Recensione Topolino 3631
Topolino 3631 è, secondo le parole del direttore nell’editoriale del
numero precedente, il secondo della stagione estiva del settimanale. A dispetto di ciò e di quanto sarebbe forse accaduto fino a qualche anno fa,
non si respira un’aria particolarmente estiva all’interno del libretto. Si preferisce invece puntare su altro.
La copertina, disegnata dal veterano
Andrea Freccero, ripropone il volto di Paperino/Paperinik diviso fra i due
alter ego: bella visivamente, ma sicuramente non il massimo dell’originalità.
Alex Bertani, nell’introdurre il numero, si addentra in una disquisizione sul genere fantascientifico. Come sempre le sue riflessioni vanno oltre la mera circostanza, e forniscono spunti anche per il lettore più navigato.
Sono così riuscite ad alimentare la mia curiosità verso la storia di apertura:
Minnhi e il pozzo del destino – Lontano da casa.
Curiosità che, dopo la lettura della storia, resta insoddisfatta. Mi rendo conto che era questo probabilmente l’intento dello sceneggiatore
Sergio Cabella e della redazione: come per molte altre storie a puntate degli ultimi anni, l’obiettivo sembra concedersi i giusti tempi narrativi per dipanare la trama con gradualità e con “lentezza” (in senso buono).
Ora, non è che il problema siano la gradualità, la lentezza o la lunghezza: o almeno, non lo sono di per sé. Se un problema c’è, è quando tutto ciò ti lascia un senso di insoddisfazione.
In questo caso specifico, la narrazione ha anche funzionato bene, trasmettendomi quella sensazione di sospensione che immagino fosse nelle intenzioni dell’autore, facendomi porre delle domande e mettendomi la voglia di continuare a leggere: ma ad un tratto l’episodio finisce e, dopo la scritta “fine del primo episodio”,
mi riassale quella sensazione di non aver letto quasi nulla, e la relativa frustrazione. Perciò, nonostante i lati positivi, si ripresenta quel problema che altri recensori prima di me hanno rilevato.
Forse, però, con il
target di riferimento del Topo le cose funzionano diversamente, e
siamo solo noi lettori più maturi e più “rompi” a riscontrare quello che potrebbe anche in realtà non rappresentare davvero un impedimento.

Domande insolute[/size][/i]
I disegni di
Roberto Vian sono particolarmente indicati per storie del genere. Avrei però un appunto rispetto ai colori:
Gaetano Gabriele D’Aprile fa sicuramente un buonissimo lavoro, ma forse per le atmosfere di questo primo episodio avrei usato una colorazione meno vivace e più cupa.
Troviamo poi
Nemici pubblici – Topolino & Paperone e le città scambiate. In passato, in occasione della storia natalizia del Pianeta Inosservabile,
evidenziai come un’operazione di quel genere rimandasse ad alcune stanche e improbabili storie di inizio anni 2000. Non nello stile, nei modi, nello spirito, ma in quello che è il
concept alla base. La mia impressione è che a pochi mesi di distanza
ci ritroviamo un’altra volta, dopo una storia ambientata in un universo alternativo (e prima di un’altra a fine numero),
di fronte a un’ulteriore occasione nella quale si punta sui cliché dei personaggi e sullo scambio di universi per mettere su una storia originale.
Intendiamoci:
Tito Faraci ha giocato sui tic dei personaggi e sul far emergere nuovi lati dei loro caratteri, ben prima che diventasse ordinaria amministrazione.
E il modo in cui viene fatto in questa storia è diverso da altri visti in passato, e più fresco di tanti altri, anche grazie ai disegni di
Lorenzo Pastrovicchio. Ma in tutta sincerità il messaggio che a me arriva è che questi
characters sembrano avere detto tutto quello che avevano da dire,
che le “avventure normali” non sono più in grado di fare presa sul pubblico, e che è necessario trovare sempre l’eccezione, l’evento, la storia in costume. Magari il messaggio mi arriva male e
capisco che nuovi e vecchi autori sentano sempre il bisogno di sperimentare, di dire qualcosa di nuovo, di trovare nuovi generi e soluzioni narrative. Ma credo anche che servirebbe un po’ il senso della misura, e mi piacerebbe ritrovare nei personaggi modernità e freschezza anche al di fuori delle storie alternative: bravi sceneggiatori in forza al libretto, d’altra parte, non mancano.
Comunque, come anticipato nelle righe sopra, questa avventura di Faraci è ben riuscita, ed estrapolandola da tutto il discorso precedente
è una storia molto godibile, scorre con un buon ritmo e
dà modo di approfondire anche la psicologia dei nostri eroi. In effetti, trovo che anche in queste storie, al contrario di quanto si potrebbe pensare superficialmente, vengano ben indagati i lati interiori dei personaggi, un tratto caratteristico dell’attuale gestione. Nella presente occasione si fa un buon uso di questo elemento: d’altra parte, a mio parere, non sempre è necessario costruire un’intera storia per esplorare la psicologia di un personaggio
1.
Interessante il
tutorial su come disegnare Cuordipietra Famedoro, un personaggio carismatico e affascinante (se usato con parsimonia), tratti che Alessandro Pastrovicchio riesce a cogliere nei suoi disegni.

Un’altra domanda insoluta[/size][/i]
Riflessioni parzialmente analoghe a quelle fatte per la storia precedente potrebbero essere fatte anche per
Paperinik e il raggio car-can. La vicenda ideata da
Roberto Gagnor, di per sé,
è poco più che un breve esperimento, una sorta di
what-if con piccolo
plot-twist finale lasciato in sospeso. Da notare come i disegni di
Ottavio Panaro siano ormai abbastanza diversi rispetto allo stile a cui eravamo abituati.
In
Paperoga e il persuasore intimorente troviamo un breve apologo su come sia facile farsi turlupinare da venditori di fumo, e su quanto siamo pronti come massa a farci trascinare da chi ci promette più sicurezza agitando lo spettro di catastrofi in avvicinamento.
È una storia intelligente, ben costruita da
Roberto Moscato e con un insegnamento sicuramente non banale. Divertente anche vedere come l’imperturbabilità di Paperoga, rappresentata da
Francesco Guerrini, sia efficace nel neutralizzare le “capziose” (parola protagonista della rubrica successiva) argomentazioni del disonesto venditore.
Dopo la rubrica sulla
Parola della settimana ci viene proposto un redazionale di approfondimento sul
Mondiale calcistico per club in svolgimento in questi giorni.

Ancora domande…[/size][/i]
L’ultima storia dell’albo è
Che mito! Paperofonte e le consegne alate.
Ultimamente la Panini sembra puntare molto su adattamenti e parodie del patrimonio mitologico classico, non solo a livello di inedite ma anche di testate di ristampe.
Roberto Gagnor comunque non è certo nuovo nell’affrontare questi argomenti sin dai tempi della serie di
Paperogate di Creta, passando per
Topodissea e
Paperiliade. In questo caso la storia, disegnata da
Carlo Limido, rilegge le mitologiche avventure di Bellerofonte e del suo cavallo alato Pegaso.
Non mancano altri marchi di fabbrica dell’autore piemontese come anglicismi, gergo social, e anacronismi.
Il racconto è accompagnato da un articolo di approfondimento sugli elementi mitologici appena affrontati e da un test dal titolo
Che creatura mitologica sei?. A finire, ecco un’intervista a
Marco Gervasio sulle prossime avventure di
Fantomius.
In conclusione, messo di fronte alla domanda “
ci troviamo di fronte a un numero di buona qualità?”, la mia risposta sarebbe sì; tuttavia, in un senso più ampio, ho l’impressione che da qualche tempo siamo di fronte a un avvitamento su sé stesso del
Topolino bertaniano. E questo è un peccato.
Ritornando all’editoriale del Direttore, quest’ultimo promette che “
sarà un luglio scoppiettante come pochi”: non possiamo quindi che augurarci che la promessa venga mantenuta! Nel frattempo, citando ancora l’editoriale, “
Buona estate 2025 a tutti!”.
Voto del recensore:
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