Amazing Spider-Man #585Comprato perché si può considerare un numero speciale, questo: esattamente nel mese di agosto del 1962, sull'ultimo numero di
Amazing Fantasy, esordiva l'Uomo Ragno, nella storica storia scritta da Stan Lee e disegnata da Steve Dikto.
Per l'occasione, infatti, il mensile Panini decide di ristampare quella
prima avventura, che ovviamente altro non è se non le origini del supereroe che abbiamo tutti visto e rivisto, narrate anche in maniera meno interessante, dal momento che in quegli anni si cercava di concentrare in poche tavole molti avvenimenti. Ma l'importanza filologica di tale storia e della sua presenza su questo numero è ovvia e mi ha fatto piacere trovarla, anche per i bei disegni di Dikto, invecchiati, sì, ma non quanto temessi.
Il piatto forte del numero comunque è l'inedito,
Ho ucciso il domani, di Dan Slott e Humberto Ramos. Un grande omaggio dello sceneggiatore al serial
Doctor Who di cui è un grandissimo fan (come dice Max Brighel nell'editoriale, ha perfino una foto in cui appare insieme a Steven Moffat!).
Un collega scienziato di Peter ha inventato una porta che attraversandola conduce 24 ore avanti nel tempo: quando ci passa lui non succede nulla di che, quando lo fa Peter quel che si trova davanti è distruzione apocalittica. Peter ne deduce che, essendo virtualmente stato assente dal mondo per un giorno intero, non abbia potuto fermare un grave disastro, e comincia quindi una giornata intensa per cercare di cambiare il futuro.
Una trama a base di viaggi nel tempo sorprende se vista sulle pagine di
Spider-Man, ma il ragazzo se la cava bene anche in questo frangente, e la corsa contro il tempo appare interessante e ben gestita. Anche la risoluzione finale dell'inghippo risulta in pieno stile
Who e in generale la storia è molto carina, anche in virtù di disegni davvero ottimi a firma di questo Ramos, che non conoscevo ma che si rivela assai dotato, osservando queste sue tavole.
Per il resto, c'è la terza parte delle dimenticabili
Guerre Segrete, che mostra un minimo interesse per via della situazione molto onirica in cui si trova l'Uomo Ragno.