In quest'ultimo numero di Fumo di China fatto vedere da hendrik, nelle quattro pagine che omaggiano "Il più grande" (come da titolo interno), Giorgio Cavazzano racconta una 'chicca' extra lavorativa (o quasi) del suo rapporto con il Maestro di Venezia, in un periodo in cui lavorava tutti i giorni a casa di Scarpa, dal mattino fino a notte tarda, in occasione della lunga storia 'Pippo e i parastinchi di Olympia' (per il Classico olimpico del 1972).
"Ogni notte, molto tardi, mi riaccompagnava a casa mia a Mestre, con la sua Alfa Romeo che custodiva in un parcheggio di Piazzale Roma a Venezia. Ricordo che mi raccontava di avere un amico tra il personale del parcheggio che ogni settimana aveva il compito di spostare la sua auto per evitare che le gomme si ovalizzassero. Quelle notti, mentre mi riaccompagnava a casa per le poche ore di sonno prima di un nuovo giorno di intenso lavoro, guidava ad una lentezza esasperante: non superava mai i 50 km orari. Io ero stanchissimo e non vedevo l'ora di andare a letto e gli domandavo se non poteva andare più forte, tanto a quell'ora in strada non c'era nessuno. Mi viene ancora da ridere se ripenso alla sua faccia mentre a quella richiesta rispondeva scandalizzato: 'Eh no! Ci sono i limiti da rispettare!' Ecco, questa non l'avevo mai raccontata a nessuno."
Interessanti anche i ricordi della figlia Sabina:
sui Fumetti
"Papà amava il suo lavoro e adorava il mondo Disney, ma quello classico dei comics americani, che spesso vedeva 'macchiato' da certe modernità nostrane che non gli piacevano affatto. Lui cercava di mantenersi sempre fedele al modello americano classico e certe vole si irritava quando vedeva storie di Topolino che secondo lui non rispecchiavano i canoni disneyani originali. Momenti difficili perciò li ha avuti ogni volta che vedeva approvati e pubblicati racconti in cui veniva storpiata la filosofia dei comics originali."
sui Cartoni Animati
"Papà visse per anni nella speranza di vedersi realizzato nell'altro mondo che adorava: il cartone animato, soprattutto quello dallo stile disneyano. Lavorò a vari progetti e ne realizzò alcuni per gli Stati Uniti. Purtroppo l'unico che vide la luce in Italia fu 'Sopra i tetti di Venezia' ma anche lì fu solo l'ideatore e l'idea originaria fu cambiata moltissimo e ridotta ad una cosa per bambini: nel suo progetto i racconti erano molto più complessi. Un altro progetto stupendo di cui conservo ancora le bozze è la storia di 'Chriscol', che venne presentato a varie case di produzione ma mai realizzato, prima di trasferirci in Spagna: altra grande delusione."
sulla Spagna
"A partire dai primi anni Ottanta cominciò l'epoca spagnola. Papà e mamma trovarono un angolino in Andalusia dove c'era quasi sempre il sole, si mangiava bene e si spendeva poco. Un po' alla volta decisero di trasferirsi qui, dove siamo rimasti fino alla fine e dove io continuo a vivere con la mia nuova famiglia. Le vacanze in Spagna dei primi anni sono quelle di cui conservo i migliori ricordi: papà lavorava anche qui, ma più tranquillamente, e passava più tempo con noi. Era contento qui, veniva perfino in spiaggia e nuotava.
Credo che nel fondo papà si trasferì in questo angolino distante dal mondo un po' per allontanarsi dalle sue delusioni, ma in parte anche dalla fama, che lui non amava per niente! Il grande Romano Scarpa era una persona semplice: nel suo lavoro era molto ambizioso e perfezionista oltre ogni dire e aveva sempre molte idee e progetti nel cassetto, ma preferiva stare solo e tranquillo. I pochi che sono riusciti a intervistarlo lo sanno, perché avranno dovuto aspettare e insistere! Preferiva quasi sempre parlare per telefono, era un solitario."