Ho pensato che rendere piacevole la storia sia compito dello sceneggiatore, perché dire che il personaggio in sé è noioso?
Voglio dire, anche i paperi a volte possono essere noiose, anche a seconda dell'autore.
a quel tempo non potevo conoscere il nome degli sceneggiatori ma mi sono imbattuta in tante belle storie come
il regalo dell’ultimo minuto
le bolle di sapore
le regolissime del Guazzabù
Nell'orecchio del ciclone
i misteri terra-terra
l’albero di Holly
e tante altre
Ciao, allora, vero ma ti faccio notare che delle storie che tu hai citato una è di Casty, che ha un po' "rivoluzionato" l'approccio Disney a determinate cose, e l'altra fa parte dei
Mercoledì di Pippo, quindi veri è propri spin off.
Mi preme dire che l'esigenza di dare una motivazione ai personaggi è relativamente moderna. Se voi prendete un qualsiasi fumetto delle cosiddette golden, silver e (in parte) bronze age of comics, quindi dagli anni '30 fino agli inizi degli anni '80, noterete che, soprattutto per quanto attiene alla prima, a nessuno interessa spiega cosa muova un personaggio. L'eroe è buono e agisce di conseguenza, se non lo fosse non sarebbe l'eroe, tutto molto semplice. Nel corso degli anni '60 e '70 la Marvel ha iniziato a problematizzare questo tipo di approccio inserendo antieroi (a la Hulk) o storie che dessero motivazioni un po' più profonde (es. i vari lutti di Peter Parker), ma anche questa è una tendenza che ci ha messo anni a maturare.
Per cui Topolino, da noi, è esploso in un periodo in cui questo tipo di problema non esisteva proprio e fa molto comodo avere un personaggio che fa sempre la cosa giusta. Anche Tex, per esempio, in centinaia e centinaia di numeri non ha mai avuto una esitazione, un dubbio: agisce sempre, infallibilmente, per il meglio e fa la cosa più corretta.
È perfetto perché ti consente di impostare storie semplici, senza complicazioni, che finiranno bene senza fallo, e questo sul lungo periodo ha portato a una parziale sclerotizzazione del personaggio che è diventato il "perfettino". Tanto per i personaggi fallibili ci sono i paperi, come faceva Martina.
Su Gottfredson, forse l'ha già detto qualcuno tempo fa, ma il MM delle prime avventure rifletteva l'America del tempo, un Paese di train hoppers, schiacciato dalla crisi, di analfabeti e disoccupati (e tutto torna), innamorato della letteratura d'avventura del XIX secolo, da Twain a Melville. Poi con il mito del middle class man, dalla seconda metà degli anni '40 in poi, tutto è cambiato. Il barbone, l'avventuriero, è diventato un personaggio negativo a favore dell'uomo in carriera, affidabile. E di conseguenza MM sullo stesso sentiero.