Recensione Topolino 3598
È un
Bruno Enna in forma smagliante a dare lustro a
Topolino 3598.
Il nuovo progetto ad ampio respiro emerso dalla sua penna eclettica procede come meglio non si potrebbe e in più l’autore sassarese si cimenta con successo anche in una gradevolissima storia dal taglio più “classico”.
Ma andiamo per ordine, poiché il libretto si apre con le due parti de
La notte dei barcollanti, secondo capitolo di un’altra saga,
Circus, scritta da
Giovanni Di Gregorio, che si mantiene su standard abbastanza elevati, pur segnando un passo indietro rispetto all’ottimo debutto di qualche settimana fa. Le circostanze che danno il titolo all’episodio (chiaramente ispirato a
La notte dei morti viventi, la celeberrima pellicola horror di George A. Romero) sono appena abbozzate, senza approfondire il tema più di tanto, e non suscitano nel lettore una reale inquietudine.
Lo scioglimento dell’enigma sull’origine dei barcollanti, poi, non appare granché riuscito.
Senz’altro più intriganti risultano le dinamiche tra i protagonisti, in particolare quella tra le gemelle acrobate Xanda e Wanda, ben caratterizzate. A intrigare è anche l’arrivo di un imperscrutabile volto nuovo, che, per ragioni al momento imprecisate, si è messo sulle tracce della carovana. Verso la fine, l’azione diviene a tratti un po’ confusionaria, ma l’efficace epilogo fa sì che resti la curiosità per i prossimi sviluppi delle vicende.
Dal punto di vista grafico, era quanto mai arduo mostrarsi all’altezza dell’esordio, illustrato magistralmente da Paolo Mottura, ma
Ivan Bigarella regge bene il confronto. È chiara la sua ispirazione alle tavole d’impatto realizzate nella scorsa occasione dal
Premio Papersera 2018, ma
l’artista vicentino cerca di andare oltre, distinguendosi con un’impronta personale e rappresentando con il proprio stile (“barocco e un po’ fiabesco”, lo definisce Alex Bertani nell’editoriale) i personaggi e le situazioni della sceneggiatura. La colorazione di
Irene Fornari contribuisce alla magnificenza di certe vignette, come la doppia d’apertura che trovate di seguito.

Nessuno in giro al tramonto…[/size][/i]
Zio Paperone e le copie a ripetizione, scritta e disegnata da
Arild Midthun (coadiuvato ai testi da
Knut Nærum)
è la classica egmontiana rocambolesca e senza capo né coda, che a volte può persino rivelarsi divertente. Nell’occasione, a renderla originale è il fatto che Paperone abbia un rivale in affari inconsueto, ossia Archimede. A metà tra
vintage e modernità, la storia permette di apprezzare le sempre valide matite del fumettista norvegese (anche se, va ribadito, sul libretto il formato delle quattro strisce per tavola è assai penalizzante).
Nella seconda metà del numero entra in scena Bruno Enna, e la qualità dei testi ha un’impennata. Si comincia con un’avventura di certo non pretenziosa,
Paperino e il debito definitivo, che intrattiene e convince. L’autore riprende una tematica classica, l’abilità di Paperino nello sfuggire alla morsa dei creditori, e ne ribalta la prospettiva: in seguito all’incontro con il sinistro Aiace Mordace, nuovo personaggio dalle buone potenzialità, il protagonista diventa un implacabile esattore, in grado, vista l’esperienza, di calarsi nei panni dei debitori prevenendone ogni mossa. Il
plot è fresco, molto divertente e ben illustrato da
Giada Perissinotto (con i colori di
Gaetano Gabriele D’Aprile).
Non si vive di soli kolossal e, al di là dell’apparente semplicità, storie come questa, se realizzate con cura come nell’occasione, arricchiscono molto il settimanale.

Con Paperino esattore non si è mai al sicuro…[/size][/i]
Passiamo poi al
clou,
Cerca tra i cerchi, secondo dei sei episodi della nuova saga thriller-fantascientifica di Enna,
500 piedi, cui è dedicata anche la copertina di
Davide Cesarello (in occasione di
Lucca Comics è uscita una
variant di
Gabriele Dell’Otto, riferita però a
Circus).
La coppia di autori che l’anno scorso ci ha deliziato con Gli Evaporati non si accontenta e rilancia, proponendo una storia, sul filone di X-Files o Incontri ravvicinati del terzo tipo,
che non smette un attimo di coinvolgere. Qui il
pathos e la tensione si tagliano davvero con il coltello, rendendo la lettura entusiasmante. Ovviamente, trovandoci ancora nelle fasi iniziali, questa puntata, tra
flashback e ritorni al presente, non permette di risolvere nessuno dei misteri introdotti la settimana scorsa: anzi, ne aggiunge di nuovi, creando un’enorme aspettativa per la prosecuzione delle vicende.
La carne al fuoco è tanta, ma possiamo star certi che Enna saprà gestirne da par suo la cottura. Tutto ciò grazie anche all’ormai consolidata intesa con Cesarello, capace di rendere al meglio, con le proprie matite, la complessa e avvincente sceneggiatura. L’artista milanese – il cui stile richiama spesso alla mente l’illustre concittadino Massimo De Vita – crea tavole pregevoli, dalla forte atmosfera, facendoci calare completamente negli umori e nelle emozioni dei personaggi.
Il suo Topolino, spaventato da terribili incubi (ma saranno tali?), confuso e spiazzato da mille dettagli contradditori, che non sa più di chi fidarsi, è strepitoso. La scena in cui, incalzato da Minni e Orazio (o chi per loro), finisce per dare di matto in mezzo a una strada urlando e tirandosi le orecchie allo spasimo, rasenta il sublime.

Topolino è fuori di senno?[/size][/i]
Oltre all’ispiratissimo duo Enna-Cesarello, è giusto rendere merito anche qui a Irene Fornari, che ai colori mostra la propria versatilità, valorizzando una storia dai toni ben diversi rispetto a
Circus. Se l’avventura procederà su questi livelli, e avrà un epilogo all’altezza delle premesse, saremo dinanzi alla favorita numero uno per il TopoOscar del 2024 nella categoria più ambita.
Per il resto, ad aprire e chiudere il numero, venduto in possibile abbinamento con le carte piacentine di
Enrico Faccini, sono, rispettivamente, il tradizionale
Che aria tira… di
Silvia Ziche, dedicato ai pensieri di Pippo, e
Affarone!, gag della serie
Paperoga pasticci d’autore, con cui, ancora una volta
Alessio Coppola coglie nel segno, strappando un genuino sorriso.
Voto del recensore:
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