Paperino e la pentola genuina è una storia
deliziosa almeno quanto le prelibatezze che il titolare della vicenda cucina inizialmente solo per sè stesso ed i nipotini e che poi estende la platea dei propri affamati consumatori ad una collettività desiderosa di riscoprire il gusto per le cose semplici, legate ad un "tempo che fu" ormai in netto contrasto con la modernità ma che pungola la gente a riassaporare il buono dei piatti di una volta.
La
pentola, come già è stato rimarcato più volte dagli splendidi commenti di chi mi ha preceduto, è infatti fortemente legata all'immaginario di tradizione domestica e calore familiare in cui il provetto cuoco prepara con amore i cibi che bocche affamate attendendo impazienti di gustare.
Ma essa assurge anche ad allegoria della mitica pentola stracolma di preziosi derivante dalle leggende della verde terra d'Irlanda per cui laddove finisce il variopinto spettacolo dell'arcobaleno si troverebbe una fonte di auree ricchezze tali da lasciare senza fiato.
Trasfigurata nella cornice del racconto che si staglia tra il contesto urbano della Paperopoli classica e il suo scenario agreste, la pentola si rivela davvero benefica e portatrice di una ricchezza che per Paperino non costituirà certo un mezzo per cambiare drasticamente vita. Ma di cui potrà comunque essere entusiasta per la ritrovata serenità che, attraverso i lauti guadagni che essa gli ha fruttato, sarà in grado di riassaporare a pieni polmoni insieme ai nipotini.
Il cuore puro del papero in giubba batte forte nelle dinamiche che Cimino gli cuce attorno e nelle quali lo mette alla prova per dimostrare come, talvolta, la sorte sia favorevole nei suoi confronti poiché tutto ciò che di buono accade a lui e alla sua famiglia è pienamente meritato, riflesso speculare delle buone azioni che lo hanno visto genuino protagonista.
Già il gesto stesso di decidere di sfamare chi versa in condizioni più sfortunate delle sue come un cagnolino che si è perduto e che rovista affannosamente tra i rifiuti per nutrirsi testimonia il candore di un
Donald che antepone i bisogni di chi gli sta attorno rispetto alle sue legittime necessità, la cui importanza è tutto fuorché secondaria.
Alla genuinità di Paperino fa da contraltare l'animo avido di uno Zio Paperone il cui intento è mirato soltanto ad accrescere il proprio prestigio finanziario ed i suoi già favolosi introiti giornalieri e poco importa se ciò è legato anche ad un suo "super-ristorante" in cui la sciattezza dei piatti, la freddezza dell'ambiente e l'algida atmosfera di consumo delle brodaglie che vengono propinate ai poveri clienti costituiscono i contorni di un locale da incubo.
Un luogo dove nessuno vorrebbe mai entrare di propria volontà se la frenesia della società moderna non lo privasse della possibilità di gustarsi per bene anche un'umile quanto decisamente più saporita minestra fatta in casa, con tutte le attenzioni e le premure che un amoroso cuciniere potrebbe immettervi nel prepararla.
L'umanità di un Paperino disposto a mettersi al servizio della comunità per farle riassaporare il gusto dei "piatti genuini di una volta" cozza rumorosamente con l'austero clima che si percepisce nella mensa automatizzata dello Zione, specchio di una modernità che incontra sempre più fatica nel dedicarsi a impagabili momenti di genuinità e naturalezza, circondati dall'affetto dei propri cari in cui potersi gustare un buon piatto casereccio.
L'attualità di questo racconto che ha più di cinquanta primavere alle spalle, i molteplici messaggi che riesce a veicolare con un sapiente equilibrio tra la leggerezza della cornice disneyana e la profondità dei sottotesti che è possibile leggere in esso, la contrapposizione tra la semplicità di Paperino e l'animo gretto di uno Zione mosso dal solo fine di cercare il proprio profitto, la tenerezza delle figure del cagnolino trovatello e del viandante suo padrone sono solo alcune delle ragioni che rendono
Paperino e la pentola genuina un classico senza tempo della produzione disneyana, nato dalla collaborazione di due tra i massimi interpreti del fumetto Disney
made in Italy.
Grazie Rodolfo, grazie Giorgio!