Numero "libresco" che ci tiene a non sfigurare al Salone torinese e sfodera tutto il repertorio di ristampe cartonate di materiale "colto", oltre che una storia di cartello.
Non sono particolarmente fan di Novecento, ma la versione pippesca del 2008 è una delle storie simbolo del periodo De Poli/Disney Italia, che è quello in cui mi sono riconciliato col Topo.
Quindi la considero un Classico Moderno, e avrei preferito che fosse stata lasciata in pace, anche perché, come sappiamo, il Cavazzano attuale non è certo quello di diciassette anni fa.
Per fortuna Faraci è ispirato, e riesce a creare un'opera che non sfigura eccessivamente con quella di partenza.
Anche se lì c'era un Macchia inedito e fuori degli schemi, mentre qui Gamba è quello a cui siamo ormai abituati.
La storia è comunque gradevole.
Molto bello il prologo a matita. Quasi speravo fosse tutta così.
(Questa discrepanza tra matite e disegni finiti continua a lasciarmi perplesso, ma vabbè.)
Il tema della cartellonistica del Deposito non è nuovo, per cui la breve si fa leggere senza pretese.
Re Gamba è quasi un gioiellino. Artibani più ispirato del solito, pur con tutto il suo manierismo da manuale (che nel suo caso è un complimento, essendo il migliore nell' esibirlo).
Mi ha infastidito vedere celebrato lo stravolgimento del ciclo stagionale (un tema molto attuale), ma sarò vecchio e pesante io.
Infine, finalmente una danese semi italiana. Ce ne sono a bizzeffe di inedite ancora da importare. Che aspettiamo, i dazi?

C'è ancora un sacco di Rota che aspetta di essere tradotto, ma non solo.
Storia peraltro non originale, ma non così piatta come la si poteva immaginare. Buon vecchio Ferraris, non sei quello dei tempi migliori, ma ci manchi.
L'inserto turistico-promozionale ci fa capire che arriverà una qualche storia ambientata sul confine italo-sloveno.