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"Natalissimo" n°29 del Dicembre 2001; storia godibile. La trama non è incredibile, ma non è l'originalità il forte di questa storia, quanto (piuttosto) la gestione di strutture classiche e il giocare con esse, sul piano metanarrativo. Lasciando da parte disegni e chine della coppia Scarpa-Del Conte (su cui, nulla da dire: ottimi come sempre, entrambi), mi vorrei concentrare sulla sceneggiatura di Marconi. Quest'ultimo inventa una trama molto classica, non originalissima, ma mostra una buona capacità in almeno due punti:
1) nel non fare intuire dove la trama andrà a parare; un pericolo dietro l'angolo, quando si sceglie una struttura molto classica; qui non era scontato che fosse tutta una messinscena. Lo si poteva sospettare, ma non era ovvio o palese.
2) nella gestione delle trovate metanarrative; questo è ciò che ho più apprezzato della storia; non solo il finale rimandato — con Paperino che scosta le lettere che compongono la parola
"Fine" e dice
"Un momento! Questa storia non è ancora finita!" — ma, soprattutto, la genialata delle vignette in stile pellicola in bianco e nero:
Qui, con l'assenza dei dialoghi, Marconi dà modo a Scarpa-Del Conte di realizzare una serie di scene dinamiche, ripescando dal cinema comico muto e dalle strisce umoristiche americane. Una, in particolare, mi ha fatto molto ridere:
Paperino che tenta di capire se si tratti effettivamente di un semplice pupazzo di neve, muovendo la manina davanti agli occhi dello stesso, per poi scoprire che si tratta di Paperina che lo aspetta da troppo tempo, sotto la neve. La gestualità è resa in modo estremamente espressivo e comico.
Riguardare l'espressione di Paperino (che fa mentre muove la mano) mi fa molto ridere anche adesso
Alcune pecche: A) Non mi è piaciuto il motivo inventato per far intuire a Paperino che si trattasse di una messinscena. Non dico altro, per non fare spoiler, ma è un po' troppo tirato. Sembra inserito pur di fare il salto di trama, ma senza prendere troppo spazio.
B) Non ho apprezzato lo snaturamento eccessivo di Paperone; qui, spende una barca di soldi e si limita a dire (addirittura!) frasi quali
"Via! Ho solo speso qualche dollaro..."; e sono Qui, Quo e Qua a dovergli ricordare che ne ha spesi molti di piu, cosa che non gli provoca nemmeno un mezzo rimpianto credibile.
Insomma: si comporta secondo un altruismo insolito e poco convincente. Per carità, sono molte le storie in cui Paperone mostra di avere un cuore. Ma, solitamente, l'altruismo viene (perlomeno inizialmente) giustificato in un qualche modo. O anche — magari — sul finale. Il personaggio di Paperone richiede che l'altruismo venga conquistato, raggiunto. Che la scorza di taccagneria venga levata piano piano. Non ha senso, invece, appiccicarglielo addosso in modo innaturale.
Qui, Marconi ha voluto rendere Paperone altruista e spendaccione (quando, poco prima, nelle sequenze in bianco e nero, lo vediamo comportarsi come di norma, aggiungendo tre ore di straordinario non pagato a Paperino) con la scusa del "Natale", ma rimane una scusa forzata: avrei preferito l'elaborazione di un percorso — di anche una sola vignetta — per arrivare a quell'altruismo in maniera più realistica. Così, ha poco senso.
Per il resto, una buona storia. Che, ripeto, brilla nelle trovate metanarrative.
Bonus:Cannibalismo ed allegria!