Copio e incollo alcuni pezzi di quello che ho scritto nel mio blog. In totale un numero che mi è piaciuto molto, ma non un capolavoro.
Mater Dolorosa è una storia che principalmente fa tante cose: crea una trama affatto male, lineare nei tutti i suoi incubi, sogni, sogni negli incubi, incubi nei sogni e flashback, celebra il ritorno di Mater Morbi, nella sua affascinante e misteriosa figura, festeggia un trentennale unendo tanti aspetti di Dylan Dog in una veste di citazioni e rimandi, e continua a mettere tasselli su quello che è stato il colpo di autodistruzione di Sclavi, cioè sulla storia di Dylan Dog, tanto conclusa il prima possibile, tanto continuata e continuata da altri autori.
Quello che viene fuori è, come già detto, una bella storia. Non un capolavoro se pensiamo ai testi, ma una bella storia che si riesce a leggere in pochissimo tempo.
Recchioni cita in più parti della storia altri albi, dal 100 al Lungo Addio, mettendoci dentro tutti i personaggi importanti della serie, che a volte rischiano di passare di fretta, dire la propria e magicamente sparire. Il Dylan Dog qui tracciato è tormentato e alla ricerca di se stesso: in quel poco che effettivamente si vede di lui (nella sua veste adulta, si intende) tende ad assomigliare al DellaMorte DellAmore del romanzo di Sclavi, ma anche ancor più a quelo dell'albo Orrore Nero (Dylan Dog Speciale 3) in cui il personaggio compare, recita nelle quasi stesse sequenze del Dylan di quest'albo, e riesce a dare anche a mandare qualcosa di forte. Qui Dylan invece non riesce a farlo, o almeno in modo non completo. La malattia c'è, sì, ma è una cosa veloce, e non scavata nel profondo. Il tutto non riesce a dare al lettore quello che Recchioni probabilmente voleva. In parole povere, la storia non emoziona, e si mantiene su quella buona trama che sembra non volerti mai colpire.
Cioé, in fondo lo vuole, e forse anche troppo.
Uno dei momenti più importanti della storia, la battaglia tra Morgana e Mater Morbi appare come qualcosa fatto di frasi "epiche", e di scene "fatte", in un certo senso, toccando un momento non eccellente della storia che banalizza un po' l'albo, in quello sfaccettamento dei personaggi e della trama che rischia di farlo...Appiattendosi! Esempio è anche John Ghost, qui più enigmatico che mai e tassello quasi principale sul futuro di Dylan Dog, pur comunque non riuscendo in qualche frase o momento (quando cita il multiverso, cosa che si poteva non inserire affatto, o la scena di quando è al ristorante).
La storia creata da Recchioni "interna", cioè non la trama in se ma ciò che comporta nella "storia generale" di Dylan, sia fumetto che personaggio, nel suo creare un passato più preciso funziona, è una cosa che probabilmente molti fan vogliono, e, tralasciando che come idea non può mai essere perfetta o adatta ad un personaggio fatto di oniriche contraddizioni, Recchioni sembra gestirla bene.
Parentesi a parte per i disegni. Cavenago è qualcosa di stupendo, altamente stupendo. Ti prende e ti trascina, ti incute e ti rilassa tramite fantastici giochi di colore. Non troppe linee servono ai suoi personaggi, bensì belle inquadrature e una gabbia spesso modificata. Tantissime splash page che non fanno che far rimanere il lettura affascinato, e addirittura una doppia splash page. Geniale nella scena in cui Dylan esce fuori e uccide gli zombie, potentissimo in tutte le visioni della nave di Mater Morbi, affiancato anche dai suoi bellissimo colori. Perfetto in ogni singola vignetta, Gigi Cavenago è qualcosa che davvero non ti aspetti in un fumetto Bonelli. Mille applausi.