Recensione Topolino 3630
Topolino 3630 si apre con le prime due parti – su tre – di un’avventura che ancora
mischia gli universi di Topi e Paperi, evento divenuto in realtà abbastanza comune durante l’attuale direzione. Chi scrive non vi trova nulla di male, purché il risultato sia pregevole. E tale sembra essere appunto questa
Nemici pubblici, che pare promettere un finale ben più che scoppiettante.
L’idea di base, come ben rileva il direttore Bertani,
è semplicissima nella sua bontà, dato che consiste solo nell’invertire le
location abituali di alcuni personaggi, ma ciò basta a creare dinamiche inconsuete ed inaspettate.
La sceneggiatura, appunto basata sul ribaltamento di alcuni
cliché,
permette a Tito Faraci di dare libero sfogo al suo humour irriverente e sarcastico, talvolta ai limiti del surreale; ciò è circostanza estremamente gradita, che rilancia alla grandissima uno sceneggiatore ultimamente un po’ sbiadito in ambito disneyano, troppo prigioniero del suo stesso manierismo. Ci auguriamo che questo scrivere a ruota assolutamente libera e sfrenata si protragga anche nell’ultima puntata, dalla quale molto dipenderà il giudizio su tutta l’operazione.
Lorenzo Pastrovicchio alle matite svolge un lavoro più che egregio, sia quando deve rappresentare improbabili e giganteschi accrocchi, sia quando è alle prese con attrezzature basilari e assolutamente minimali, e appare praticamente perfetto nelle espressioni e nel dinamismo dei personaggi.

Faraci torna con il suo umorismo tagliente, e lo fa nel migliore dei modi[/size][/i]
Segue subito
Topolino e i piani infiniti, dove Topolino e Pippo devono affrontare un’antica maledizione che si diffonde tra le sale del Museo Archeologico di Topolinia. Anche in questo caso,
lo spunto di partenza è apparentemente semplice, eppure geniale nello sviluppo, che mai annoia e che costringe il lettore a più di una riflessione sulle piccole cose fatte comunque a fin di bene anche se non si dovrebbe. Un bravo a
Pietro Zemelo ci sta tutto; e in fondo anche a
Nico Picone, che, da quando ha cambiato del tutto stile, non possiamo che apprezzare, anche se qualche espressione di Topolino è ancora da mettere a posto, perché eccessivamente “carica”. Ma ben comprendiamo che la fase di studio e rielaborazione dell’autore ancora non è finita rispetto all’era pre-Freccero: ci auguriamo quindi che la promettente strada intrapresa continui sino alla fine.

Il vero significato dell’amicizia in due battute[/size][/i]
Paperino e la critica del pisolo è invece
una piacevole semibreve che si occupa del mondo degli influencer e di come il loro successo possa divenire transitorio per le ragioni più banali ed assurde. Tra una risata e l’altra, quindi, la storia scritta da
Niccolò Testi ci spinge ad un’incisiva quanto benvenuta riflessione sulla nostra società, piena di mode pronte a sfiorire nel giro di un’istante. Anche i disegni sono più che all’altezza della trama, comunicando le giuste sensazioni al lettore: contiamo che la nuova leva
Davide Percoco abbia molti assi ancora da calare per il nostro diletto.
Nel novero delle brevi vere e proprie rientra
Paperino e il cane sorprendente.
Marco Bosco ci racconta una tranquilla vicenda di ordinaria quotidianità paperopolese, quindi per forza intrisa di una simpatica vena di follia, che vede stavolta Paperino servirsi di un marchingegno per illusionisti creato da Archimede al fine di tirare un’innocua burla al cugino Paperoga, apparentemente boccalone perfetto per cadere nello scherzo. Ma anche questa volta l’aver tirato troppo la corda si rivolterà contro Paperino.
Le risate non mancano, la trama è scorrevole, il finale, per quanto atteso, non è privo di originalità, mentre i disegni di
Marco e Stefano Rota,
palesemente appartenenti ad un’altra era fumettistica, non steccano proprio per l’ambientazione “ordinaria” della storia, con la quale ben si sposano. La vicenda si rivela quindi essere un vero gioiellino, tra le migliori brevi comparse sinora sul settimanale in questo 2025.
Chiude il numero
Bum Bum e il salto nel buio, psichedelica vicenda tutta opera di
Corrado Mastantuono, che torna ad occuparsi di una vicenda presente della sua creatura più iconica, sempre affiancata dagli amici Paperino e Archimede. Pur trattandosi di una storia onirica, dove il mondo dei sogni ha quindi una sua importanza cruciale,
la trama sembra scorrere via liscia tra un colpo di scena ed un ribaltamento di ruoli e l’altro almeno sino al finale. Ed è proprio qui che la storia sembra cadere, perché sinceramente ci è difficile comprendere il cambio di prospettiva da un personaggio all’altro, nonché soprattutto la sua ragione, e la cosa inficia non poco la fruizione della vicenda stessa. Il comparto grafico è invece assolutamente ineccepibile, perfettamente degno del suo autore:
ironico, esagerato e sempre divertente, il tratto di Mastantuono è una vera gioia per gli occhi, assolutamente adeguato al tipo di trama narrata.

Come prendere in giro con classe la critica artistica troppo autoreferenziale…[/size][/i]
A completare il parco storie, segnaliamo il classico
Che aria tira… a Paperopoli di
Silvia Ziche, una striscia in calce ad un redazionale ad opera di
Gagnor e
Sciarrone, nonché il ritorno in chiusura di
Alessio Coppola e del suo Paperoga alle prese con la cucina di ristorante in
Paper Monster Chef: istruzioni precise: tutte queste brevissime si rivelano divertenti e assolvono ai loro compiti di introduzione al giornale, di accompagnamento ad un articolo e di chiusura del numero, senza mai apparire fuori luogo.
Tra i redazionali, esordisce una pregevole rubrica dedicata ai neologismi d’importazione, che affianca uno speciale dedicato alla
Fifa Club World Cup appena iniziata (cui si rifà anche la copertina di
Andrea Freccero) e l’ultima scheda dedicata al come disegnare il commissario Basettoni a cura di Mario Ferracina. Completano il quadro articoli più smaccatamente promozionali, dedicati rispettivamente a chi ha vinto il viaggio a Disneyland Paris messo in palio per i 90 anni di Paperino, alla presentazione del nuovo film Disney/Pixar
Elio, e alla pubblicità del secondo numero della collana
Le storie di Topolino, che ripropone le prime due avventure del recente ciclo
Il Corsaro.
Tirando le somme,
questo numero del settimanale difficilmente deluderà il lettore, giacché tutte le storie sono più che gradevoli, con la prospettiva che quella a puntate si riveli un capolavoro immediato.
Voto del recensore:
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