Si capisco assolutamente quello che intendi e potrebbe avere senso in uno scenario in cui Topolino fosse una rivista indipendente, slegata da connessioni con altri gruppi o interessi economici e completamente dedita al proprio rinnovamento nell'ottica di garantirsi il futuro più radioso possibile.
Da quel che si capisce, però, questo non è il contesto in cui il nostro giornale opera: al momento è gestito (secondo il mio avviso, molto virtuosamente) da un gruppo editoriale concessionario ma non proprietario come Panini la cui redazione mostra sicuramente un'enorme passione e rispetto per l'eredità rappresentata dal Topo, ma che allo stesso tempo dovrà tenere più di un occhio aperto sui risultati del bilancio, laddove l'impresa diventasse anti economica immagino sarebbero costretti a renderla alla Disney.
In un ipotetico scenario di questo tipo, credo che la Disney (come qualsiasi multinazionale nei confronti dei suoi rami minori) sarebbe portata a dare continuazione al Topo non tanto per un conto economico equilibrato della rivista, visto l'impatto minimo che avrebbe in ogni caso sui conti della Casa Madre, ma per una scelta di immagine positiva sulla propria piattaforma di consumatori.
Da cui potrebbero trovare spiegazione gl innumerevoli paletti posti agli autori e redattori del Topo volti a mantenere il giornale in una sorta di campana di vetro dove il tempo sembra non trascorrere, sempre rivolto allo stesso target, sempre ripetendo se stesso, un po' come se Disney avesse dato in affitto una casa a Panini e si aspettasse che fosse mantenuta e restituita esattamente nelle medesime condizioni (ovviamente noi lettori assidui ci rendiamo assolutamente conto dei mutamenti e delle evoluzioni dei personaggi, dei disegni e delle storie, ma credo questo non risulti altrettanto evidente al grande pubblico).
Per questo credo (temo) che un eventuale snaturamento plateale del Topo verso un'altra tipologia di pubblico potrebbe risultare in una semplice soppressione da parte della Casa Madre, laddove non si trovassero altri editori disposti ad accollarsi un'azienda poco redditizia.