Tra le due storie che attualmente si contendono l'attenzione dei lettori mi convincono più i 500 piedi di Bruno Enna che il Circus di Giovanni DiGregorio. Trovo quest'ultimo interessante per i disegni di Ivan Bigarella, i colori di Irene Fornari, le particolari atmosfere tardo ottocentesche di un'America rurale ed estremamente periferica e per l'ambiente circense in se. Detto ciò, le cose si muovono lentamente, approfondendo le interazioni fra i vari protagonisti senza che accada davvero qualcosa di particolarmente rilevante. Un 'andamento lento' dove scorre sottotraccia il mistero di itinerari molto 'alternativi' da parte dei circensi per evitare eventuali guai e brutti incontri dovuti non si sa bene a cosa. Questa situazione dovrebbe tener desta l'attenzione del lettore ma a me strappa più che altro qualche sbadiglio.
Diverso il discorso per i 500 piedi. Anche qui troviamo un'America profonda e rurale, ambientata ai giorni nostri ma con collegamenti verso un passato recente. Le bellissime tavole di Davide Cesarello (per fortuna abbiamo un degno erede di Massimo DeVita) colorate magnificamente sempre da Irene Fornari (la colorista top di questo periodo) hanno dei ritmi particolarmente sostenuti, alternando situazioni molto distanti fra loro sia nel tempo che nella percezione della realtà. Infatti Topolino sta vivendo delle realtà sfalsate dove anche i suoi amici più intimi sembrano intenti a confondergli maggiormente le idee.
La figura più ambigua resta quella della zia Wanda, più tratteggiata che veramente disegnata sotto quel grande cappello. Sia lei che il marito Carpazio dovrebbero avere un ruolo determinante nel mistero dei cerchi del Kansas, al di là di un aspetto agreste apparentemente pacifico. Già coinvolti in strambe situazioni ai tempi in cui il nipote Orazio era piccolo e frequentava la loro fattoria in estate. Enna sta svolgendo un ottimo lavoro anche nei confronti del personaggio equino, tanto storico quanto mai veramente approfondito come accaduto di recente per altri characters non di primissimo piano.
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Fra i due 'colossi' riesce a farsi largo un'altra storia di Enna: Paperino e il debito definitivo rispetto ad altri soggetti che hanno raccontato lo stesso tema non è affatto banale o superficiale. L'autore sta attraversano un periodo particolarmente fecondo perché anche a storie 'minori' riesce a dare un tocco di assoluta qualità e particolarità. Il personaggio di Aiace Mordace, oltre ad essere disegnato perfettamente da Giada Perissinotto, in poche tavole assume le caratteristiche di un character già 'storicizzato' e perfettamente a suo agio con gli interlocutori, siano essi generici come i creditori di Paperino o basici come lo stesso Donald (che qui rivela quelle doti che ne fanno un papero capace di assorbire qualità super eroistiche e di spionaggio) e suo zio Paperone, coinvolto a sorpresa nella parte finale di questo gioiello narrativo della quotidianità paperopolese.
La breve danese (Zio Paperone e le copie a ripetizione) ha avuto la sfortuna di capitare in un numero particolarmente alto riguardo la qualità delle storie per cui, se già modesta in se (con tutto il rispetto per Arild Midthun) con le sue follie nonsense, a confronto con le altre si fa ancora più piccola. Da notare come la zia di Emily, Miss Paperett senior, sia ancora in pieno servizio negli uffici della Egmont. L'abbiamo vista di recente in una storia di Vito Stabile dove in passato portava al Deposito la nipotina, già attratta da quel particolare ambiente. Il 'passaggio del testimone' in Nord Europa non è ancora avvenuto e si potrebbe decifrare ciò come un momentaneo 'reintegro' a macchia di leopardo per coprire i giorni di ferie della nipote. Con gli occhi di un lettore italiano, ovviamente..