Bene! Un applauso alla difesa!
Una difesa che, con i suoi immensi giri di parole, non fa altro che giungere allo stesso punto: cioè,
piena legittimità mia di parlare della faccenda, ma comunque non ero autorizzato a farlo per motivi X:
Poi, sia chiaro, ognuno dev'essere libero di parlare di quello che vuole. Special Mongo può tranquillamente venire qui e dirci cosa ha fatto Cimino nella sua vita privata
Per quanto non possa che concordare sul lavoro fatto da special mongo...
gettare gratuitamente fango su una persona che innanzitutto non può difendersi
(questa non la tengo neanche in considerazione)
Si potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi che, come già espresso da altri utenti, possa calarne ben poco delle beghe personali di questo o quell'altro autore, specie se così lontane dal mondo fumettistico. E' comunque lecito parlarne? Indubbiamente. E' *doveroso* parlarne per non compiere un torto gravissimo nei confronti della critica o della storiografia? Personalmente ho i miei dubbi, ma riconosco sicuramente uno spazio di manovra.
Cosa che è una palese contraddizione. Il paciere Pidipì è giunto più vicino alla faccenda: NON VOGLIO SPINGERE NESSUNO AD ODIARE CIMINO. Ho solo voluto far prendere atto della faccenda riportando notizie necessarie per definire la personalità di Cimino. Cimino per voi si sdoppia nel creatore di fumetti Disney, per me è un’unica personalità storica. La caterva di reazioni successive è abbastanza chiara su quale sia il pensiero degli utenti in proposito, che evidentemente non amano toccare i nidi di vespe. E chi sta parlando della sua personalità privata? A me interessa quella pubblica, che è appunto quella di cui mi sono occupato io e di cui si è discusso ampiamente in questi post (nonostante ogni 2 post salta fuori che si tratta di gossip sulla vita privata). Bene bene, ogni cosa che mette in cattiva luce allora si chiama gossip. Per quanto mi riguarda la mia critica dell’opera ciminiana rimarrà la stessa, anzi arricchita, come ha detto giustamente qualcuno. Che da parte ci possa essere stata fin troppa partecipazione, piccolo piacere o malizia, cosa importerebbe per il risultato? Chi è che non prova piacere nel lavoro che fa? Il giornalista a caccia di scoop cosa prova? O l’archeologo a caccia di informazioni?
Assurda, se mi si permette, l’accusa che io creda ciecamente a quanto mi dicono Marconi e i suoi oppositori, che hanno scritto direttamente su Facebook (alcuni di loro con l’intento di farmi cancellare le mie dichiarazioni, cosa che non ho fatto perché non sto alle dipendenze di nessuno), quindi chi volesse farlo può rintracciarle (non si tratta, come ha detto chi voleva screditarmi, di dichiarazioni private che io rilascio senza il loro consenso, anche se mi chiedo se in faccende di questo interesse serva pure un consenso). Falsissima questa accusa: se dovete attaccarmi cercate altri punti invece di inventarli: nel post dicevo appunto che entrambe le opinioni su Scarpa sono dubbie. Ma evidentemente non capite la cosa interessante: che se la gente ha tutto questo interesse a dire di Scarpa, che non voleva far rientrare Cimino: 1) che era invidioso 2) che si sentiva snobbato, significa che c’è dietro una faccenda ancor più complessa e indefinita che spiegherebbe meglio le dinamiche sugli autori (la gente si chiede perché Scarpa non disegnò più storie di Cimino e io giustamente ho dato loro la risposta), che ovviamente a voi non interessano affatto perché citate Barthes e compagnia bella per giustificare la concezione romantica della storia Disney che nasce da sé, come se l’autore non avesse una testa e fosse semplicemente influenzato da un iperuranio di idee, come la Bibbia frutto dell’ispirazione di Dio. E i personaggi Disney sono personaggi reali, come no.
La politica io ce la faccio entrare – e se ne può discutere senza offenderci a vicenda – perché io vedo questo quadro: una politica socialista che premeva per far reintegrare nei posti di lavoro i condannati per truffa (e a quell’epoca quasi tutti i socialisti lo furono), quindi un Cimino che, grazie all’interessamento di Elisa Penna e di Massimo Marconi, può tornare a lavorare a Topolino (nella socialista Milano) nonostante i recenti trascorsi; e per contro un Martina, che certo non apprezza i risvolti politici degli anni ’80 ed è pronto a sfornar battute come quella che causò l’allontanamento di Beppe Grillo nel 1987, che nell’’87 dichiara di scrivere sceneggiature a getto continuo (quasi ogni giorno) ma non vi è traccia di nessuna di queste. Posso essere in questo paranoico ma si tratta semplicemente di tentativi di ricostruzione storica possibile che faccio a mente lucida (perché essere troppo opportuni significa per me sfociare nell’ipocrisia o nell’omertà, e io dico sempre quello che penso); chi può contestarmeli è solo chi faceva parte di quell’epoca e interviene per dire la sua. Ma quando si tratta di politica i nervi saltano quindi non penso interverrà nessuno, specialmente riguardo un’epoca (gli anni ’80) in cui si fecero intrallazzi ovunque, e con quelli che avevano posti di lavoro importanti in quell’epoca (in tutti gli ambiti lavorativi) ci ho parlato e so come la pensano.
A voi non piace trattare la politica nel mondo Disney ma questo non vuol dire che il mondo del lavoro (e anche dei fumetti) non ci faccia i conti tutti i giorni. E’ politica anche scegliere una copertina per
Topolino invece di un’altra, per non fare arrabbiare qualcuno. Va detto certamente che mentre ci gingilliamo su quanto è bello il fumetto Disney, la sua storia e la Storia hanno proceduto come sempre con compromessi e sotterfugi (anche con bellezza, passione e sudore della fronte in primis, ci mancherebbe) che non possono trovar testo sulle testate generaliste, nonostante a voi piaccia concentrarvi soltanto sulla parte rosa che vi appaga in quanto appassionati. E dato che questo, per sua dichiarazione, non è un sito affiliato a Disney, ma un sito di critica (che vi piaccia o no, non mi risulta un forum in cui discutere solo tra amici), non mi sento impedito nella discussione. Voi vi occupate della storia a fumetti, io del contesto in cui nasce. Ognuno può avere i suoi campi di interesse se contribuiscono alla critica.
Padronissimi di pensare alle storie a fumetti che hanno una vita propria con dei personaggi vivi, ma sono padronissimo io di riallacciarmi di più al Freud citato da Andrea87, su un Cimino che tornato a casa non può spegnere l’interruttore e tornare il Vecchio Saggio delle sue storie a fumetti.
Le sue storie saranno sagge e in questo continuerò sempre a leggerle, raccoglierle e apprezzarle, ma vanno comunque inscritte nel pensiero dell’Autore, e tutto è collegato nella vita di un individuo. Molti degli appassionati sono in malafede: quanti sono quelli che effettivamente si dedicano alla riscoperta della regista Leni Riefenstahl, dato che faceva i film per il Nazismo? E questo lo sto usando solo come esempio. Anche quello che diceva D’Annunzio non viene più preso in considerazione data la sua appartenenza al Fascio, e men che meno oggi si dà credito a una sola cosa detta da Mussolini (almeno nell’ambiente di sinistra), perché ormai fa parte della realtà italiana da dimenticare. Oppure baciare le mani a Roman Polanski, che fa ringraziato per i capolavori filmici che ci regala ma senza agiografie, perché in fondo era uno stupratore e sta pagando per questo. Invece per Cimino le sue storie piacciono quindi lui è a prescindere indiscutibile. E non sono cose lontane nel tempo come Seneca, anzi leggendo meglio quello che ho detto, non sono affatto morte e sepolte ma le sue ripercussioni continuano ancora oggi dato che non si trattava di beghe da piccola mala. Se Cimino non si fosse salvato grazie a quel vizio di forma, non ci sarebbe stata più tutta la sua produzione degli anni ’90 e 2000. Non vi pare? Trattereste Berlusconi con tutti i riguardi e calereste la testa se, per esempio, fosse esperto di cinema e volesse venire a una vostra trasmissione per discuterne? Forse sì, a questo punto, perché pare che gli Italiani ragionino così. Ovvio che quanto ho detto io non intaccherà in maniera negativa la critica ciminiana, e mi meraviglia che ciò non si voglia riconoscere: infatti fa pensare il fatto che mi si sta dicendo, in pagine e pagine e neanche surrettiziamente, che non dovevo permettermi di parlarne solo per il motivo che… per quale motivo?