"Zio Paperone e la controvittoria anaffaristica" mi è piaciuta sì e no. In particolare, mi sono piaciuti:
- l'osservazione sul fatto che solitamente Paperone batte Rockerduck perché
ha l'occasione di ripensare in chiave migliore le idee di John Davison;- la caratterizzazione di Rockerduck, fragile e anche un po' infantile.
Invece non mi è piaciuta molto la caratterizzazione di Paperone, che prima fa di tutto per
soffiare inesorabilmente gli affari al rivale, risultando in tal modo antipatico, salvo poi dire che non gli interessa la sfida personale e che lo fa solo per i soldi. Sono giunta a fine lettura con un certo senso di pena nei confronti di Rockerduck: benché sul piano morale la vittoria sia del più maturo (nel senso di non infantile e superiore a certe sfide personali) e saggio Paperone, sul piano umano mi dispiace davvero per Rockerduck, che anche quando vince ha sempre un senso di inferiorità. In questo caso il senso di inferiorità mi sembra derivi da uno smacco umano vero e proprio più che per incapacità affaristica o carattere da viziato; da ciò il vago senso di antipatia suscitatomi da questo Paperone.
Io non ho capito una cosa della storia di apertura PdP vs RK: il finale è bellissimo, ma:
davvero Paperone gareggia in maniera affaristica solo per amore dei suoi dollari? Cioè, ci sta che non abbia una fissazione per Rockerduck come invece John la provi per Paperone, ma Paperone ha sempre avuto quel gusto di essere il numero 1. Arrivare primo significa, per lui, sconfiggere chiunque gli si pari davanti, sia esso Rockerduck, Cuordipietra, o chiunque altro. Unica regola, farlo in maniera pulita.
La stessa domanda che mi sono fatta io. Un certo infantilismo nel personaggio di Paperone c'è sempre stato, vuoi per le sfide affaristiche, vuoi per il rapporto giocoso con il denaro. Qua Paperone invece ne esce come superiore a tutto e saggio, il che ci può anche stare; ma mi ha dato anche un piccolo senso di antipatia.
Perciò, tirando le somme, la storia mi è piaciuta solo per certi aspetti. Niente da ridire sui disegni, freschi e dinamici.
La danese è meglio della media. Ho apprezzato il fatto che
i pasticci non abbiano origine da Paperino, per una volta.La storia di Bum Bum è molto bella, poetica e anche sconcertante con quei denti umani. Lo sconcerto suscitatomi però mi è piaciuto, l'ho interpretato come un segno di audacità dell'autore e di sperimentalismo. Molto bene.
Su "Le isole della Cometa": so di essere ripetitiva, ma davvero continuo a dire che non posso dare un giudizio finché la storia sarà conclusa. Poi, meglio se con una rilettura, mi chiarirò le idee. La grande quantità di sottotrame è un'arma a doppio taglio: da un lato rende accattivante la sceneggiatura, dall'altro rischia di essere dispersiva nel corso delle settimane, ricordando che 6 settimane di episodi non sono pochi e che la memoria dei lettori (quantomeno la mia) ha continuamente bisogno di essere rinfrescata.