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I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024

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Geronimo
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PolliceSu   (3)

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    Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
    Risposta #135: Giovedì 18 Lug 2024, 11:47:30
    Si respira una bella atmosfera in questo GCD, il profumo di anni così lontani eppure così affascinanti  :heart:
    Luca Giacalone

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    Maximilian
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    PolliceSu
      Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
      Risposta #136: Sabato 20 Lug 2024, 14:55:54
      La storia dello "strano caso del furgone scomparso" è splendida.

      Coinvolgente, intrigante, appassionante, presenta il Topolino che adoro nelle vesti del detective che pian piano, attraverso il metodo deduttivo e l'attenzione ai particolari tipica del suo modo di cercare la verità, giunge a ricostruire il quadro degli eventi che prima sembravano tanto confusi e che lasciavano adito a molti dubbi.
      E' interessante che tu la pensi così, dal momento che io l'ho trovata estremamente carente nella caratterizzazione di tutti i personaggi.
      La volontà di andare a fondo nei misteri è sicuramente una caratteristica di Topolino, ma qui si riduce a quello.
      Si...l'unica cosa un po' fastidiosa è la mancanza assoluta, non dico di assoluzione, ma almeno di riflessione nei confronti del "colpevole", indotto al suo poco encomiabile comportamento dalla sua miserabile condizione esistenziale e sociale.
      Ma sarebbe forse pretendere troppo.
      Perchè "pretendere troppo"? Non sarebbe neanche stata la prima volta di un caso del genere.

      In ogni caso, segnalo che (perlomeno nella mia copia, ma credo non soltanto) le pagine 176 e 177, all'inizio dell'impresa cosmisubacquea, sono invertite.

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      Samu
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      PolliceSu
        Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
        Risposta #137: Sabato 20 Lug 2024, 16:08:33
        La storia dello "strano caso del furgone scomparso" è splendida.

        Coinvolgente, intrigante, appassionante, presenta il Topolino che adoro nelle vesti del detective che pian piano, attraverso il metodo deduttivo e l'attenzione ai particolari tipica del suo modo di cercare la verità, giunge a ricostruire il quadro degli eventi che prima sembravano tanto confusi e che lasciavano adito a molti dubbi.
        E' interessante che tu la pensi così, dal momento che io l'ho trovata estremamente carente nella caratterizzazione di tutti i personaggi.
        La volontà di andare a fondo nei misteri è sicuramente una caratteristica di Topolino, ma qui si riduce a quello.
        Ma bisogna saperla descrivere questa caratteristica di Topolino e con questo racconto Martina secondo ma ha fatto centro in primis nella sua caratterizzazione  e degli altri personaggi e, in seconda battuta, nello sviluppo di una trama molto interessante e affascinante.

        Io, parlo per me, l'ho trovata una lettura davvero coinvolgente.
        Mi ha appassionato dall'inizio di stampo domestico e rilassato alla risoluzione del caso e ho amato le scene sotto la pioggia che introducono al clima di incertezza e mistero che proseguono per tutto il racconto avvolgendolo in maniera calzante ed intrigante.

        Ritengo inoltre che la caratterizzazione dei personaggi sia tutt'altro che "estremamente carente".
        Basta vedere il lavoro fatto sul personaggio che si rivela poi il colpevole, la simpatia mista alla tipica ingenuità di Pippo, il piglio duro di Basettoni... oltre alla già citata capacità di tratteggiare un Topolino arguto, riflessivo ed attento osservatore che non si lascia abbindolare dalle suggestioni che gli vengono lanciate ma che si guarda attorno, raccoglie indizi, lavora sul campo e infine spiazza tutti per l'intelligenza con cui dipana la matassa smascherando la vera mente dietro l'organizzazione del sequestro.

        Mi ha intrigato così tanto che mi è sembrato di assistere alla proiezione di un film poliziesco (connaturato nelle caratteristiche disneyane), il che è tutto dire.

        Sensibilità diverse, opinioni diverse.  :)

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        Gus Goose
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          Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
          Risposta #138: Sabato 20 Lug 2024, 21:36:22
          i Grandi Classici Disney n. 103 - luglio 2024

          Un volo (spaziale) negli anni Sessanta
          T e lo strano caso del furgone scomparso

          Peccato che la (bellissima) storia del furgone scomparso sia del 1973, ormai pieni anni settanta.
          Insomma, è stato replicato il pasticcio dello scorso numero quando per la bussola del Khan si fece confusione tra 1968 e 1958 dedicando alla data sbagliata addirittura un articolo.
          Una gestione editoriale francamente inammissibile.
          Spezzo una Gaspa a favore di lancia: nell'introduzione al numero il nostro Pier Luigi dice chiaramente che questo numero è tutto anni '60, eccezion fatta per una capatina nel decennio successivo e due (ma in realtà è una) in quello precedente. Il titolo del redazionale si riferisce, come dimostra quell'aggettivo... cosmico, solo alle avventure di fantascienza pubblicate in questo numero.

          Concordo con Samu e Mario su questa bella avventura, tra l'altro disegnata magnificamente da uno Scarpa in pieno plasticismo, che risulta davvero una gioia per gli occhi (anche se forse, preferisco il suo Topolino gottfredsoniano degli anni Cinquanta).
          A differenza del buon Lo Galbo, ho apprezzato anche l'altra storia di Martina, con un ottimo soggetto della giovane ragazza vincitrice di un concorso – chissà se è ancora tra i vivi. Ho trovato piacevolmente sopportabili i disegni di Perego, autore che sto rivalutando positivamente proprio di questi tempi: ha avuto molti alti e bassi, soprattutto nei '60, ma anche nelle sue opere più brutte trovo qualcosa di interessante, di accattivante. Starò invecchiando.

          Gaspa ha perso di sicuro l'occasione di citare, per la seconda volta tra le pagine di questo volume, Alberto Becattini: il toscano ha partecipato infatti a "Lascia o raddoppia?", e a dire il vero la sua carriera di concorrente è stata piuttosto turbolenta. Vi lascio indovinare il tema da lui scelto per partecipare alla trasmissione: la risposta in questi due video sul canale di Sprea.
          https://www.youtube.com/watch?v=6RhYX1eMqRA
          https://www.youtube.com/watch?v=fw3tIXksXQ0
          Concordo con quanto dici su Perego, anzi credo che questo artista, a volte un po' bistrattato, meriterebbe la pubblicazione di un volume o almeno un albo a lui interamente dedicato.
          Forte il Becattini a "Lascia e raddoppia" :) Del programma originale  continuò a sentirsi l'eco anche nei successivi anni '60, ricordo che se ne parlava ancora parecchio, così come di alcuni concorrenti, come Mario Valdemarin in seguito divenuto attore e sopra tutti il leggendario ed erudito dandy Marianini.  Altro personaggio della Tv di quei tempi è citato in "Astral Pippo 9999", il divulgatore Prof. Alessandro Cutolo (nella storia Prof. Mutolo)

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          MarioCX
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            Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
            Risposta #139: Sabato 20 Lug 2024, 22:45:29
            Si...l'unica cosa un po' fastidiosa è la mancanza assoluta, non dico di assoluzione, ma almeno di riflessione nei confronti del "colpevole", indotto al suo poco encomiabile comportamento dalla sua miserabile condizione esistenziale e sociale.
            Ma sarebbe forse pretendere troppo.

            Perchè "pretendere troppo"?

            Perché sono note le posizioni ideologiche di Martina (ma anche di Scarpa) non certo di eccessiva comprensione sociale.
            Sto usando giri di parole per evitare cenni troppo espliciti a posizioni politiche et similia, probabilmente fuori policy e poi questa non è la sede adatta.

            È noto l'episodio in cui Bottaro si rifiutò di disegnare una storia di Martina in quanto questi definiva i disoccupati come dei "fannulloni".
            Non che si possa pretendere riflessioni sociali ampie e profonde da chi fa simili teorizzazioni.

            Detto ciò, sia chiaro, adoro il Martina giallista topoliniano.
            E non poco.
            « Ultima modifica: Domenica 21 Lug 2024, 13:07:42 da MarioCX »
            ...ho la febbre, ma ti porto fuori a bere...

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            Gus Goose
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              Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
              Risposta #140: Domenica 21 Lug 2024, 13:20:36


              In ogni caso, segnalo che (perlomeno nella mia copia, ma credo non soltanto) le pagine 176 e 177, all'inizio dell'impresa cosmisubacquea, sono invertite.
              [/quote]

              Confermo stesso difetto anche nella mia copia.

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              Maximilian
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                Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
                Risposta #141: Martedì 23 Lug 2024, 22:30:52
                Sinceramente non comprendo perchè Astralpippo è stato inserito nella sezione "Fantascienza".

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                  Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
                  Risposta #142: Lunedì 29 Lug 2024, 15:02:14
                  Seguono leggeri spoiler.

                  Sinceramente non comprendo perchè Astralpippo è stato inserito nella sezione "Fantascienza".
                  In effetti è una storia molto particolare, un bel mescolone di ambientazioni oniriche e personaggi fantasiosi: non vedo però sotto che altro genere debba essere inclusa, se non quello della fantascienza dei viaggi spaziali tipica di quegli anni, in cui il rinnovato interesse per il cosmo, dovuto alle sperimentazioni di USA e URSS, aveva portato a una ripresa e rinnovamento del genere.

                  Questa avventura, che a livello di confusione e fantasiosità quasi batte la Valle dell'incanto, è ricca di spunti interessanti che vengono purtroppo tralasciati in favore di una prosecuzione più lineare e di una caratterizzazione quasi macchiettistica di certi personaggi come Star Stir, che avrebbe avuto molto più da dire e avrebbe aiutato a rendere verosimile e coinvolgente lo svolgimento della storia. Mazzanti ci dà ulteriore conferma di come la stramba mente di Pippo possa sembrare un impedimento ma molto spesso lo tiri fuori dalle situazioni più complicate.

                  Più sensata Topolino e il mistero del tritele (terza storia dell'autore): la si potrebbe pensare in continuità con Astralpippo n. 9999! (che invece era la prima) in una sorta di "dilogia del televisore".
                  L'avveniristico apparecchio è presente in entrambe le storie e in entrambe le storie è prodigioso quanto pericoloso: nella prima è il motore che avvia la vicenda e uno strumento di controllo in stile orwelliano usato da Maschera Rossa, mentre nella seconda è un oggetto d'arredo e di intrattenimento che nasconde una funzione a scopi criminosi. Le due avventure hanno altri aspetti in comune, come l'antagonista o la prominenza di Pippo, e anche alcuni stilemi di Mazzanti, quali la prolessi in principio di narrazione, per generare nel lettore curiosità, accompagnata da un massiccio uso delle didascalie, che magari non si rivolgono direttamente al lettore ma commentano i passaggi più importanti, ad amplificarne l'intensità (un uso che va contro la regola dello "show, don't tell" ma si rivela quasi sempre azzeccato e mai davvero pesante).
                  Le sequenze sono abbastanza libere e permettono una certa fluidità nella lettura, anche se a volte la narrazione è scandita in tavole: l'esempio più evidente trovasi a pagina 229, ventitreesima tavola del mistero del tritele che si rivela molto d'impatto sia nel contenuto (una scoperta importante per Topolino) sia nell'aspetto, poiché risulta praticamente simmetrica e mostra un repentino cambio d'espressione del nostro protagonista, che mentre riflette sul responsabile dei misfatti viene riflesso non solo dal disegnatore tra una vignetta e l'altra ma anche dallo specchio che sta al centro di questa bella sequenza.

                  Meravigliosi i disegni di Carpi e Bramante, che devono tanto a Gottfredson in primis: in particolare mi manda in brodo di giuggiole quella leggera piega del labbro che il genovese disegna a Mickey quando questi smorfia un sorriso, sicuro di sé. Carpi è perfettamente a proprio agio in ambientazioni spaziali (la veduta completa della Luna è stupenda) e il suo tratto rende benissimo anche con la sola china; Bramante dà il meglio con l'espressività dei personaggi e negli abiti inconsueti che quasi tutti i presenti si trovano a indossare (Topolino una livrea settecentesca da maggiordomo con tanto di scettro e parrucchino; Pippo un elegante completo con cilindro; Gambadilegno un abito da turco e, dopo un cambio, una camicia a quadri col tipico cappellino dei registi). Il personaggio di Bis-dispetto è fisicamente molto simile alla Lepre Marzolina ma sembra anticipare la creazione del coniglio Pacuvio.

                  Sarebbe interessante vedere un giorno un Classico che ristampi le due avventure con una bella frame-story che possa spiegare il modo in cui Gambadilegno trova una nuova destinazione d'uso al suo tritele, una versione da parete del quale appare già sulla Luna.

                  Il resto del numero presenta un'ottima selezione. Delle due martiniane ho già detto; De Vita padre e figlio (che inizia a muovere già i primi passi allontanandosi dal padre) disegnano due avventure molto piacevoli, come la breve americana che fa il suo onesto lavoro. La storia di Dalmasso, strutturata ad anello perché inizia e finisce nell'aula del Congresso di Topolinia (organo paragonabile a una consiglio metropolitano o regionale, con dei divertenti screzi tra maggioranza e opposizione), è cucita su un Topolino "perfettino" che, come candidamente afferma Minni, qui nel ruolo della principessa da salvare, «sa fare tutto!». Interessanti solo l'ambientazione marittima, per me affascinante a prescindere da tutto, e l'evoluzione stilistica di Carpi: nei tre anni che separano Topolino e l'impresa cosmosubacquea dalla storia di Mazzanti, la fisionomia dei topi si ammorbidisce (ma non del tutto: notare la differenza fra prima e seconda vignetta della ventitreesima tavola, a pagina 197) e Gambadilegno si affloscia terribilmente, acquisendo la corporatura che più tardi sarà di Bob Fingher nella prima storia della P.I.A.

                  Buoni i redazionali: spiace ancora notare che, oltre a una loro certa frammentarietà, manchi ancora quel quid in più che li renda davvero memorabili.
                  Capitolo censure: Astralpippo è fedele all'originale (lo dimostra la prima tavola del secondo episodio, recuperata in occasione della ristampa del 1999), mentre il Ballo in maschera mi sembra manomesso in più loci. Anche il primo balloon dei passanti a pagina 81 ha uno spazio bianco sospetto che credo in precedenza nascondesse un «dannato» o un «maledetto» in pieno stile martiniano.
                  « Ultima modifica: Martedì 30 Lug 2024, 22:10:08 da edrdpl »

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                    Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
                    Risposta #143: Sabato 3 Ago 2024, 16:20:21
                    Sinceramente non comprendo perchè Astralpippo è stato inserito nella sezione "Fantascienza".
                    In effetti è una storia molto particolare, un bel mescolone di ambientazioni oniriche e personaggi fantasiosi: non vedo però sotto che altro genere debba essere inclusa
                    Fabia. Oppure avventura o comicità.
                    Così come massimamente fiabesca è Topolino e la macchina toc toc, classificata nell'editoriale come appartenente al genere fantascientifico.

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                      Risposta #144: Lunedì 5 Ago 2024, 12:23:01
                      Fiaba. Oppure avventura o comicità.
                      Se ti sentisse Propp! La fiaba credo sia più una forma della narrazione che un genere. Ma i miei rudimenti di narratologia sono abbastanza polverosi.

                      Sicuramente è una storia di avventura e sicuramente è una storia comica, perché tutto il fumetto Disney è fumetto umoristico nell'approccio generale.
                      L'etichetta della fantascienza mi sembra adeguata: gli elementi fantastici della storia sono scientificamente plausibili (il viaggio sulla Luna, il televisore tramite cui Maschera rossa parla), e solo il personaggio di Bis-dispetto è soprannaturale. Anche i toni sono quelli del racconto di fantascienza, in particolare nel preambolo.

                      *

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                        Risposta #145: Martedì 6 Ago 2024, 22:51:12
                        Se ti sentisse Propp!
                        Chi è?
                        Citazione
                        La fiaba credo sia più una forma della narrazione che un genere. Ma i miei rudimenti di narratologia sono abbastanza polverosi.
                        Che io sappia è un genere; comunque mi sono preso la briga di cercare su google (in allegato il risultato).
                        Citazione
                        tutto il fumetto Disney è fumetto umoristico nell'approccio generale.
                        Non sempre.
                        Citazione
                        gli elementi fantastici della storia sono scientificamente plausibili
                        Anche sopravvivere nello spazio senza tuta e camminare sugli anelli di Saturno (per limitarmi agli elementi più macroscopici)?

                        In ogni caso credo di aver espresso chiaramente il mio parere quindi non annoierei ulteriormente il pubblico con questo argomento.

                        PS: il tuo nome utente è una sigla?

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                          Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
                          Risposta #146: Mercoledì 7 Ago 2024, 21:33:26
                          comunque mi sono preso la briga di cercare su google
                          Non lo consiglio, soprattutto quando si parla di classificazioni di questo tipo su cui non c'è un'opinione unanime e forse non ha neanche senso spenderci troppo tempo. Tra i generi credo sia opportuno considerare non tanto i modi con cui si racconta una storia (quindi romanzo, racconto, novella, diario, fiaba, favola, che sono appunto forme) quanto più gli argomenti e le atmosfere di cui si vuole raccontare.
                          Uno schema con cui sono quasi del tutto d'accordo è raggiungibile a questo link.

                          Chi è?
                          Uno studioso della fiaba popolare.
                          Tra l'altro lui stesso ha individuato nei racconti oggetto del suo studio degli schemi e degli eventi ricorrenti che si dicono "funzioni". Sono trentuno, cui si aggiungono otto personaggi fissi, e si fa un po' fatica a ritrovarli in Astralpippo, il che mi fa propendere verso una catalogazione della storia come d'avventura e di fantascienza. L'aspetto educativo poi è assente.

                          gli elementi fantastici della storia sono scientificamente plausibili
                          Anche sopravvivere nello spazio senza tuta e camminare sugli anelli di Saturno (per limitarmi agli elementi più macroscopici)?
                          Hai ragione, forse "plausibili" non è l'aggettivo corretto. Diciamo che si inquadrano più felicemente in un racconto di fantascienza che in una fiaba. Il despota che ha assoggettato un intero popolo nello spazio, la missione verso un pianeta, la comunicazione dal futuro...

                          tutto il fumetto Disney è fumetto umoristico nell'approccio generale.
                          Non sempre.
                          Su questo ho letto dei tuoi interventi in almeno due topic diversi, magari in futuro risponderò là.

                          PS: il tuo nome utente è una sigla?
                          Sì, sono alcune lettere del mio nome.

                          *

                          Gus Goose
                          Papero del Mistero
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                            Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
                            Risposta #147: Domenica 11 Ago 2024, 17:11:47
                            In attesa del prossimo numero spero che anche questo contenga qualche rara storia del passato remoto, ce ne sarebbero ancora parecchie da ripescare! Perché ad esempio non proporre almeno una storia di William Albert Ward adattandola al formato dei GCD?  Fu per merito di due paperseriani, Barone Bombastium e Special Mongo, che alcuni di noi poterono una decina di anni fa leggere le avventure anni '30 dell'autore inglese, credo che presentarne almeno una sui GCD sarebbe davvero forte

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                              I Grandi Classici Disney 103
                              Risposta #148: Lunedì 12 Ago 2024, 19:34:54
                              Recensione I Grandi Classici Disney 103


                               Il numero dei I Grandi Classici Disney 103 rompe la tradizione che vuole la copertina dedicata alla vicenda di apertura, preferendo richiamare in essa la prima storia della sezione Superstar, il cui argomento è stavolta la fantascienza in salsa Disney.

                               Se si tratti di scelta estemporanea o di prassi da qui in poi, solo il tempo ce lo potrà garantire. Però, sia concesso di dirlo, probabilmente è stato scelto il numero sbagliato per distaccarsi dalla consuetudine, giacché la storia che apre il volume, Topolino e lo strano caso del furgone scomparso (Martina/Scarpa-Del Conte), è, a mani basse, la migliore del tomo. La trama racconta un tipico giallo martiniano di quel periodo d’oro, per il genere e per lo sceneggiatore, che furono gli anni Settanta: plausibile, “vera” pur nei confini disneyani e limitatamente a quello che era possibile in quell’arco temporale, vivida nel tratteggiare, in poche vignette, la personalità anche dei personaggi minori, essa è un perfetto meccanismo ad incastro che ben esalta le capacità deduttive di Topolino detective. I disegni di Scarpa, impreziositi dalle chine di Del Conte, fanno il resto, appunto trasmettendo in modo assolutamente esemplare le emozioni ed il senso di tensione che la magistrale sceneggiatura voleva comunicare al lettore.

                               Segue Zio Paperone e il sistema antifurto (Missaglia/M. De Vita), che potrebbe apparire solo come una delle eterne sfide tra il Vecchio Cilindro e la Banda Bassotti, ma che in realtà ci dà un perfetto spaccato di una concezione cinica e comica al contempo dei personaggi Disney probabilmente oggi improponibile, ma assolutamente in voga nell’anno di uscita della storia (1965); concezione che però ci appare così naturale da farci rimpiangere quei tempi nei quali le sfide tra Paperone e la Banda erano veramente senza limiti o regole. Seguono risate e gag continue, tratteggiate da un Massimo De Vita ancora acerbo, ansioso di staccarsi dai maestri che ammirava e sulla strada per farlo, eppure già godibilissimo per il lettore.

                               Paperino a “Botte o risposte?” (Martina/Perego) è invece la dimostrazione di come un maestro come Martina sin dai primordi fosse in grado di leggere la società italiana a lui contemporanea, e conseguentemente di metterla in burla nelle sue debolezze e nelle sue meschinità trasferendo queste ultime in una storia ove i personaggi Disney prendono il posto dei normali cittadini ed amplificano tali difetti, sino a parodiarli senza pietà e a strappare grasse risate al lettore. Pur nelle ingenuità tipiche dell’epoca (correva l’anno 1956) e nei riferimenti espliciti all’ormai mitologico quiz Lascia o raddoppia?, la storia scorre via liscia senza avere perso alcunché della sua cattiveria, che anzi è forse maggiormente comprensibile nelle sue sfumature più ciniche ai nostri giorni che all’epoca: infatti, il famoso quarto d’ora di celebrità concesso a gente che nulla sa fare è diventato la base di un certo tipo di TV moderna, estrema ed insulsa allo stesso tempo per smania di protagonismo di gente totalmente incapace che si spaccia per fenomenale al solo scopo di apparire. Perego in fondo svolge bene il suo compito: le sue figure non sembrano prive di espressività o di dinamismo, benché non siano comparabili ad uno Scarpa o ad un De Vita. Sia chiaro che si sta facendo un complimento, e non una critica, al disegnatore, meritevole, a parere di chi scrive, di maggiori onori rispetto a quelli tributatigli in generale nel tempo.

                               
                              Adesso nessuno potrà dire di non sapere cosa significhi “abigeato”. Ah, i bei tempi nei quali Topolino aveva anche una funzione didattica…[/size][/i]

                               Chiude la parte standard del numero Zio Paperone e il ballo in maschera (Mazzanti/P.L. De Vita), prima storia pubblicata in questo volumetto dello sceneggiatore cui è dedicata la maggior parte dei redazionali. La trama è un gradevole fuoco di fila di gag al confine col demenziale, che però scorre via liscia tra una follia e l’altra, a differenza della vicenda successiva, della quale subito diremo. Pier Lorenzo De Vita disegna da par suo, con il suo stile estremamente divisivo: apprezzarlo o meno, riteniamo, è davvero solo una questione di gusti, ma alcune espressioni, tipo quelle di Paperino e Gastone che si insultano a colpi di reati più o meno rispondenti al caso in esame, restano impagabili.

                               
                              Prendiamo nota: nello spazio siderale si respira tranquillamente, e non fa nemmeno quel freddo glaciale che descrivono gli scienziati![/size][/i]

                               Venendo quindi alla sezione Superstar, essa si apre con Astralpippo n. 9999! (Mazzanti/Carpi), alla quale, come accennato, è stato concesso l’onore della copertina. In un numero dedicato prettamente ad Attilio Mazzanti, era forse inevitabile pubblicare la sua prima storia in assoluto, che risente palesemente della corsa allo Spazio partita negli anni Cinquanta del Novecento, e proseguita a velocità folle nei successivi Sessanta.

                               Anche letta in quest’ottica, però, la storia si rivela davvero inconsistente ed insensata, perché essa appare essere solo una fusione di gag stiracchiate e malriuscite, prive di un vero filo conduttore ed affastellate a caso, senza però che la trama prenda quella piega davvero demenziale che forse l’avrebbe salvata. Se solo la paragoniamo con la storia sopra citata, anch’essa sarabanda folle ed assurda di gag, si nota subito come essa abbia una sua coerenza di fondo che totalmente manca in Astralpippo n. 9999!, anche solo per quel che riguarda aspetti banalissimi ed inaccettabili già negli anni Sessanta, come ad esempio i personaggi che, senza tute o caschi, respirano bellamente nello Spazio profondo o comunque fuori dall’atmosfera terrestre, il tutto senza congelare all’istante.

                               Neppure i disegni di Carpi, buono ma non certamente al suo meglio, risollevano la storia, che fallisce miseramente anche nel tentativo di strappare delle risate. Cionondimeno, la sua pubblicazione risulta alla fine apprezzabile se si guarda all’aspetto filologico della testata, che, come già visto in precedenti recensioni, rende perfettamente comprensibile ed accettabile il suo inserimento nel numero che stiamo esaminando.

                               Il rotocalco di Paperino: Astronauta per ripicca (Lockman/Bradbury) è invece una breve americana del tutto dimenticabile, inserita probabilmente solo per questioni di tematica e di foliazione compressa dalla lunghezza di Astralpippo n. 9999! (ben 62 pagine). Dubitiamo sinceramente che possa lasciare un qualsiasi ricordo nella memoria di chi l’avesse letta.

                               Anche Topolino e l’impresa cosmosubacquea (Dalmasso/Carpi) risente della corsa allo Spazio già descritta. Purtroppo, trattasi di un’altra avventura non certo memorabile, quasi ingenua nel suo svolgersi, dove tutto è prevedibile e dove Topolino appare sin troppo perfettino per essere eroe gradito e gradevole. Si salvano tuttavia molte battute, soprattutto quelle sui politici che si scontrano violentemente. Se, però, si raffronta il Mickey qui raffigurato con quello di Topolino e lo strano caso del furgone scomparso, risulterà evidente la differenza tra il perfettino inviso a molti e il detective che tutti abbiamo apprezzato: a modestissimo parere di chi scrive, sono storie come questa, e non come i gialli martiniani scritti bene, ad avere reso odioso Topolino ad alcuni, con le ricadute che ciò ha comportato sulla popolarità del personaggio. Se vista in questa ottica di comparazione tra storie, anche la pubblicazione di Topolino e l’impresa cosmosubacquea potrebbe forse avere un suo labile senso all’interno di questi Grandi Classici Disney, ma il condizionale impiegato ben rende il dubbio che forse di meglio si sarebbe potuto scegliere. Carpi stavolta ci mette davvero del suo, e l’espressività di alcuni personaggi secondari altro non è se non un gradevole valore aggiunto ad una storia che poco altro merito ha per essere apprezzata.

                               A chiusura delle storie Superstar e del numero, troviamo Topolino e il mistero del Tritele (Mazzanti/Bramante), sempre in onore dello sceneggiatore approfondito questo mese. Mazzanti prosegue col propinarci una fantascienza messa in ridicolo dal suo stesso autore, dove la tecnologia appare così assurda da risultare incredibile ed inverosimile anche più di sessant’anni dopo, ed è forse qui la colpa peggiore di questo tipo di storie: il metterci sempre a forza marchingegni impossibili che sembrano essere più dei fastidiosi dei ex machina che dei veri e propri accrocchi futuribili capaci di dare un senso alla storia stessa. Probabilmente siamo noi lettori moderni troppo smaliziati per goderci questo tipo di trame, ma il senso di vacuità delle stesse è pienamente avvertibile. Bramante tratteggia i personaggi nel suo classico e morbido stile: sicuramente è godibile ed espressivo, anche se è lecito avere qualche perplessità sull’eccessiva staticità di alcuni characters secondari.

                               Dare un voto a questo numero non è facile. Anche volendosi adeguare alla filologia che ha imposto la pubblicazione di alcune storie sintomatiche di Mazzanti, viene davvero da chiedersi se la produzione dell’autore non offrisse proprio di meglio che Topolino e il mistero del Tritele, da affiancare a Zio Paperone e il ballo in maschera e ad Astralpippo n. 9999!. Ce lo domandiamo perché probabilmente l’avere pubblicato nello stesso numero storie assolutamente ingenue, come quella di Lockman e Bradbury o come Topolino e l’impresa cosmosubacquea, ha quasi certamente fatto venire a noia al lettore, come è successo a chi scrive, un certo modo naif di narrare, tipico degli anni Sessanta del secolo scorso, ma oggi di difficile sopportabilità. Probabilmente, scegliere altre storie dal taglio più realistico, come Topolino e lo strano caso del furgone scomparso, avrebbe attenuato tale sensazione di tedio e di ripetitività nel fruitore, ed avrebbe reso molto più gradevole la lettura di questi Grandi Classici Disney nuova serie.

                               
                              Siamo lieti (anche se in realtà non vorremo farlo per alcun motivo) di presentarvi un rimaneggiamento del testo di quelli che ci fanno davvero arrabbiare per la loro incomprensibilità.[/size][/i]

                               A parte questo, il numero non è esente da ulteriori pecche. Se vogliamo partire da quella di minor conto, non ci è dato intendere perché i redazionali dedicati a Mazzanti sembrino pubblicati in punti a caso del giornale, anziché laddove sarebbero dovuti stare meglio: ossia a fianco delle storie che gli stessi disaminano. Ci sembra una cosa così ovvia, che davvero non comprendiamo certe scelte, a meno che i redazionali non debbano avere posizioni così tassativamente fisse, da non poter essere spostati a discrezione del redattore, per quanto questo non ci paia avere qualsivoglia senso o logica.

                               Più grave è invece l’inversione della seconda e della terza tavola di Topolino e l’impresa cosmosubacquea. Se si considera, ad esempio, che la versione pubblicata nel 1996 su Topomistery 48 non presentava tale problema, viene istintivo chiedersi da dove sia saltato fuori e perché nessuno l’abbia notato.

                               A mezzo si colloca il perenne problema di presentare storie comunque rimaneggiate. Se da un lato ringraziamo per aver lasciato in Zio Paperone e il ballo in maschera la vignetta dove si spiega cosa sia un “cadì” con gli espliciti riferimenti religiosi del caso (e ciò in una storia dove altri rimaneggiamenti del testo sono graficamente palesi), ci chiediamo come si possa sempre in Topolino e l’impresa cosmosubacquea (del 1963, non si dimentichi) parlare di computer, con fumetto evidentemente modificato, invece del probabile “elaboratore” o “cervello elettronico” che originariamente, azzardiamo, si doveva trovare nel balloon.

                               Dunque, se non fosse per la storia di apertura (godibile gioiello anche se pure essa presenta visibili ritocchi al testo), la quale dovrebbe essere di richiamo per tutto il pubblico che non l’ha mai letta, questo è un numero dove la filologia domina sulla qualità delle storie. Ma l’eccessiva mediocrità di alcune, aggiunta alle pecche di cui sopra, la quale ci ha portati a chiederci se proprio non vi fosse di meglio da pubblicare e con minore trascuratezza, non ci consente di dare un voto troppo alto.



                              Voto del recensore: 3/5
                              Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
                              https://www.papersera.net/wp/2024/08/12/i-grandi-classici-disney-103/

                                Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
                                Risposta #149: Martedì 13 Ago 2024, 00:24:39
                                Ottima e condivisibile recensione (ma le polliciate non vengono più registrate?), l'impressione è che a questa pubblicazione non venga dedicata l'attenzione che meriterebbe in coerenza con il titolo della testata.
                                Come mille altre serie Disney, dopo un inizio promettente col passare degli anni il progetto nativo va alla deriva...
                                ...ho la febbre, ma ti porto fuori a bere...

                                 

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