4. La Musica di Alan Menken
Le notizie che si rincorrevano ai tempi delle prime versioni erano contraddittorie ma quasi tutte concordavo sul fatto che questo film in CGI non sarebbe stato solo una fiaba, ma addirittura un musical, nel senso più Disneyano del termine. Raccontare una storia tramite le canzoni, anche se molta gente non lo accetta, è sempre stato uno dei maggiori intenti estetici di Walt Disney, l'uomo che i Classici Disney li ha creati, intento che proprio in quegli anni stava cadendo in disuso a favore di esperimenti filmici più improntati all'azione (
Atlantis, Treasure Planet), alla commedia (
Le Follie dell'Imperatore, Lilo & Stitch) o con un limitato numero di canzoni originali (
Chicken Little, I Robinson, Bolt).
Koda Fratello Orso e
Mucche alla Riscossa avevano segnato una piccola ripresa del musical, ma erano stati fortemente boicottati dalle alte sfere, frettolose di chiudere i conti con un passato che si pensava non più redditizio. Quindi
Rapunzel rappresentava un'anomalia bella grossa in questo panorama anti-musical, tantopiù che a firmare le canzoni si vociferava essere una new entry, la compositrice Jeanine Tesori, che avrebbe firmato "capolavori" musicali come
Mulan 2,
La Sirenetta 3, o il musical di
Shrek.
Menken in quel periodo stava facendo la muffa in teatro, e dopo l'esperienza minore (ma gustosa) di
Mucche alla Riscossa non aveva più collaborato ai film Disney, un vero peccato considerando che il suo nome era stato un tempo sinonimo di classicismo. Ci voleva l'arrivo di Lasseter e soci al comando per ricoinvolgerlo nei progetti filmici, prima con la colonna sonora del film a scrittura mista
Come D'Incanto, antipasto per la rinascita del 2D, e poi con la colonna sonora de
La Principessa e il Ranocchio, incarico che però sarebbe passato quasi subito nelle mani del collega jazzistico Randy Newman. Non c'era dubbio che se si voleva tentare l'esperimento del Classico a tutti gli effetti era necessario che
Rapunzel portasse la firma di Alan Menken, e quindi licenziata la versione
Unbraided e tolta fortunatamente di mezzo la Tesori, si resettò la produzione consegnandoci il ritorno alla tradizione che nessuno avrebbe mai osato sperare.
La prima cosa che fece Menken fu dichiarare che
Rapunzel avrebbe avuto sonorità rockeggianti, cosa che sconvolse tanti. Del resto stiamo parlando dell'uomo che scelse il gospel per parlarci di mitologia greca, le sonorità giamaicane per portarci in Danimarca, il jazz per le mille e una notte e lo Yodel per il vecchio west, quindi era logico che si sarebbe inventato qualcosa di atipico mischiando sonorità improbabili con collegamenti imprevedibili. E in questo caso il rock melodico anni '60 poteva descrivere alla perfezione questa fiaba hippie, che racconta della ribellione di una capellona, vera e propria "figlia dei fiori" in fuga da un sistema genitoriale castrante. Una concezione della fiaba sicuramente più innovativa e moderna di quanto in un decennio abbia fatto la tanto sbandierata Dreamworks di Katzenberg, che dietro una patina di ammiccante modernume ha sempre inserito idee piuttosto scontate.
Va detto che non è che nel prodotto finito questa anima rock si senta poi così tanto, ma quel che basta per descrivere al meglio la sognatrice Rapunzel il cui tema personale
When Will My Life Begin apre il film offrendoci un modo radicalmente diverso di intendere la più classica delle I Want Song. Si sente la chitarra, la canzone è cantata fuori campo mentre la biondina passa a illustrare al pubblico, attraverso le mille attività che le tocca inventarsi nella torre per riempire le sue giornate, la sua condizione di prigioniera. E' una scena magnifica in cui la vediamo fare proprio di tutto, senza neanche rendersi conto dell'orrore della sua condizione: quel che vediamo infatti è una ragazza ingenua che pensa di star divertendosi e che un po' se la racconta, quando in realtà il suo sogno sarebbe uscire per scoprire il significato di quelle lanterne che i suoi veri genitori inviano ogni anno nei cieli per cercarla. Esistono ben due reprise di questa canzone, il primo dei quali è stato però brutalmente tagliato dal film ma inserito nella colonna sonora americana, mentre il secondo c'è eccome e descrive il momento in cui la ragazza per la prima volta scende dalla torre e si ritrova libera. E' un inno alla libertà, che riprende la melodia iniziale ma la trasforma abbandonando le sonorità rock in favore di un crescendo sinfonico da pelle d'oca in cui vediamo la biondina correre come un'indiavolata sul prato a piedi nudi mentre la telecamera, più dinamica che mai, le gira intorno danzando con lei. La seconda canzone del film è la villain song di Madre Gothel,
Mother Knows Best, che sulle prime, col suo andamento recitativo da operetta, non sembrava essere una gran cosa, ma una volta vista all'interno del film si capisce quanto geniale possa essere: è una canzone dai toni melliflui il cui testo è quanto di più ironico, intelligente e divertente possa esistere all'interno della filmografia Disney. E' sicuramente il pezzo più teatrale, una scena completamente girata al buio dove le luci illuminano come un palcoscenico a volte Gothel e a volte Rapunzel, e in cui viene spiegato alla perfezione il tipo di rapporto malato che esiste tra le due. Tra un volteggio e l'altro la matrigna riesce a dare a Rapunzel dell'imbecille, a dirle che è brutta, incapace, il tutto tra un sorriso e una carezza e facendosi abbracciare al termine di tutto. Diabolicamente raffinato. E nella scena ci sono un paio di momenti veramente iconici come ad esempio Gothel che arrotola Rapunzel nei suoi capelli come un tappeto, mostrando coi fatti come sia capace di fare quello che vuole della figlia. E le espressioni mortificate della piccola sono davvero da oscar, il modo in cui le manca il terreno sotto i piedi dopo ogni affettuosa stilettata materna, il momento in cui si nasconde tra i capelli a mo' di casetta, quando al sentirsi dire che è brutta le trema la guancia come se stesse mettendosi a piangere, e soprattutto quando credendo di correre tra le braccia della madre si ritrova davanti ad un manichino mentre Gothel coi suoi atteggiamenti teatrali e egocentrici è da tutt'altra parte della stanza a scendere dalla scalinata come una diva. Bé potremmo essere davanti ad un esempio perfetto di come si possa dire con una canzone ben di più di quanto si potrebbe fare con una semplice scena di dialogo. Ci sarà più tardi nel film pure un potente reprise di questa canzone, meno mellifluo e sicuramente più sinistro, in cui Gothel cerca in tutti i modi di convincere Rapunzel a far ritorno tra le sue braccia instillandole il germe della sfiducia verso Flynn. In quell'occasione il nuovo palcoscenico diventerà il bosco, gli atteggiamenti di Gothel muteranno non poco e la storia verrà nuovamente messa in moto.
Con
I've Got a Dream abbiamo il brano più umoristico, la famosa scena della baldoria nella locanda in cui Rapunzel, una volta libera, apre il cuore dei briganti spingendoli a rivelarsi per le mammole che sono. Un momento a dir poco trascinante, magari musicalmente non rivoluzionario ma molto classico, e visivamente forse il più indovinato. La sperimentazione qui è lasciata da parte, si tratta di un brano in pieno stile Broadway, con balli e canti, e sicuramente si ride tantissimo. Uncino che vorrebbe essere un pianista, Ulf che vuole fare il mimo, Vladimir che colleziona unicorni di porcellana sono un'idea più geniale dell'altra, e il testo della canzone si sposa con le immagini in maniera sempre imprevedibile. Siamo ai vertici dello humor Disney, quello delle caricature grottesche e delle risate a denti stretti, un qualcosa a cui dopo anni e anni di commediole in CGI bisognerebbe essere assuefatti, ma che invece risplende in modo fulgido, grazie alla sua raffinatezza.
E poi si arriva nel regno dove troviamo un paio di scene da capogiro. E la cosa più incredibile è che la prima delle due non è una canzone ma un brano strumentale. Menken aveva sempre lavorato fondendo storia, immagini, temi dei personaggi e reprise, costruendo una colonna sonora al totale servizio del film, in cui la storia veniva raccontata anche attraverso i richiami alle varie canzoni, però raramente si potevano individuare veri e propri brani strumentali che potessero vivere di vita propria alla pari delle canzoni, e invece qui succede e si tratta della
Kingdom Dance, la scena madre del film in cui Rapunzel e Flynn entrano nella cittadina medioevale. Sembra di star vagando nella Hyrule Town di
The Legend of Zelda: Twilight Princess e la cosa non può che essere deliziosa. Rapunzel e Flynn passano una giornata insieme innamorandosi sempre più e il tutto è raccontato in questa scena, che svolge un po' il ruolo che fu delle "canzoni della crescita" in cui le scene del loro avvicinarsi progressivamente durante la giornata vengono incrociate nel montaggio con questa danza inebriante che una Rapunzel dai capelli intrecciati e ricoperti di fiori fa completamente scalza coinvolgendo popolani di ogni età e sesso in un momento di comunione spirituale a dir poco dionisiaca. L'animazione di lei è qualcosa di sconvolgente, un risultato che solo un esteta visionario avrebbe potuto ottenere da una tecnica come la CGI che si credeva fredda. Rapunzel danza in maniera ingenua e allo stesso tempo sembra una che ne sa, e quando si lascia andare e va in estasi ad occhi chiusi sembra proprio di essere all'epoca degli hippie. Un risultato straordinario, sottolineato da un brano trascinante e dal sapore puramente medioevale che termina solo nel momento in cui i due futuri amanti riescono a congiungersi dopo esser stati per tutta la danza continuamente sviati dal caos della folla in festa. Da brivido.
E dopo un momento di festa così intenso si ha la scena più rilassante e serena, dove esplode il tema d'amore, quell'
I See the Light che la Disney vuole candidare come miglior canzone agli Oscar di quest'anno. E' una scena veramente magica, in cui i due guardano finalmente le lanterne salire nel cielo nella notte stellata da sopra un'imbarcazione sul laghetto illuminato. Tornano questa volta le sonorità rock, ma è un rock lento che serve a descrivere l'evoluzione caratteriale di Rapunzel finalmente in pace con sé stessa e innamorata. Si tratta di un'altra canzone che ascoltata da sola poteva apparire molto più banale e meno significativa di quel che in realtà è, una volta collocata nel giusto contesto, e lo stesso si può dire un po' di tutta questa colonna sonora menkeniana che i più hanno criticato sottolineandone la scarsa incisività rispetto al passato. Forse è vero che non raggiunge i livelli spettacolari di un
Gobbo di Notre Dame ma stiamo pur sempre parlando di film diversi, con intenti e storie diverse. E Menken dimostra di saperci fare reinventandosi ogni volta, e ponendosi al servizio dell'esigenza del momento, sia che si tratti di un'opera epica come il
Gobbo, di un'opera leggera come
Mucche, o di un'opera citazionistica come
Enchanted. E sfido chiunque il film l'abbia davvero visto a dire che anche una sola di queste canzoni, una volta collocata al suo posto, sia fuoriposto, superflua o poco appropriata nel contesto. C'è persino una canzone brevissima, la
Healing Incantation che ricorre più e più volte nel film e che ha un suo preciso ruolo, essendo la formula magica che attiva i capelli di Rapunzel. Un brano magico che sarebbe stato bello poter ascoltare in versione più estesa, ma che deve piegarsi anche lui alle esigenze di narrazione. Unico brano non di Menken del lotto è la cover pop
Something That I Want presente nei credits, che offrono disegnetti simpaticissimi e leggermente burtoniani che descrivono la storia del film, e tocca dirlo, stavolta è perfettamente indovinata pure questa, simpatica e trascinante.
5. Flynn e gli Altri Personaggi
Per quanto riguarda il cast di personaggi, tenderei a ricordare che oltre che di fronte ad una cattiva molto riuscita ci troviamo davanti alla protagonista femminile Disney probabilmente più adorabile di sempre. La più credibile, la più espressiva, la più simpatica, e ottimo esempio di tutto questo è la mitica scena degli sbalzi di personalità appena uscita dalla torre. Mai si era vista una principessa Disney così buffa e nel contempo affascinante. E dire questo di un film in CGI è una gran cosa, specie dopo tutto il discutere di figura umana che si è fatto negli anni passati. Si sarebbe potuto esigere decisamente di più dal personaggio di Flynn Rider che invece non si discosta molto dallo stereotipo del bandito disinvolto e materialista che però ha un cuore d'oro. E va detto che per tutta la prima parte del film, prima della sua repentina maturazione, i suoi modi sempre sopra le righe e il suo atteggiamento egocentrico e disinvolto creano parecchi scompensi di registro al film, apparendo come note un po' stonate...che diventano molto stonate nell'adattamento italiano. Adattamento che non penso sia stato fatto poi così male, le canzoni adattate da Lorena Brancucci tendono un po' al banale, d'accordo, ma si nota un progresso rispetto ai suoi primi adattamenti incerti in
Come D'Incanto e
La Principessa e il Ranocchio. Certo ci sarebbe da eliminare qua e là dai titoli una quindicina di "sogno" messi a casaccio, ma in fin dei conti trovo che
I've Got a Dream, vero banco di prova della qualità dell'adattamento faccia ridere anche in italiano, e tanto mi basta. Laura Chiatti nel ruolo di Rapunzel la invecchia un tantino ma trovo abbia fatto un lavoro validissimo, mentre il vero problema è Morelli e il suo Flynn, che come si diceva sopra, è un tarlo del film. I monologhi esibizionisti di Flynn vengono decisamente appesantiti da un'interpretazione monocorde, che rovina la sospensione d'incredulità. Sentirlo poi pronunciare delle frasi in romanesco, del tutto involontariamente suona proprio male, specie se si pensa che il personaggio avrebbe potuto avere una resa ben diversa se affidato ad un doppiatore professionista come Massimiliano Alto che ne interpreta la voce cantata o Nanni Baldini che lo interpretava nei trailer. Invece molto buono Mario Biondi nel ruolo di Uncino e un po' tutti gli avventori della locanda, personaggi graficamente straordinari che offrono un contrappunto comico davvero apprezzabile (sì, persino il vecchietto ubriaco è adorabile, anche se ovviamente avrei evitato di affidargli la chiusa). Inquietanti invece i fratelli Stabbington, con Pino Insegno che doppia l'unico a parlare dei due, dimostrando una volta di più la sua capacità di doppiatore capace di passare dal protagonista maschile (John Smith) a spalla comica (Louis) per finire a fare il cattivo. E poi vengono ovviamente le spalle comiche ufficiali, animali che stavolta non parlano: il camaleonte Pascal e il cavallo Maximus. Il primo è abbastanza inutile, diciamocelo, è un semplice contrappunto, interlocutore minimalista di Rapunzel che si limita a fare un paio di versetti e sorrisini, ma che non risulta assolutamente invasivo o pecoreccio come ci si aspetterebbe ormai purtroppo dalle spalle comiche, il secondo è un colpo di genio. Se dai trailer poteva sembrare il cavallo di Flynn o di Rapunzel, scoprire nel film che è una sorta di attivissimo antagonista, irriducibile nel voler catturare Flynn è sicuramente un sorpresone. E' un personaggio graficamente eccezionale, il giusto sunto di tutti i cavalli Disney che si sono avvicendati nel corso degli anni dal Ronzino di
Cenerentola al Pegaso di
Hercules, passando per il Sansone della
Bella Addormentata nel Bosco, e le sue gag fisiche, nevrotiche, violente, e i suoi duetti con Flynn sono veramente uno dei punti di forza del film, occasioni in cui mostra tutta la sua energia. Perché va ricordato che questo è un film molto energico, con una buona dose d'azione, diretta in modo magistrale. Mi riferisco sia al combattimento tra l'uomo e il cavallo che avviene vicino alla diga, che alla scena in cui i due protagonisti sono intrappolati nelle rocce con l'acqua che sale e a un passo dalla morte svelano i propri segreti, per non parlare della liberazione di Flynn per mano dei vichinghi, un concentrato di gag divertenti ma nello stesso tempo ben dosate, e la "battaglia finale" nella Torre ricca di scene ad alto pathos, rese con una regia molto buona.