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Il tempo e la continuity nelle storie Disney

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PORTAMANTELLO
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    Re: La continuity nelle storie Disney
    Risposta #135: Domenica 13 Dic 2015, 18:11:34
    Dopo questa osservazione di Mark ripropongo la domanda che già ho fatto due volte, ma alla quale nessuno a parte Dippy Dawg risponde esplicitamente: se aveste una storia bellissima, dove però siete esplicitamente costretti a negare che Paperone sia mai stato nel Klondike, avreste il coraggio di presentarla superando questo fatto? E da lettori la accettereste anche se contraddice i dati di fatto passati?

    Forse in pochi ti rispondono perché è evidente come questo plateale (ed ingiustificato) what if sia solo propedeutico al tuo "AH-AH! MA ALLORA..." con conseguente paragone con la storia di Casty e della Macchina del Tempo. :P

    Risposta: ovviamente no, non sarebbe accettabile OGGI, perché OGGI -dopo anni ed anni e vagonate di storie in cui gli autori si sono allineati alla nozione del Klondike- è diventato un punto fisso, parte integrante del personaggio e sarebbe impensabile privarlo di questo elemento di backstory. Quindi non a causa della continuity, ma perché è diventato un punto fisso del personaggio. Sarebbe come togliergli il Deposito od il bagno nei soldi.

    A differenza della roba della Macchina del Tempo che è un orpello di un filone talmente coerente che ha avuto due inizi diversi, su cui gli autori non si sono MAI allineati, che di certo non è mai entrato a far parte dell'immaginario collettivo di lettori od addetti ai lavori.


    Citazione
    Sul Paperone di Martina, va detta una cosa: era esasperato, tirato al limite, furfantesco spessissimo (ma non sempre)... però l'arricchimento nel Klondike ne faceva parte eccome!!!

    Rotflone, quindi? Ci stai barbatruccando? La roba del Klondike la stai mettendo in ballo tu, l'obiezione è che se -come sostenevi- La Stella del Polo fa CONTINUITY, allora tutto Martina sarebbe da considerare apocrifo e dovrebbe finire all'inferno degli autori empi, perfino in un girone più basso di quello in cui è stato precipitato Casty.
    « Ultima modifica: Domenica 13 Dic 2015, 18:13:07 da PORTAMANTELLO »
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    Jean did whatever he pleased,
    Until he kissed the gunners daughter.

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      Re: La continuity nelle storie Disney
      Risposta #136: Domenica 13 Dic 2015, 18:17:15
      Sinceramente, una storia bella con Paperone con origini alternative la leggerei di buon grado. Secondo me i personaggi Disney sono poco più che maschere, che possono vivere in qualsiasi epoca e in qualsiasi situazione.

        Re: La continuity nelle storie Disney
        Risposta #137: Domenica 13 Dic 2015, 18:48:41
        Porta, perché dici che la MDT ha avuto due inizi? A parte lo svarione di "Topolino e gli enigmi del tempo" uscita in ritardo, non ricordo storie ove le origini della macchina siano rinarrate...

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        Mark
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          Re: La continuity nelle storie Disney
          Risposta #138: Domenica 13 Dic 2015, 18:51:33
          Secondo me i personaggi Disney sono poco più che maschere, che possono vivere in qualsiasi epoca e in qualsiasi situazione.

          Sinceramente mi sembra una visione rispettabile ma un po' riduttiva. Paperone non è semplicemente la versione moderna di Arpagone, è un personaggio "reale", pieno di contraddizioni, il più umano tra quelli disneyani.

          Se la scuola italiana ha una colpa verso i paperi è proprio quella di averli trattati unicamente come maschere. Non fraintendetemi: la critica sociale c'era anche in Barks, e questo è uno degli elementi che maggiormente contribuisce a renderlo un gran narratore, ma era una parte della storia, non l'unica parte, era il contorno all'avventura.

          Togliendo le storie ambientate in altri universi (con avi dei paperi), le avventure vere e proprie con Paperone sono pochissime ogni anno proprio per questo

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            Re: La continuity nelle storie Disney
            Risposta #139: Domenica 13 Dic 2015, 21:56:45
            Penso che un lettore veramente interessato alle vicende di paperi e topi, che ami le loro storie e non le legga tanto per, non possa che essere fautore della continuity. Un lettore a cui poco importa se Paperone sia nato in Scozia o nel Klondike, indifferente al fatto che Paperopoli sia sull'oceano o all'interno, non può certo considerarsi un appassionato del genere.
             

            O forse, semplicemente, apprezza di più le storie realizzate allorchè la continuity non esisteva. A questa preferisce un diverbio con le pa**e tra Paperone e Paperino.

            Non pensiamo infatti che tali storie fossero più infantili  perchè spesso erano portatrici di istanze sociali di vario tipo, persino sindacali, politiche e femministe che pervenivano - assai più serie ed inequivocabili di oggi - magicamente disciolte nel divertimento, utilizzando ad hoc i caratteri paperi più autentici. Al paragone l'opera pur monumentale di Rosa mostra totale inclinazione ai sentimentalismi strappalacrime dal facile effetto dei drammoni ottocenteschi. Tripudio di ipocrisia, perfettamente rispettosi di tempi, modi e parentele, ovviamente. In un mondo moderno e disincantato, a dirla sinceramente, mi pare più questa un' involuzione.

            Ma data per assodata come dici questa attuale e apprezzata tendenza alla continuity, non trovo tuttavia per niente giusto che essa metta in discussione il mondo precedente, il che accade fatalmente perchè l'essenza dei personaggi per definizione è la stessa. E se questa impostazione di continuità è quella giusta per il mondo attuale ovviamente la precedente appare superata, sbagliata perchè dice un mucchio di castronerie. Questo è inevitabile, un' impostazione seria non ammette 'errori' altrimenti - ammettilo - che continuity sarebbe ? Si legge storcendo il naso qualcosa che contrasta col Klondike o un passo in cui Paperone chiama nonna Papera 'sorella'.

            Così le storie precedenti - che io trovo le migliori in ogni senso - vengono per forza sminuite e continua la glorificazione della continuity apportatrice del Vero e si rafforza il mito del 'Maestro' che l'ha creata.

            Mi spiace, non potrò mai essere d'accordo.
            'Specchio magico, specchio rotondo, sono il piu' stupido di tutto il mondo?'
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              Risposta #140: Domenica 13 Dic 2015, 22:28:58
              Ma data per assodata come dici questa attuale e apprezzata tendenza alla continuity, non trovo tuttavia per niente giusto che essa metta in discussione il mondo precedente, il che accade fatalmente perchè l'essenza dei personaggi per definizione è la stessa. E se questa impostazione di continuità è quella giusta per il mondo attuale ovviamente la precedente appare superata, sbagliata perchè dice un mucchio di castronerie. Questo è inevitabile, un' impostazione seria non ammette 'errori' altrimenti - ammettilo - che continuity sarebbe ?

              Non posso che concordare. Non capisco bene il discorso secondo cui la continuity sarebbe un valore aggiunto.
              Secondo me non lo è. Il fumetto Disney ha funzionato per anni senza continuity, e le storie belle escono anche adesso, senza che ci sia bisogno di doversi ricollegare a episodi precedenti. Al limite se ne fa un omaggio, come ha fatto Casty con l'ultima.
              Ma come si può pretendere continuity con all'attivo così tanti sceneggiatori? È impossibile e, almeno personalmente, non auspicabile. Perché finiremmo a fare discussioni eterne su "ah ma Paperino nella storia X dice una cosa, e nella Y si contraddice!". No, il fumetto Disney questo genere di
              Spoiler: mostra
              puttanate
              deve evitarle. Funzionano quando sono eccezioni, come per PK, DD o il nerdismo di Don Rosa*, che appunto conosceva solo Barks ed era un adoratore incallito del fumetto supereroistico americano. Eh sì, in quei casi sono un valore aggiunto. Ma punto, fine. Anche perché, ragazzi, stiamo parlando di paperi e topi che erano giovani negli anni '30. Come puoi spiegare il fatto che lo siano adesso? Fai un reboot? E fra quindici anni ne fai un altro? E fra altri quindici un altro ancora? Oppure fai come Don Rosa, che rinchiude le storie tra il '47 e il '67 e guai a sforare?
              E quando un autore X sbaglia che si fa? Lo si lapida nella pubblica piazza perché non ha tenuto conto di quello che aveva detto l'autore Y?
              No, grazie, della continuity ne faccio volentieri a meno.

              *mi dispiace Paperotto, sulla prima parte del tuo discorso non concordo (almeno non totalmente). Magari più in là potremmo approfondire la questione.

              *

              Mark
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                Re: La continuity nelle storie Disney
                Risposta #141: Domenica 13 Dic 2015, 22:31:21

                un passo in cui Paperone chiama nonna Papera 'sorella'.


                Sinceramente non vi capisco. Un conto è l'esasperazione della continuity di Don Rosa, un conto è cambiare come ci pare le parentele. Non è possibile che in una storia Nonna Papera e Paperone siano fratelli e in un'altra no. Questi non sono dettagli. Allora perché non fare una storia in cui Paperone e Paperino sono papà e figlio (sono ironico, meglio precisare), già che ci prendiamo liberta assurde  >:(

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                  Risposta #142: Domenica 13 Dic 2015, 22:52:35
                  Sinceramente, una storia bella con Paperone con origini alternative la leggerei di buon grado. 

                  Mio Dio ma quante ce n'erano ! Una più bella dell'altra, anche se il Klondike è sempre andato per la maggiore, ha fatto tendenza. Ed io lo rispetto come tale, il passato tendenziale, ma intendiamoci, così come rispetto le episodiche varianti, perchè sì, perchè in quelle storie all'autore così è piaciuto e c'e' stato bene.
                  Così come rispetto nonna papera sorella di Paperone da una parte (ed Elvira Coot dall' altra). Perchè sì in quella storia all'autore è garbato farli sentire così ed a me è piaciuto, in quel mondo non sconvolgeva più di tanto - oh che goduria !
                  Ma ecco che Elvira sciorina il sacro albero del 'Don' e pretende di cancellare quell'altra - come mi dimostrate !!!  ecco non la accetto più. Perchè non è giusto.
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                    Re: La continuity nelle storie Disney
                    Risposta #143: Domenica 13 Dic 2015, 23:01:04

                    Così come rispetto nonna papera sorella di Paperone da una parte (ed Elvira Coot dall' altra). Perchè sì in quella storia all'autore è garbato farli sentire così ed a me è piaciuto, in quel mondo non sconvolgeva più di tanto - oh che goduria !
                    Ma ecco che Elvira sciorina il sacro albero del 'Don' e pretende di cancellare quell'altra - come mi dimostrate !!!  ecco non la accetto più. Perchè non è giusto.

                    Penso che tu ti riferisca a Buon compleanno Paperino di Rota. Storia che anch'io ho apprezzato e apprezzo e che non cancellerei mai perché non segue il fatto che Paperone e Nonna Papera non sono parenti. Non ho una chiusura mentale di tale livello :)
                    Questo non toglie che leggendola (e l'ho letta prima di "conoscere" Don Rosa) ho trovato strana la parentela tra i due e l'ho considerata come una versione "apocrifa"

                      Re: La continuity nelle storie Disney
                      Risposta #144: Domenica 13 Dic 2015, 23:08:05

                       Non ho una chiusura mentale di tale livello :)


                      bontà tua  :)  ;)

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                        Re: La continuity nelle storie Disney
                        Risposta #145: Lunedì 14 Dic 2015, 02:17:27
                        Io ripeto.

                        Esistono vari modelli di continuity, più o meno morbide. E spesso le si confonde. Creare dei punti fissi al passato dei personaggi, creare dei precedenti, evitare che dichiarino di non credere negli alieni o in Babbo Natale non è certo ammanettare la fantasia degli autori. E' semplicemente mostrare una maggior cura, nell'ottica di creare qualcosa di più grande, che funzioni meglio sul lungo termine.

                        Che non vuole dire arrivare al livello di sega mentale del Don, oppure di certe cose che ho letto qui sul fatto che allora dovremmo ritenere inaccettabile che Superpippo non risolva ogni situazione.

                        Poi leggo che il concetto di continuity non sarebbe un valore aggiunto, soprattutto in questo genere di fumetto. Certo, una continuity serrata e a trama orizzontale sarebbe un grosso errore. Topolino deve rimanere rigorosamente verticale. Ma non è che una memoria storica delle avventure più belle e importanti farebbe male.

                        Continuity significa continuità, e la continuità è un qualcosa che aiuta a creare l'illusione e a sospendere l'incredulità. E questo sempre e in qualunque genere di narrazione.

                        Vi faccio un esempio che mi è riguardato da molto vicino. Io sono un grande appassionato dei fumetti di Star Wars. Ne ho letti un sacco ai tempi del glorioso Expanded Universe e li ho amati. Costituivano infatti una piacevole espansione delle creazioni filmiche, aggiungevano particolari, arricchivano e valorizzavano l'universo narrativo.

                        Poi con la riorganizzazione della Lucasfilm il vecchio Expanded Universe è stato scanonizzato, e questi fumetti sono stati dichiarati "Leggende". Al loro posto è invece stata creata una nuova continuity, chiamata "Canone", che andrà a sovrapporsi alla vecchia. La grande novità è che non si tratterà più di un'espansione, ma da questo momento in poi non ci sarà più alcuna distinzione gerarchica fra creazioni filmiche, fumettistiche o libresche. Sarà un tutt'uno coeso e interconnesso, come prima era impossibile che fosse.

                        Questo non ha tolto valore intrinseco alle "Leggende", ma sarei ipocrita se dicessi che non si è perso nulla. Le apprezzo ancora ma il loro non essere più "vere" le ha in qualche modo rese meno interessanti. E questo non è colpa loro o mia, ma del fatto che le regole del gioco sono state cambiate. E' venuto meno il presupposto di partenza, che consisteva nel permettermi di sbirciare nella storia della galassia, laddove i film non arrivavano.

                        Di contro, il nuovo Canone sta offrendomi come lettore un grandissimo esalto. La qualità di questi fumetti non è necessariamente superiore di per sé, ma adesso c'è la sensazione che ogni storia abbia un preciso ruolo nel tutto, e che non ci siano quindi tasselli disposti a caso o senza una regola precisa. Ognuno ha un valore, ognuno suggerisce il proprio potenziale, che sia il colmare un buco lasciato nella trilogia originale, o l'anticipare elementi che vedremo nei nuovi film al cinema. C'è poco da fare, ora è tutto molto diverso, c'è l'illusione che tutto sia più "importante" e di conseguenza l'attenzione di me, lettore, non viene mai meno.

                        Non dico che questo sia il modello che il fumetto Disney debba seguire, attenzione. E' semplicemente un esempio che fa capire quanto l'illusione che ciò che ci viene raccontato sia "vero" aiuti a creare interesse.
                        « Ultima modifica: Lunedì 14 Dic 2015, 02:20:00 da Grrodon »

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                        Cornelius
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                          Re: La continuity nelle storie Disney
                          Risposta #146: Lunedì 14 Dic 2015, 11:25:17
                          Non dico che questo sia il modello che il fumetto Disney debba seguire, attenzione. E' semplicemente un esempio che fa capire quanto l'illusione che ciò che ci viene raccontato sia "vero" aiuti a creare interesse.
                          Perfetto. E l'interesse creato non può che provenire da lettori veramente interessati (scusate il gioco di parole) a ciò che stanno leggendo, appassionati delle vicende papere e topesche e non semplici fruitori di un prodotto per dieci minuti, tanto per farsi quattro risate e rilassarsi, dopodiché l'albetto può essere cestinato.
                          Poi ben vengano anche questi lettori saltuari che fanno comunque aumentare il venduto e che rappresentano una percentuale sicuramente maggioritaria.
                          Però qui all'interno del forum, dove dovremmo essere tutti o quasi un po' più 'coinvolti' da queste storie, mi sorprende leggere alcuni commenti che sarebbero più tipici di un lettore casuale e distratto.

                          O forse, semplicemente, apprezza di più le storie realizzate allorchè la continuity non esisteva.
                          Non pensiamo infatti che tali storie fossero più infantili  perchè spesso erano portatrici di istanze sociali di vario tipo, persino sindacali, politiche e femministe che pervenivano - assai più serie ed inequivocabili di oggi - magicamente disciolte nel divertimento, utilizzando ad hoc i caratteri paperi più autentici.
                          Ma data per assodata come dici questa attuale e apprezzata tendenza alla continuity, non trovo tuttavia per niente giusto che essa metta in discussione il mondo precedente, il che accade fatalmente perchè l'essenza dei personaggi per definizione è la stessa. E se questa impostazione di continuità è quella giusta per il mondo attuale ovviamente la precedente appare superata, sbagliata perchè dice un mucchio di castronerie.
                          Così le storie precedenti - che io trovo le migliori in ogni senso - vengono per forza sminuite e continua la glorificazione della continuity apportatrice del Vero e si rafforza il mito del 'Maestro' che l'ha creata.
                          Ho riportato alcune parti del tuo post, Paperotto, dove parli delle storie che più amiamo: quelle degli anni 60/70.
                          E non è una contraddizione per me dire questo, in quanto quella che oggi chiamasi 'continuity' non l'ha certo inventata Don Rosa (che, casomai, l'ha strutturata in modo capillare); essa c'era già prima, a partire da Gottfredson stesso, ma anche nelle storie italiane del periodo che preferiamo.

                          Da quando Scarpa creò Brigitta e Filo Sganga nel 1960/61 le storie successive con questi personaggi sono state una sorta di continuity (o meglio, situation comedy, che ha sempre e comunque delle regole precise) così come quelle con Atomino, Paperetta, Bruto (il figlioccio di Gancio) e Zenobia (sebbene in cicli circoscritti o in storie meno numerose). Tra continuity e sit-com sono anche le storie coi Bassotti (eredità barksiana dei '50) e quelle con Rockerduck, che Martina e Scarpa ripresero in memorabili storie soprattutto nei '60 e '70. Pura continuity sono state le prime memorabili storie di Paperinik nella prima metà dei '70.

                          Il tema del Klondike è stato sempre presente nelle storie dei 60/70: l'unica 'licenza' che Martina si prese fu alla fine di Storia e Gloria, dopodiché il tormentone paperonesco della Corsa all'Oro fatta in gioventù riprese tranquillamente nelle trame del professore come in quelle di tanti altri autori italiani.

                          Il Deposito sulla collina, sebbene di origine barksiana, fu meglio 'regolamentato' proprio dagli autori italiani del '60, alzando una collina altrimenti piatta (spesso Barks alternava Depositi in piazze cittadine ad altri su spianate leggermente elevate) e arricchendolo con una cupola sul terrazzo; più o meno tutti gli autori italiani da quel momento in poi si attennero a queste nuove disposizioni urbanistiche che sono diventate la Bibbia della toponomastica paperopolese.

                          Un altro esempio di continuity nei due decenni in questione fu quello della posizione geografica di Paperopoli, più realistica, se vogliamo, di quella attuale in quanto vedeva la città situata proprio in California, di fronte all'Oceano Pacifico (come oggi, d'altronde, sebbene lo stato sia il Calisota). Scarpa fece più proseliti con la cupola del Money Bin piuttosto che con la sua 'Calidornia' che visse lo spazio di un mattino (quello dell'Imperatore). I vari autori del periodo inserivano nelle loro storie il vero nome dello stato pacifico: da Duckburg partiva la linea aerea diretta California-Florida, dal suo porto le navi raggiungevano alcune isole in una cartina dove l'entroterra era nominato California; nella Terra vista dall'alto la freccia 'Paperopoli' puntava sempre la bassa California; a Paperone prese un colpo quando sentì alla radio che la California sarebbe stata in futuro vittima di un tremendo terremoto: "Ma Paperopoli è in California!" gridò all'improvviso lo zione. Esempio di continuity geografica nei '70.   

                          Dunque il fascino e la bellezza delle storie Sixty & Seventies Made in Italy non sono state certo offuscate dalla 'marea donrosiana' degli anni '90 anche perché avevano una loro particolare continuity che non era quella 'ossessiva' del Don (detto positivamente da un appassionato delle sue storie) ma che aveva comunque delle basi e delle regole: quelle fantastiche storie non furono certo fatte 'a casaccio'.
                          « Ultima modifica: Lunedì 14 Dic 2015, 14:33:55 da leo_63 »

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                            Re: La continuity nelle storie Disney
                            Risposta #147: Lunedì 14 Dic 2015, 12:29:53
                            Io sono della corrente del "se la storia è bella, va bene tutto o quasi". Anche un Topolino che male interpreta Pluto, una macchina del tempo che non fa passare queste fantomatiche 12 ore nel presente (fatto che nemmeno ricordavo), o addirittura storie ambientate negli anni '50.
                            Con due eccezioni: non snaturare i rapporti tra i personaggi, non inventare nuove origini per personaggi già esistenti.
                            Per il resto, con la storia che deve essere bella, accetto tutto.
                            Il riallacciarsi ad altre storie per me è la ciliegina sulla torta. Fa il suo effetto, ma una torta buona lo è anche senza di essa.

                            Se poi la storia che si "permette" di andare contro il sentire comune dell'appassionato è brutta, beh allora la bocciatura è senza appello.

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                              Re: La continuity nelle storie Disney
                              Risposta #148: Lunedì 14 Dic 2015, 14:39:40
                              Grazie Cornelius per avermi dato del lettore casuale e distratto ma vediamo di non barare. Io chiamo continuity quella donrosiana che minuziosamente e senza possibilita' di varianti stabilisce il passato dei personaggi,   le parentele e - in sostanza - vuole (pretende) di raccontare molto seriamente la storia. Per evitare fraintendimenti  non chiamo  certo continuity il meraviglioso filo conduttore che, nei dovuti modi e limiti, lega le storie italiane anni ksessanta e settanta di cui parli. Prendiamo ad esempio, per l' appunto Filo e Brigitta, si ovviamente esiste un 'filo'  ;) conduttore necessario dato dalle loro costanti collaborazioni, ma assai tenue - da principio addirittura Filo sequestra Brigitta. In seguito il rapporto si perfeziona ma costruendo ogni vicenda dall' inizio senza collegamenti con le precedenti, basandosi solo su un presupposto collaborativo da riempire inventandolo ogni volta. Quindi in sostanza non e` certo la continuity donrosiana che tutto vuole stabilire con antefatti postfatti e via dicendo che si ricollegano di storia in storia. E` invece la naturale dimestichezza che  storia dopo storia si costruisce con il duo. ` Sono un lettore casuale e disattento` ma penso di conoscere bene qusto duo per aver loro dedicato un lungo topic chee sa ha analizzato minuziosamente - una per una - le storie dal 1961 al 1991. ------- e ovviamente essendo questo annoso problema di continuity sorto dopo, per me certo dopo il macigno della saga di Rosa, me ne guardo bene dal posizionarlo prima. Sarebbe davvero assurdo , visto che in quegli anni si viveva benissimo col coerente e corretto filo conduttore con la sua elasticita' che faceva tutti felici SENZA sollevare problemi di alcun tipo. Di certo per i sostenitori della continuity  sarebbe oltremodo utile barare anticipando il dissidio ma mi spiace....................... quegli anni erano veramente liberi e felici e questo problema non esisteva ...........e x chiudere non vuol dire che non vi fosse filo conduttore ...... Aho` ma c` e` pure bisogno de` dirlo ??? Mejo de si 
                              « Ultima modifica: Lunedì 14 Dic 2015, 14:56:43 da dr.Strano »
                              'Specchio magico, specchio rotondo, sono il piu' stupido di tutto il mondo?'
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                                Re: La continuity nelle storie Disney
                                Risposta #149: Lunedì 14 Dic 2015, 16:13:42
                                Signore e signori, una esclusiva testimonianza diretta da parte della continuity stessa!

                                PS: la continuity sembra avere inspiegabili origini esotiche e un'innata passione per la musica. ::)
                                PPS: ho provato a chiederglielo ma no, i Marò non ce li rimanda: dice che non rientra nel canone Barksiano.

                                 

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