Forse sarò controcorrente, ma la storia sul ciclismo mi ha un po' annoiata, perché non mi sono mai interessata di ciclismo e ne so poco o nulla. Anche altre situazioni "non ciclistiche" sapevano di già visto (Paperone e Rockerduck costretti a collaborare su iniziativa esterna, Paperino e Paperoga pasticcioni costretti dallo zio a faticare) senza quel
je ne sais quoi in più che avrebbe potuto renderle più accattivanti.
Per me la punta di diamante del numero è la nuova storia su Re Gambadilegno, un mini-ciclo che mi sta piacendo sempre di più di puntata in puntata: personalmente trovo più interessanti questi racconti rispetto alla saga principale (Ducktopia).
Questo nuovo raccontino, ancora inserito nella cornice carceraria, è frizzante, genuinamente divertente nelle
gags tra Pietro e Fiorenzo e tra Pietro e lo scagnozzo che
rapisce Fiorenza. Pietro ne esce come un personaggio versatile, un antieroe capace di trarre profitto dalle situazioni più disastrose, senza rinunciare a una vena in qualche modo bonaria ma comunque non melensa. I miei complimenti ad Artibani, e anche a Pastrovicchio per i magnifici disegni.
"Prendiamo il bus" si fa notare principalmente per l'equivoco finale
sulla parola deposito, una divertente battuta finale.
"La leggendaria Big Bass Band" ha il pregio di riprendere un po' di genealogia bassottesca imbastendo una storia piacevole.
"Terravento"...che dire?
Concordo con Tuta_ dove dice
Terravento.
È stata più volte paragonata alle tanto bistrattate Comete (che a me personalmente erano piaciute molto), in quanto storie lente e riflessive, totalmente prive di umorismo, nelle quali "non succede nulla". Ma secondo me esistono differenze sostanziali fra le due saghe, che rendono quella appena conclusasi molto più debole della prima.
Infatti, il vero problema delle Comete o di Terravento non è l'impianto riflessivo o poco umoristico, ma è la gestione problematica di eventi e personaggi. Un'opera può essere riflessiva ma far anche giungere i nodi al pettine! Queste due saghe invece continuano a rimandare le spiegazioni a un futuro non ben definito senza catturare davvero l'attenzione del lettore.
Inoltre, anch'io ho preferito le Comete, perché lì qualcosa succede; e poi il ritmo, anche se cervellotico come in certi punti della seconda stagione, quantomeno è gestito abbastanza bene!
In Terravento invece il ritmo è totalmente sbilanciato: tre puntate lente e pressoché prive di avvenimenti sostanziali, seguite da un'improvvisa accelerazione condensata in sole due puntate che saltano a piè pari i nuclei più interessanti: il processo di Topolino, il doppio gioco di Jill, l'ambiguità di Blacky. A proposito di quest'ultimo, ma non era dato per scontato che collaborasse con le Ombre? E perché ora invece Topolino è certo che Blacky non sia in combutta con loro?
Topolino. Appiattito, da troppo cauto a troppo ingenuo, per poi bersi qualsiasi cosa gli racconti Jill. Topesio, che continua a cambiare nome, è leale amico per poi rivelarsi invece sospettoso e diffidente nei confronti di Topolino?
Il finale poi è totalmente un non-finale, anche più del non-finale delle Comete. C'è il classico
cliffhanger da fine puntata, con lo "scherzetto" che non c'è prossima puntata, ma solo un generico "prima o poi".
Mi dispiace ma a fronte di 5 puntate non si è ancora risolto nulla. In particolare, avrei gestito meglio il "vuoto" delle prime tre puntate, magari inserendo dei
flashbacks per spiegare come abbia fatto il mondo a ridursi così, desertico e disastrato, quando invece ancora non sappiamo nulla su chi o cosa abbia causato una tale catastrofe, sulla vera natura delle Ombre e sul perché delle azioni di tanti personaggi.