L'arrivo di Venom -
La sfida di Goblin -
Tornando a casa Continua il mio approfondimento delle storie a fumetti di Spider-Man, addentrandomi in questo universo sotto le solerti guide di un uomo che sapeva troppo e di un avvocato.
Questi miei personali e singolari Virgilio sono stati stranamente concordi nel consigliarmi 3 volumi della vecchia collana allegata alla Gazzetta dello Sport anni fa, e sui quali ero comunque già orientato anch'io.
I primi due volumi infatti sono incentrati su due classici e celebri nemici dell'Arrampicamuri, Venom e Goblin, presentando una bella selezione di avventure con loro come antagonisti.
Per quanto riguarda
Venon, non mi ha entusiasmato molto la storia del 1984 in cui il simbionte era parte di Peter, mentre il ciclo di fine anni '80 a firma di Michelinie e McFarlane mi ha entusiasmato. Appassionante, oltre alla storia in cui Spider-Man combatte per la prima volta l'alieno attaccatosi al giornalista Eddie Brok, soprattutto la trama che si dirama per 3 episodi e che vede Peter messo davvero alle strette, contro un nemico che conosce la sua identità ma che è caratterizzato da un rigido codice d'onore e di giustizia. Ottima in tal senso la sceneggiatura, quindi, ma sono diviso per quanto riguarda i disegni di McFarlane, mito del fumetto americano di cui però ancora non avevo letto nulla, che se tra la storia del 1988 e quella del 1989 migliora molto sul piano dello stile, ma che comunque mi lascia un po' in sospeso anche in quelle storie. Laddove gli sfondi e l'Uomo Ragno sono disegnati in modo effettivamente convincente, le mie riserve più pesanti sono sulla sua Mary Jane, che a tratti appare troppo mascolina e non mi attira molto.
Buone anche le due storie che chiudono il volume, anche se i disegni di Larsen sono leggermente inferiori a quelli di McFarlane stesso, che MJ a parte già mostrava un certo talento.
Per quanto riguarda
Goblin, gli anni di riferimento sono precedenti a quelli di Venom: qui viaggiamo tra i '60 e i '70, e questo significa molto Stan Lee ai testi e una buona dose di John Romita Senior ai disegni. Un Uomo Ragno molto classico, insomma, che temevo non apprezzare abbastanza fuori dalla consueta ammirazione per un fumetto pionieristico e dall'attenzione "archeologica" da studioso e appassionato di fumetto, e che invece mi ha genuinamente incantato. Dimostrazione del fatto che il Sorridente Stan era davvero un grande affabulatore e sapeva scrivere ottimamente, tanto da ottenere storie ancora oggi valide e godibili.
L'avventura di esordio del villain, in realtà, non è niente di che, ma con la seconda storia contenuta nel volume si fa sul serio:
Il vero volto di Goblin/
La fine di Goblin è una bilogia ottima, meravigliosa, magistrale, una gragnuola di colpi di scena orchestrati benissimo che incollano il lettore alla pagina. Anche
Goblin vive! non è male, ma senz'altro meno interessante del'avventura precedente e soprattutto di quella successiva, quella dove il fumetto arriva ad un turning point importante con
.
Si tratta di storie qualitativamente eccellenti con uno Spider-Man ottimo davvero, personaggio a tutto tondo e con cui è facile immedesimarsi grazie ai problemi credibili che ha in abiti civili, e con storie che fanno degli stilemi supereroistici il loro fondamento.
Balzo in avanti fino agli anni 2000, quando un restyling del personaggio porta Straczynski a scrivere per la testata ragnesca, godendo delle matite di John Romita Jr.
Tornando a casa è la prima miniserie che compongono la run dell'autore di
Babylon 5, e ne sono rimasto letteralmente conquistato. Come un decennio dopo avrebbe fatto Grant Morrison per Batman, Stracchino immagina che non sia stato un caso quello che ha portato Peter Parker a diventare Spider-Man. Morrison per l'Uomo Pipistrello ha introdotto i temi della predestinazione, similarmente qui viene introdotto il concetto di poteri totemici, legati cioè a un "totem", un animale o un'entità che si erge e simbolo del potere che rappresenta.
Stracchino scrive una gran bella storia, dove dapprima Spidey incontra l'enigmatico Ezekiel, e poi una specie di vampiro che sarà l'impegnativo villain da combattere, entrambi individui capaci di introdurre questo tema del totem nella vita e nei pensieri di Peter.
Per il vampiro, applausi: un personaggio che rischiava di diventare difficilmente gestibile in modo credibile è qui invece tratteggiato senza svelare molto, lasciando quell'alone di mistero e penombra che regalano spessore ad un personaggio che riesce a creare numerosi grattacapi all'eroe, in più di uno scontro, tutti epici.
Il tutto supportato da un Romita Jr. in forma smagliante, mamma mia, un gigante del fumetto.
E se ho letteralmente goduto come un riccio per tutto questo arco, l'apoteosi è stata la parte finale del volume, dove Stracchino riesce a inserire nella trama uno scossone tante volte ipotizzato fin dagli anni '60, paventato, ma mai concretizzatosi. Uno dei pericoli maggiori che avverte Peter da sempre, uno dei suoi incubi peggiori prende forma nella realtà, e questo ci regala numerose tavole introspettive, che presentano un dialogo lungo, articolato, profondo che nè i lettori nè Peter avrebbero mai immaginato di vedere concretizzarsi. E lo sceneggiatore ci regala così alcune pagine di rara bellezza.
Insomma, tanta azione ben gestita, molto buona l'ironia sottile che permea la storia e non solo nelle battute dell'Uomo Ragno, e una buona dose di profondità emotiva. Wow.
Grande è il desiderio, ora, di trovare i volumi che continuano la run della coppia di autori.