Nel complesso il messaggio che emerge dalle tavole è quello della possibilità di riscatto personale: Rattinger paga il suo debito con la giustizia (in realtà con 102 rapine sul groppone dubito che sarebbe mai potuto uscire, ma transeat)
A dire il vero, stando a quanto afferma Topolino sulla ricostruzione storica legata alla vita di John Rattinger, il bandito ha messo a segno
sessantadue rapine prima di essere arrestato.
Comunque, devo dire che anche per me come per Gancio, a distanza di tempo, le sensazioni positive in merito a questa storia non sono affatto mutate e la considero veramente un'ottima storia, densa di fatti, situazioni, antefatti e colpi di scena.
L'inizio è sicuramente d'effetto con un Topolino che viene pubblicamente (e platealmente) accusato di un reato che non può aver commesso data la sua natura intrinsecamente onesta e di buon cittadino.
Ed è proprio questo il punto su cui fa leva il pubblico ministero, su quella che sarebbe una natura soltanto
apparente dell'accusato, accrescendo ancora di più il senso di ingiustizia di cui si sente vittima il nostro piccolo Topo.
La storia è veramente appassionante e si muove su due binari che finiscono per collimare nonostante sembrino distinti: da un lato l'attuale accusa ai danni di Topolino, dall'altro le vicende del "leggendario" Rattinger del titolo, le quali ritornano prepotentemente dal passato e che finiranno per intrecciarsi con la stessa sorte giudiziaria del piccolo Topo.
Quanta tenerezza mi ha fatto vedere il dispiacere di Minni che si getta tra le braccia del suo amato, timorosa per l'esito del processo e per la scarso impegno di chi dovrebbe difenderlo in tribunale quando invece si mostra ben poco interessato a prendere le sue difese.
E quanto è stata d'impatto la scena in cui il vecchietto, con la rabbia nel cuore e nell'animo, spezza il suo bastone al solo sentire che,
con ogni probabilità, il famoso Topolino verrà condannato.
Una storia costruita veramente ad arte, che scorre con una fluidità e un ritmo palpabili e che si rivela veramente significativa sia per la frustrazione che un innocente come lo stesso Topolino si ritrova a provare nel momento in cui viene accusato di un reato mai commesso ma anche per la piena redenzione di un personaggio che ha pagato il suo debito con la giustizia e che finalmente può agire da libero cittadino, dimentico del suo passato.
E poi, trovo veramente bellissime e sinceramente emozionanti le tavole conclusive con la scena d'addio nella stazione, davvero umane, commoventi e nelle quali si percepiscono appieno gli stati d'animo dei due personaggi protagonisti.
Il tutto trasposto su carta da un Silvio Camboni per me in stato di grazia che riesce a rendere vividi e palpabili non solo i fatti di cui si sta raccontando ma anche e soprattutto le emozioni dei personaggi protagonisti di quella che ritengo una storia indimenticabile e che porto nel cuore sin dalla prima, appassionante, lettura.