Pur considerandola un’ottima avventura, la trovo ben lungi dai vertici dell’autore.
La parte ambientata sul pianeta è ineccepibile, fresca e vivace, ma la sequenza del viaggio non mi ha convinto in alcuni punti:
- la scena del cibo volante mi ha fatto ridere; tuttavia subito dopo mi sono avveduto che la gravità non avrebbe dovuto agire neanche sui piatti e sui personaggi, i quali invece ne subiscono l’effetto
- lo strato di marmellata (o quel che è) intorno alla Terra è talmente insensato che non so nemmeno come commentarlo. Però non tutti i mali vengono per nuocere, poiché permette una caratterizzazione interessante di Topolino, il quale si lascia contagiare dalla follia dei suoi compagni di viaggio
- quella dei corpi celesti senzienti è un’idea affascinante, ma viene introdotta e immediatamente lasciata cadere.
Si tratta della prima (nonché una delle più deboli) walshana con popoli immaginari, che anticipa il genere delle fiabe politiche degli anni successivi. Questa però non merita di rientrarvi, dal momento che di politico c’è troppo poco.
Più sopra si nota che gli alieni sono orsi, come il simbolo dell’Unione Sovietica, ma non vedo altri parallelismi con la situazione dell’epoca. Non si capisce in cosa gli umani senza volto dovrebbero rappresentare gli statunitensi; senza contare che le due genie si scontrano in un conflitto vero e proprio, mentre la guerra fredda non lo è stato.
Inoltre, il ribaltamento dei ruoli tra animali e uomini non convince del tutto, dato che nell’universo del Calisota sono assolutamente normali esseri con aspetto animalesco e comportamenti umani. Gli aint non differiscono minimamente dai normali animali antropomorfi, se non per l’assenza del vestiario.
Aggiungo infine che il finale, sebbene funzioni, manca sia di epicità che di umorismo.
Mentre quasi sempre trovo nelle opere del fumettista in questione tanti pregi e nessun difetto, qui, accanto ai punti di forza, anche qualcuno di debolezza.
In conclusione Walsh ha dimostrato più volte di sapere dire di più, con la medesima lunghezza; oppure a concentrare gli stessi contenuti in decisamente minore spazio.
Tuttavia, le caratterizzazioni dei personaggi sono notevolmente curate.
Topolino, oltre ad essere all’apice dell’ironia, viene descritto magistralmente (in 3 vignette) combattuto, poco prima della partenza, tra la preoccupazione per l’imprevedibilità delle invenzioni dell’amico e la voglia di avventura fine a sè stessa.
Eta Beta dal canto suo, è valorizzato da una delle sue interpretazioni migliori, nel suo modo bislacco di risolvere i problemi:
- quando è alle prese con un soldato, si traveste ma anziché scivolare via ha ben cura di farsi notare
- il suo stratagemma per distrarre la guardia delle celle non necessita di ulteriori commenti.
La battuta sul ritorno alla civiltà costituisce un’efficacissima satira rivolta indistintamente a tutti i popoli della Terra.
Invece, la chiosa sulla medesima consistenza di sogni e ricordi mi rammenta il pensiero di qualche filosofo ma non saprei specificare quale; inoltre mi fa sovvenire 1984 (pubblicato fra l’altro lo stesso anno) benchè il tema venga declinato in maniera diversissima.