Riesumo questo topic per dire la mia.
Quando si esamina una storia, bisogna sempre tener conto del contesto storico-fumettistico del periodo a cui appartiene.
Quando la storia venne pubblicata, il personaggil di Macchia Nera era ancora quel villain snaturato e ridicolizzato che, prima gli stessi statunitensi, poi gli italiani, avevano creato.
Non c'era quasi più nulla nel personaggio che ricordasse la sua caratterizzazione originale, quella del grande Floyd.
E non è che la tendenza, in quel 2003, sembrasse intenzionata a cambiare.
Ma poi venne Savini, che già con Il furto della perla rossa, ci aveva dato un assaggio di quello che sarebbe diventato Macchia dopo il suo intervento.
Ma se da un lato il bravo Alberto lo ha valorizzato in storie dal carattere prettamente umoristico (o, almeno, in apparenza umoristiche), Casty lo ha reso nuovamente l'oscuro e temibile villain di un tempo, riallacciandosi alla tradizione gottfredsoniana, alla quale, pare tanto legato.
E La macchina dell'oblìo è stata la prima di queste storie del ripescaggio di Macchia, caratterizzata, come tutte le prime storie del Castellan, da un intreccio non certo elaboratissimo, ma che già ci presenta quel suo stile in apparenza banale, ma, in realtà ben più elevato.
E il tutto viene valorizzato dai buoni disegni di De Vita che, di certo, non delude.
In breve, una storia che è ben più di quel che appare, da leggere con attenzione e interesse.