La simpatia che riescono a trasmettermi i personaggi creati dalla mente e dalla mano sapiente di Romano Scarpa è qualcosa che mi affascina e che mi restituisce davvero delle belle sensazioni ogni volta che mi approccio alla lettura di una sua storia da Autore completo.
Il concetto della simpatia potrebbe rimandare a qualcosa di scontato o comunque dato per assodato nel mondo dei Fumetti Disney visto che i suoi maggiori protagonisti (Topolino, Paperino, Pippo, Zio Paperone...) rappresentano delle icone del buonumore e dell'umorismo.
Eppure, secondo me, la simpatia che si prova nei confronti di un certo personaggio è qualcosa che va oltre alle semplici gags o a delle battute capaci di far sorridere i propri lettori.
Potrà sembrarvi strano ma per me il concetto della simpatia è strettamente connesso a quello del realismo, della capacità cioè di creare e/o di muovere dei personaggi in maniera tale che quegli stessi personaggi diventino assimilabili a delle persone in carne e ossa, con le loro reazioni istintive, i loro dubbi, il loro passato, la propria Storia...
E, in questo, nella capacità cioè di rendere vividi e palpabili i personaggi che muoveva, Romano Scarpa era (ed è) un grande Maestro.
Il protagonista di questa storia, infatti, oltre allo stesso Topolino, è rappresentato da quel simpatico vecchietto di nome Tapioco Sesto che mi aveva già conquistato quando si mette a saltare alla cavallina sopra un idrante, con un entusiasmo e una dinamicità davvero incredibile e spiazzante.
È su questo personaggio che si incentra tutta la storia, all'inizio così indecifrabile e strano nei comportamenti per colui che dovrebbe essere un tranquillo e pacifico anziano e che invece porta una ventata di brio e di "follia" inattesa nella quotidianità dello stesso Topolino, che non può neanche godersi quel cappellino nuovo che ha appena comprato all'inizio della storia.
Il rapporto con lo "zio" Pippo, il salto imprevedibile e spiazzante sulla incredula Minni (fonte di evidenti malumori da parte del buon Topolino), il suo entusiasmo di fronte ad una bancarella di giocattoli, il gesto insano ad una volante della polizia...
Sono tutte azioni che mi hanno lasciato un senso di simpatia ed empatia con il personaggio che è difficile da descrivere, oltre a farmi ridere e divertire con tutto il cuore.
Durante la lettura di questa storia, mi è quasi sembrato di assistere ad un vero e proprio corto animato, tanto l'azione, il dinamismo e la vivacità dei personaggi e delle situazioni che si ritrovano a vivere si manifestano in modo così vivido e palpabile.
La bellezza che le storie realizzate interamente da Scarpa riescono a lasciarmi dentro è qualcosa che mi restituisce sempre delle sensazioni intense, sempre nuove e che non risultano mai sfiorire ad una nuova ri-lettura.
E questa storia ne è per me un esempio vivido e immediato.
E quella simpatia di cui parlavo prima non si esaurisce solo con le situazioni che mi hanno fatto divertire e ridere nel corso della lettura della storia.
Come non empatizzare con quel Pippo che prorompe in tutta la sua fermezza e in tutta la sua decisione non appena pensa che il suo migliore amico non sia stato ricompensato come avrebbe dovuto?
E quanto è bella quella scena in cui vediamo prima un Topolino più che mai deluso, assente e solo nella propria casa e poi riaversi subito non appena capisce che tutti i suoi sforzi non sono stati vani e che, al contrario, gli sono pienamente riconosciuti così come la stima e il benvolere che è riuscito a guadagnarsi?
Una storia veramente splendida, che non fatico a considerare una perla di bellezza, simpatia, vivacità, realismo e soprattutto umanità.
Ringrazio sempre Romano per le emozioni che mi ha dato (e che mi continua a dare) con tutta la meraviglia e la profonda bellezza con cui ha animato quei suoi personaggi, sia quelli classici che quelli da lui creati, e che rimangono scolpiti nella mia mente e nel mio cuore di appassionato del mondo Disney.