Ed ecco ancora cogliermi quell'ansia da prestazione di quando mi accingo a commentare uno dei massimi capolavori Disney.
Mary Poppins è da molti infatti considerato il capolavoro dei capolavori, il film che più di ogni altro esprime lo spirito Disney, e di sicuro il suo film più completo, dal momento che in sole due ore riesce a toccare tutti i punti del percorso creativo di Walt Disney. Mary Poppins è infatti un film live-action, un film d'animazione e un musical. E' un dramma, una commedia e un film comico, e anche qualcosa di più. Un cocktail che nel 1964 congedò definitivamente Walt Disney dal mondo del cinema, decretandone la trionfale uscita di scena.
Quindici anni separano
Mary Poppins da
Tanto Caro al Mio Cuore, ultimo film Disney a scrittura mista, prodotto nel 1949. Nel frattempo il panorama Disneyano era notevolmente cambiato: la serie dei film a episodi si era conclusa con
Le Avventure di Ichabod & Mr. Toad, e gli anni 50 avevano portato il grande rinnovamento necessario a rilanciare i grandi classici d'animazione vecchia maniera, e a dare inizio, con
L'Isola del Tesoro, alla fortunata serie di lungometraggi live-action. Gli anni 60 avevano invece portato un ulteriore rinnovamento, con la tecnica Xerox che permetteva di fotocopiare direttamente sulla celluloide gli schizzi degli animatori. E' in quest'ambito che si pensò di riprendere la cara vecchia scrittura mista per fornire ancora una volta al pubblico quell'idea di spettacolo totale che fin dai tempi di Biancaneve frullava nella testa di Walt. Utilizzare il personaggio della Travers parve la cosa più ovvia, dal momento che lo spirito di quei racconti si confaceva perfettamente con l'ideale di Walt di un mondo ideale fatto di fantasia e sentimenti in cui l'uguaglianza maturità=serietà non valeva. Julie Andrews, Dick Van Dyke e David Tomlinson vennero in breve scritturati e il film entrò in produzione. Alla sceneggiatura Walt infilò quello stesso Bill Walsh che anni addietro aveva creato Eta Beta per le strisce giornaliere di Mickey Mouse, che apparivano sui quotidiani. La passione di Walsh per l'assurdo e l'umorismo assolutamente fuori controllo e delirante che caratterizzò tutto il decennio durante il quale si occupò della striscia di Topolino, sono facilmente rintracciabili anche in
Mary Poppins. Il film consiste infatti in una serie di episodi, o "giornate" in cui Mary Poppins, bambinaia magica (e leggermente strafottente), riesce, in modo apparentemente involontario, a far vivere ai piccoli Jane e Michael Banks una serie di esperienze surreali, che sconvolgeranno gli equilibri della famiglia Banks. Sarà proprio questo sconvolgimento però a riavvicinare i genitori ai bambini, che, troppo occupati a badare a sè stessi, avevano troppo spesso abbandonato nelle mani della servitù. Il flm ha quindi una trama di fondo che procede coerentemente, non lasciandosi sviare troppo - come spesso accadeva nelle storie a fumetti di Walsh - dall'enorme quantità di gag di cui il film è cosparso.
Non c'è modo migliore di parlare di
Mary Poppins se non ripercorrendone la colonna sonora. Il lungometraggio conta ben tredici canzoni, se si escludono ovviamente i numerosi reprise strumentali e non di alcune, tutte composte dai fratelli Sherman, compositori ufficiali di ogni tipo di colonna sonora Disney nel corso degli anni 60. La musica è però presente nel film già dall'inizio, dove una carrellata tra le nuvole anticipa con un generoso medley gran parte dei motivi che si sentiranno in seguito. Si passa poi a Bert (Dick Van Dyke), artista di strada intento a canticchiare il motivetto che, con una lunga serie di reprise, lo accompagnerà attraverso ogni suo mestiere fino a giungere all'ultimo e più famoso: lo spazzacamino. Ma la prima canzone a sentirsi per intero è
Sister Suffragette, il tema della signora Banks, una madre affettuosa ma assai svagata e incapace di rendersi conto dei problemi di casa perchè ossessionata dalla causa delle suffragette. Tocca poi al marito, un meraviglioso David Tomlinson patriarcale ed egocentrico, ossessionato anche lui dal proprio lavoro. La sua canzone è
The Life I Lead, in cui proclama il suo inglesissimo stile di vita, tema che tornerà spesso nel corso del film, ad accompagnare ogni saliscendi della sua redenzione. La dolce
The Perfect Nanny è la canzone con cui i bambini esprimono i propri desideri riguardo alla nuova tata, che arriverà solo poco dopo cantando il manifesto programmatico del suo metodo educativo, la celeberrima
A Spoonful of Sugar, che si imprimerà nell'immaginario collettivo grazie alla scena del riordino della camera. La sequenza animata arriva subito dopo, quando Mary e i bambini verranno trasportati da Bert all'interno di uno dei quadri da marciapiede che ha realizzato per la sua nuova attività di artista di strada. Nella sequenza musicale
Jolly Holiday, Bert e Mary passeggiano per una campagna inglese animata venendo a contatto con numerosi tipi di animali, tra cui un gruppo di pinguini camerieri ma soprattutto una fattoria di animali assolutamente identici a quelli visti ne
La Carica dei 101. Lo stile del periodo xerox si nota anche nella scena seguente della caccia alla volpe che si conclude con un'altro brano famosissimo:
Supercalifragilisticexpialidocious. L'animazione tuttavia non si esaurisce del tutto al termine di quest'episodio, tutto il film è infatti girato integrando gli attori in carne ed ossa in fondali disegnati dalla pittrice/scenografa Mary Blair. Dopo le atmosfere festose dell'episodio dentro il quadro, è il momento di prendere fiato con la ninna nanna
Stay Awake per poi rituffarsi nell'episodio forse più Walshiano di tutti, quello dello Zio Albert, che se ne svolazza per il soffitto ridendo e cantando
I Love to Laugh. Il cuore del film è però rappresentato da
Feed the Birds, il momento più poetico in cui l'animazione torna a fondersi con le sequenze dal vivo nella spettacolosa scena della cattedrale, in cui Mary Poppins insinua nei bambini la pulce nell'orecchio che il giorno dopo causerà il patatrak necessario a dare la svolta definitiva alla situazione familiare. Da quel momento in poi non sarà lei a portare avanti il film, e il suo ruolo diverrà piuttosto marginale, come se il suo compito fosse fnito e non servisse altro che attendere. Dopo
The Fidelity Fiduciary Bank viene quindi il momento di Bert, con
Chim Chim Cher-ee, evoluzione del suo tema sentito per tutto il film, vincitrice dell'Oscar come Miglior Canzone, e soprattutto con
Step in Time, il celebre balletto degli spazzacamini che accellererà il ritmo del film fino a portarlo al punto di svolta e alla redenzione definitiva del signor Banks. A chiudere il film sarà
Let's Go Fly a Kite, autentico inno alla libertà intonato dalla famiglia Banks finalmente riunita, mentre Mary Poppins decide di andarsene.
Il grande successo di
Mary Poppins avrebbe rinverdito il genere, portando poi la Disney a produrre negli anni successivi
Pomi d'Ottone e Manici di Scopa e
Elliott il Drago Invisibile. I pinguini camerieri sarebbero poi ritornati in
Chi Ha Incastrato Roger Rabbit ma solo nel 2004 sarebbe uscito il cortometraggio
Il Gatto che Guardò il Re, autentico minisequel prodotto dai Toon Studios per celebrare i 40 anni del film. In esso una Julie Andrews un po' invecchiata ma ancora arzilla avrebbe portato ancora una volta un paio di bambini dentro un quadro per farli assistere a un racconto di Pamela Travers, disegnato con una certa cura e con una stilizzazione degna dell'animazione Disneyana di allora.
da
La Tana del Sollazzo