Sulla classifica ho già dato nel topic di PK2. Vediamo che pensate del postone settimanale!
Solito problema, che segnalo in PM anche a Paolo: se vado sulle vecchie discussioni per domandarne la riapertura, subisco un logout forzato che non mi fa accedere... Quindi, il post di commento settimanale viene inserito nella discussione su PKNA, visto che vi si ricollega alla grande, sino a che non riesca a riproporlo nella sede corretta (o che qualcuno me lo sposti): la discussione su Bruno Enna!
Ho cercato molto una frase efficace per cominciare, ma, gira e rigira, la più semplice di tutte è quella che meglio rende l’idea ad essa sottesa: Bruno Enna è il grande poeta del dolce stile Disney moderno. La definizione è stata usata da tutti, ma nessuna dà meglio l’idea; ed anche Enna stesso, secondo me, ha ben presente questo appellativo attribuitogli: chi si ricorda di come Pkfrittole
L’eracolatore tratti proprio di quello che passa nella mente di un poeta, il quale altro non è se non un universo chiuso dentro un uomo, come disse un tale Victor Hugo, prontamente ripreso dall’ottimo Bruno?
Ed il lato poetico e in senso lato sentimentale domina sempre nelle storie di Enna, anche quando sembrano iniziare come avventure tout court, che poi evolvono costantemente verso un esame psicologico di uno dei personaggi coinvolti nell’avventura medesima. A volte subito comprendiamo quale sia l’esame introspettivo che ci attende (PKNA
Frammenti d’autunno si apre con una prima, sommaria descrizione dei pensieri di Vertighel), altre volte dobbiamo attendere un poco perché l’avventura all’inizio ha il sopravvento sulla psicologia (
Paperino Paperotto e la strada per Quack Town), ma noi lettori sappiamo che prima o poi le corde del sentimento e dell’introspezione saranno toccate, e qualcosa in più scopriremo sull’anima di qualche soggetto coinvolto.
Spesso, il soggetto “esaminato” da Enna non è il protagonista della storia, ma un suo comprimario, magari di prima grandezza e già comparso in altre storie, magari destinato ad una sola apparizione; tuttavia (e questa è un’altra grande caratteristica delle opere di Enna) l’autore non dimentica mai chi sia il protagonista della vicenda, che giammai viene relegato in secondo piano rispetto al personaggio la cui disamina domina la storia, quando non è il protagonista stesso.
Prendiamo il già citato PKNA
Frammenti d’autunno, nel quale sono sondate e descritte le psicologie di Lyla (personaggio importantissimo in tutta la saga di PKNA e PK2) e di Leonard Vertighel (personaggio destinato a comparire una sola volta e, a dire di “egli stesso”, a non tornare mai più): ebbene, sarebbe stato “facile” per molti bravi autori scrivere una storia che li avesse sondati entrambi in sessanta pagine, ma quanti ci sarebbero riusciti facendo in modo che Paperinik rimanesse in tutta la storia al centro dell’azione? Se la guardiamo bene, la psicologia di Lyla e Vertighel emerge non solo laddove questi due personaggi interagiscono tra loro nei sogni indotti della droide, ma anche e soprattutto nel momento in cui Lyla e Vertighel si relazionano con Paperinik, personaggio che non potrebbe mai essere eliminato dalla storia, perché è proprio tramite le sue azioni che tutto si dipana, e vengono a noi svelati gli insondabili labirinti della psiche di Lyla e di Vertighel.
Se eliminassimo Paperinik da
Frammenti, in altre parole, la storia si ridurrebbe ad un semplice scambio di battute (per quanto poetiche) nei sogni di Lyla tra lei ed il misterioso volto senza lineamenti, semplice scambio che agli appassionati di psicologia sarebbe anche potuto garbare, ma che certo sarebbe risultato sgradito a chi avesse preferito rinvenire “pure” un po’ d’avventura nella vicenda. Al contrario, anche Paperinik viene fatto muovere da Enna alla perfezione all’interno della vicenda, ed anzi il papero mascherato continua a mantenere il suo ruolo di protagonista assoluto, come è corretto che sia, dato che il fumetto è a lui dedicato!
Prendiamo anche PKNA
Metamorfosi, dedicato a conoscere un po’ meglio i lati più reconditi di Xadhoom. Anche in questa storia, Enna riesce a dipingerci un grande ritratto di quel che passa per la testa della Xerbiana mutante, il quale però emerge dal suo interagire con Paperino/Paperinik: proprio questa relazione va a costituire la spina dorsale del racconto, senza relegare PK ad una figurina di contorno (come era ignobilmente successo nella cordariana
Le sorgenti della Luna), lasciandolo anzi perfettamente nel suo ruolo di eroe principale.
Sotto questi profili, nessuno è come Bruno Enna nello scavare nell’introspettivo dei personaggi, nel loro vissuto, nei loro drammi piccoli e grandi (vedi anche
Paperino Paperotto e la scomparsa di Billy, più leggera nei toni rispetto a PKNA, ma non per questo meno approfondita o superficiale laddove si tratta di spiegare lo sconforto di Paperino quando questi crede di avere perso per sempre il suo amico capretto): credo davvero che sia difficile dissentire da questa affermazione, senza pretesa che essa possa costituire pretesa alcuna di verità assoluta, beninteso.
Enna, poi, è grande nel “taglio” delle sequenze e delle vignette lungo la storia, soprattutto allorquando egli si diverte a fare in modo che un dialogo presente in una vignetta vada a costituire il supporto per una immediatamente successiva immagine riferentesi a tutt’altra situazione, che alla precedente comunque si collega, evitando di inserire una terza vignetta che potrebbe fare da raccordo tra queste due.
Permettetemi di fare un paio di esempi per chiarire il concetto (ehi, voialtri! Cosa significa quel “Sarà meglio...” che ho sentito di sfondo? ;)Volete forse dire che non avete capito il mio limpidissimo periodo precedente? A proposito, io stesso cerco volontari che mi spieghino quel che ho appena scritto!
).
Prendiamo ancora
Frammenti d’autunno. Paperinik nello studio di Eidolon domanda (cito a memoria, non ho sottomano il numero): “E come si chiama questo simpaticone?” Cambio totale di vignetta, fuori dal tribunale i giornalisti si rivolgono alla celebrità di passaggio chiamandola più volte “Signor Gottfresh!”, ed il suo addetto stampa ci informa: “Calma, calma! Sean Gottfresh risponderà...” Di fatto, la domanda di Paperinik ottiene la risposta per il lettore non dalla voce di Eidolon o del sindaco, ma da tutta un’altra situazione, rendendo per noi superflua la vignetta dove Paperinik apprende il nome di Gottfresh da uno dei suoi interlocutori diretti.
Consideriamo poi
Paperino Paperotto ed il primo giorno di sfortuna, terza parte: in questo caso, Enna raccorda due soggetti che nulla hanno a che vedere da una vignetta all’altra (Paperino e l’elettricista) solo tramite la ripetizione dello stesso vocabolo (nel caso “prestigiatore”) in due contesti totalmente diversi, cosa che riduce lo stacco tra una vignetta e la successiva, senza necessità di didascalie di raccordo o di spiegazione (tipo “Frattanto, dall’altra parte di Quack Town...”).
Anche Artibani, Faraci e Macchetto usano bene questa tecnica, ma di solito lo fanno per inserire qualche battuta spiazzante nella vicenda (
Vedi alla voce Evron, capo evroniano: “Oh, e cosa allevate di bello?” Per avere la risposta, noi lettori dobbiamo girare pagina e cambiare scena, così da vedere dei simpatici “Cuccioli di Goloos!”, predatori naturali degli Evroniani), mentre Enna si serve di questo tipo di stacco ogni volta nella quale la cosa gli sembra utile, anche in assenza di particolari necessità comiche.
Quanto ai testi, beh, la prosa di Enna è quasi ipnotica nel suo dipanarsi (grazie, Max Brighel), sempre coinvolgente ed in grado di portare ogni volta il lettore dove l’autore ha deciso di farlo giungere. Se lo abbiamo definito poeta, ci sarà un perché, mi verrebbe da dire. Ma la cosa strana, a ben guardare, è che Enna difficilmente usa parole poco comuni alla Rodolfo Cimino o alla Guido Martina, ed il suo lessico appare sempre semplice (anche se non banale) e mai “aulico”. Dubito che questo dipenda da carenze culturali dell’autore che certo non ci sono, date le citazioni letterarie che Enna è in grado di fare: preferisco riportare questa semplicità del lessico enniano al solito, stramaledetto canone di semplificazione del testo troppo in voga sulle testate Disney moderne, del quale quasi tutti abbiamo già detto malissimo (avendone ben donde, ritengo!). Se così è, però, è inevitabile concludere che, sotto questo profilo, Enna sia ancora più grandioso di quel che già non appaia, perché riesce sempre a coinvolgere il lettore (di qualsiasi età o target di testata) da par suo pur essendo costretto a limitare le proprie capacità lessicali e di citazione, che non abbiamo mai potuto ammirare in tutto il loro completo dipanarsi (e che vorremmo a questo punto ben conoscere) proprio per tale ragione.
Va detto che Bruno, però, commette sin troppo spesso un grosso errore grammaticale (chissà che non lurki e legga questo post, correggendosi in futuro): se un soggetto ha un aggettivo o due o è un poco più lungo del solito, gli sfugge tra soggetto e verbo una virgola che li separa direttamente, con gravissimo oltraggio alla grammatica. Per esempio, Enna tenderebbe a scrivere: “Quella signora vecchia e simpatica, sta venendo qui.” Ma quella virgola non è corretta perché separa subito soggetto e verbo: dovrebbe quindi essere eliminata, oppure si potrebbe creare una parentetica con gli aggettivi, così da spezzare un poco di più il discorso, rendendolo più corretto dal punto di vista grammaticale (“Quella signora, vecchia e simpatica, sta venendo qui”).
In conclusione, Enna sta già nel pantheon dei grandissimi della Disney moderna, dove si sta imponendo per la sua capacità di creare godibilissime avventure dal taglio riflessivo ed introspettivo, le quali sicuramente ti costringono a guardarti dentro, a leggere anche nelle tue emozioni di lettore, che non puoi mai restare indifferente di fronte ad una storia scritta da Bruno Enna con il suo stile unico ed inconfondibile.
Paradossalmente, però, forse proprio qui è possibile rinvenire un limite di Bruno Enna, nel senso che, appena leggiamo il suo nome nei credits, ci aspettiamo una storia avventurosa ed introspettiva come solo lui sa fare; quando leggiamo invece il nome di Pezzin o di Sisti, siamo curiosi di vedere cosa i due autori ci abbiano regalato questa volta nella loro poliedricità di registri narrativi: un’avventura, una commedia, una parodia, una serie infinita di gag o una storia introspettiva? Non vorrei che Enna, in altre parole, finisse “ingabbiato” nello stile suo proprio, precludendoci (e precludendo anche a sé stesso) la possibilità di conoscere la sua abilità in storie che presentino meno aspetti introspettivi del solito, storie che Enna ha comunque dimostrato in passato di saper scrivere (per esempio, sul comico-disimpegnato-demenziale totale, pensiamo alla serie di
Trip’s strip su PKNA).
Come sempre, ogni commento è bene accetto!