Avverto subito che ci saranno più spoiler in questa mia recensione che su un'auto da competizione o sullo Spacer di Goldrake U.
Ho appena finito la dodicesima e ultima parte e, se avevo avuto delle speranze per un buon finale dopo aver letto l'episodio 9 (quello dedicato a Babou, per capirci), le tre puntate successive hanno distrutto tutto.
Ora, io in genere malsopporto le narrative troppo espanse, ma riconosco che è gusto mio.
Preferisco l'azione all'indagine prolissa sui caratteri dei personaggi, ma è gusto mio.
E accetto, anzi pretendo, buone spiegazioni quando vanno date: non mi faccio problemi, se stese bene e al momento giusto, anche se lunghe; ma, anche qui, è gusto mio.
Detesto gli dei ex machina, tanto da odiare l'ultima puntata di "Star Blazers: l'Impero della Cometa", cartone che per il resto però adoro, ma è sempre e solo gusto mio.
Posso soprassedere a tutto, non gradire una storia perché non è nelle mie corde narrative ecc ecc, però sono in grado di riconoscere che sia ben narrata e che comunque raggiunga il suo scopo, per quanto per me non faccia.
Ma c'è una cosa che non perdono mai a nessuno e che mi fa mandare a rotoli qualsiasi storia, e cioè che i personaggi si comportino in modo del tutto illogico e insensato (ovviamente, se non sono loro insensati tipo Paperoga, ma qui andiamo in un altro campo e in un altro discorso: sto parlando di storie prive di componenti esageratamente e volutamente demenziali o simili), e "Le Isole della Cometa" sono stracolme di scene così.
Ad esempio, dopo essere stati dalla Strega, Mick e Maya si preoccupano del fatto che le profezie della Strega siano veritiere, e NON SI PONGONO UNO STRACCIO DI DOMANDA SU QUANTO HANNO APPENA VISTO: io credo che chiunque si sarebbe domandato in primis chi sia la Strega, da dove sia saltata fuori, perché abbia quei poteri, cosa diavolo abbia fatto annusando dei funghi (e soprassiedo al cosa si potrebbe pensare a questo punto...), mentre Mick e Maya prendono tutto come normale, senza capire che porsi le questioni che ho appena rilevato è la strada proprio per accertare la credibilità della Strega. E, non dimentichiamolo, i due sono gli alter ego di Topolino e Minni, che sul punto non sarebbero certo stati inerti e passivi come Mick e Maya!
O, sempre ad esempio, apprendiamo che il Daylight è un prodigio della tecnica che usa un carburante speciale: se posso capire che entrare nel dettaglio di spiegarci perché il Daylight sia così particolare non sia essenziale ai fini della trama, seppur sarebbe stata delucidazione certamente gradita, non esiste che NESSUNO, assolutamente nessuno, chieda cosa abbiano di tanto eccezionale il Daylight e i suoi gemelli, a parte dei nomi perfetti per dei moduli di supporto del Gundam RX78/2. Sarebbe bastato, poniamo, che Mick, o chi per lui, facesse questa domanda e che il Prof gli rispondesse qualcosa tipo "Ne parleremo alla fine: adesso non ha importanza saperlo!" perché non ci fossero incongruenze di comportamento, ma così non esiste proprio.
Una trama dispersa nei rivoli e troppo inspiegata non è mai un buon segnale, purtroppo, e "Le Isole della Cometa" son cadute in pieno in questa trappola infernale della storia che, per puntare troppo sull'indagine caratteriale dei personaggi, ha sacrificato all'eccesso tutto il resto, la logica anzitutto, perdendo di vista tutti quei punti che forse sono sì secondari ai fini della trama, ma che, se lasciati inspiegati, generano nel lettore un senso di incompiutezza insensata e difficile da digerire.
Me ne duole per Pietro Zemelo, autore che solitamente apprezzo, ma, se da un lato questa ciambella più che senza buco mi pare proprio una ciam-brutta, dall'altro conto in un suo pieno riscatto a stretto giro.