionalità e la sua intelligenza fuori dal comune.
Martina è stato qui abile ad architettare un giallo di difficile soluzione anche per il lettore e a riversare quindi nella sceneggiatura molte caratteristiche dei romanzi di genere. La spalla comica è naturalmente costituita dall’eccentrico Pippo e la storia diventa l’occasione per una piccola carrellata di alcuni dei suoi bis-bis, autori di particolari congegni trovati dal personaggio nel proprio solaio e da lui adoperati per divertenti e disastrosi esperimenti.
Il tratto carpiano ha già acquisito una solida identità ed è infatti piacevolissimo. Spiace, purtroppo, constatare la presenza di un errore nel sommario: viene infatti riportato che inizia a pagina 61, anziché a pagina 7…
All’inizio de Il Bandito Invisibile, i cani della polizia vengono attirati dagli improbabili esperimenti di Pippo.
L’altra avventura martiniana ospitata nel presente numero è
Zio Paperone e le talpe baratte, disegnata da Pier Lorenzo De Vita.
Si tratta dell’ennesimo espediente dei Bassotti, questa volta coadiuvati da un non meglio definito professore, per derubare Zio Paperone. Il racconto è piacevole e scorrevole, ma è privo di elementi capaci di fissarsi nella memoria. Per il grande Martina, insomma, siamo di fronte ad una prova più “scolastica”. Il tratto di De Vita Senior è in quest’occasione piuttosto acerbo e spigoloso.
Il sommario prosegue con la breve
Gambadilegno e le occasioni perdute, sceneggiata da Michele Gazzarri.
Riteniamo lodevole dedicare uno spazio a questo bravo sceneggiatore, purtroppo meno celebrato di altri suoi contemporanei. L’avventura in questione è piacevole e divertente. Gazzarri riesce ad architettare una piccola commedia degli equivoci nella quale il lestofante Gambadilegno, intenzionato ad attuare una serie di fruttuosi “colpi”, per varie casualità viene scambiato per un eroe. Purtroppo,
i mediocri disegni di Giuseppe Perego non valorizzano la buona sceneggiatura. Con un disegnatore più talentuoso alle matite, ne sarebbe forse venuta fuori una storia più memorabile.
Si arriva poi alla vasta sezione Superstar, dedicata ad un tema ampiamente trattato dal fumetto Disney, ovvero
il rapporto tra cugini, efficacemente approfondito da Pier Luigi Gaspa nel redazionale introduttivo, che spende però pochissime parole sulle storie selezionate…
Battibecchi tra Paperino e Gastone nella breve dei Barosso e di Cavazzano.
Topolino e i pirati dell’abisso vede Onofrio Bramante come autore completo e introduce Celestino, cugino di Pippo comandante di un sommergibile atomico, che si troverà invischiato in un losco piano con Gambadilegno come pedina.
Il tratto bramantiano è piuttosto grezzo, ma lo spunto di partenza non è affatto male. La caratterizzazione dei “cattivi” è però poco efficace e, a conti fatti,
la storia si dimentica abbastanza velocemente.
Torniamo nell’universo di Paperopoli con una breve opera dei fratelli Barosso e di un giovane Cavazzano.
Paperino e la lotta per il provino approfondisce il conflittuale rapporto tra Paperino e Gastone attraverso una serie di tiri meschini volti ad ottenere il ruolo di punta in un film.
Le gag presenti sono davvero spassose e originali e confermano la grande maestria dei fratelli Barosso, che riescono a scrivere una sceneggiatura molto intrigante. Il tratto di Cavazzano, seppur ancora influenzato da Scarpa, è già molto frizzante e dinamico e aiuta a rappresentare con grande efficacia le svariate situazioni umoristiche presenti. Alla fine, si è facilmente invogliati a rileggere la storia una seconda volta.
Arriviamo ad anni più recenti con
Paperino e Paperoga camerieri detective, bel dialogo tra Rudy Salvagnini e Valerio Held. La recente passione di Paperoga per l’investigazione e il conseguente coinvolgimento di Paperino saranno l’ennesima occasione, per Zio Paperone, di far lavorare gratis i due cugini.
La trama scorre piacevolmente e diverte il suo fruitore grazie ad una serie di riuscitissime trovate comiche. Preferiremmo evitare di inserire storie relativamente recenti nei
Grandi Classici, che dovrebbero principalmente divulgare la migliore produzione Disney del passato, ma se la qualità offerta è questa ogni tanto si può fare uno strappo alla regola.
Cimino e Bordini introducono l’originale personaggio del professor Scambioni, promotore di un’eccentrica teoria.
Con
Topo Tornado, ad opera di Alessandro Sisti e Tiberio Colantuoni, ci proiettiamo nel mondo del catch, rappresentato da Yukko, uno dei numerosi parenti di Pippo. Come accade in molte altre storie di Topolino, il protagonista sarà coinvolto in un giallo intrecciato con lo sport qui rappresentato…una trama abbastanza clichè, quindi, che si risolve senza scossoni.
Una storia nella media, ma non da sezione Superstar. A sigillare il numero è una breve avventura firmata dal grande Rodolfo Cimino e che torna a focalizzarsi sul duro rapporto tra Paperino e Gastone.
Paperino e l’interscambio cerebrale è molto godibile e gioca attorno ad una “testata” tra Paperino e Gastone, che trasferiscono uno all’altro una moderata dose delle proprie caratteristiche.
Tale spunto costituirà l’occasione per alcune simpatiche gag, ben rappresentate dalle matite di Giorgio Bordini. Non parliamo di una delle ciminiane più ispirate, ma risulta ugualmente molto soddisfacente.
In conclusione, questo primo
Grande Classico del 2024, pur non contenendo particolari rarità o chicche di interesse filologico,
può costituire una piacevole lettura senza troppe pretese, specialmente se non si conosce la validissima storia di apertura.
Voto del recensore:
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