Ripensandoci.. Dobbiamo dare un vero merito a questa storia?
[Prefazione: tutto è puramente personale]
[Seconda prefazione: ho una scarsa cultura fumettistica, quindi per rispondere usate "Gnurant!", almeno ci rido un po' su]
Trovo che il cambiamento di Topolino, dall'essere convinto di essere se stesso a vacillare, per poi convincersi sempre di più di essere un altro, sia molto naturale. Leggendolo non ho dovuto pensare "va beh, siamo solo in un fumetto, non tutto deve essere per forza logico.."
E' pur vero, come già detto, che la stessa storia poteva essere narrata in meno di 65 pagine eppure.. Siamo sicuri che poi sarebbe piaciuta? Probabilmente saremmo stati tutti (O almeno chi legge la storia in modo critico anche se di un autore bravo e amato praticamente da tutti i lettori) qui a dire "Topolino che crede di non essere lui solo perché gli viene detto che non lo è e gli mostrano qualche fotografia? Non funziona, nono caro Casty, hai fallato di brutto stavolta [ecc.ecc.ecc.]". E invece ha funzionato, e aggiungerei eccome, perché la trama, che va avanti in modo lento (Elemento che può essere anche ben visto come un difetto, eh) permette di rendere il tutto,.. Naturale!
La prima parte, che può non piacere molto, regge tanti elementi della seconda, facendo filare tutto. Sono quei "Io sono Topolino! Voi siete.. un altro Topolino!"/"Sono stanco e vedo cose che non esistono"/"E' tutta un'invasione aliena!" a far funzionare quello che viene dopo, e in particolare la vignetta che posto qui sotto che sarebbe potuta sembrare "Innaturale" con poco. (Avete capito,sì, non mi vengono altri termini)
Detto in poche facilmente discutibili parole: dopo la terza lettura, non trovo ancora Topolino dipendente dalla storia, come una marionetta, che si muove, parla e pensa come vuole l'autore solo per far funzionare la storia.
Quindi, se non è un merito questo..
Diciamocelo, con meno pagine e con altri autori, sviluppando la storia in altri modi, il lavoro finale avrebbe lasciato l'amarognolo in bocca.