Ultimo capolavoro di Barks prima del pensionamento, e una delle mie storie preferite tra i numerosi capimastri dell'Uomo dei Paperi, King Scrooge the First è senza dubbio una vicenda dalle molteplici suggestioni. Il Maestro dell'Oregon fa ritornare i Paperi nella magica Persia, dopo averceli condotti nella Sposa persiana e nel Tappeto volante, e sfrutta le atmosfere oniriche e leggendarie dell'ambientazione per creare un apologo sull'esistenza umana dai toni sapientemente lirici ed elegiaci. La potenza della narrazione imbastita da Barks si sviluppa appieno attraverso un tema maturo e pregnante di significato come quello della vita eterna, intrinsecamente legato ai più reconditi aspetti della spiritualità umana. In questo caso, l'ispirazione sembra essere tratta, almeno parzialmente, dal poema sumero-accadico di Gilgamesh, da cui l'avventura barksiana riprende la ricerca dell'eternità per conseguire la vittoria definitiva dell'uomo sulla morte, destinata a rivelarsi fallimentare sia nel componimento poetico, sia nel fumetto; si potrebbe pensare che il Maestro dell'Oregon abbia ricavato l'idea generale anche dal romanzo "Lei, la donna eterna"(che servì poi da ispirazione per un'avventura dei nostrani Cino e Franco ma, soprattutto, per un celebre capolavoro scarpiano), sicuramente più diffuso negli USA all'epoca rispetto al poema sopracitato.
Come già fatto notare da alcuni utenti precedentemente, in questa storia la personalità di Paperone sembra subire una sorta di involuzione rispetto alle avventure immediatamente precedenti, in cui il lato umano e perfin romantico del papero-magnate veniva messo in risalto(cito, ad esempio, il Bilione in fumo o A nord dello Yukon); qui, al contrario, riaffiorano parzialmente la grettezza e la ruvidità dello Scrooge degli esordi, uniti a una forte dose di scetticismo nei confronti del sovrannaturale e a un attaccamento al denaro completamente diverso dal rapporto giocoso che intratteneva con lui nelle storie degli anni Sessanta, e anche all'amore verso di esso che nutriva nella Disfida: in King Scrooge tale atteggiamento è contaminato da una avidità a tratti morbosa, sintomo di una dipendenza quasi malata. Forse che questo Paperone sia una sorta di collegamento tra l'eroe romantico e coraggioso dell'epopea di Uncle Scrooge e l'antagonista piatto e stereotipato delle successive storie delle Giovani Marmotte? In ogni caso, la figura del ricco papero è completamente oscurata dalla fortissima e magnetica personalità dell'indovino Khan Khan: sontuoso nelle pose e nella gestualità, affascinante nella personalità complessa e imprevedibile, egli incarna il mistero e la saggezza dei secoli passati, è portator di un modello di vita incompatibile con quello odierno, destinato a sparire, come lo stesso indovino, nelle sabbie del deserto durante lo struggente finale. Se si considera che Barks si rispecchia con tale personaggio, è indubbio che il finale acquisisce un ulteriore significato: il commiato dai lettori di un autore, all'epoca pressochè sconosciuto e poco retribuito, la cui opera rimarrà sempre nel cuore degli appassionati, ridefinendo il significato stesso di Fumetto Disney.
Una tale storia, incredibilmente pregna di significati e suggestioni, risulta a mio parere travisata dalle matite di Strobl, il cui tratto geometrico e piano non riesce a coniugare le ambiguità della trama a una recitazione solenne e teatrale dei personaggi, drammatica e carica di tensione a tratti oppure caratterizzata da un umorismo insolitamente amaro; obiettivi che invece ritengo conseguiti appieno nella versione di Jippes, che trasferisce mirabilmente sulla carta la sceneggiatura dell'Uomo dei Paperi.
Voi cosa ne pensate di questa storia?