La guarnigione segretaCominciamo dagli aspetti negativi:
1) Il più evidente è il quasi plagio. L’aver ripreso in modo fedele la successione di quasi tutti gli eventi di “Una nuova speranza” rende la vicenda prevedibile; per tutta la lettura speravo in una svolta che avrebbe portato la trama in altre direzioni, rimanendo poi deluso. L’aggiunta di alcuni elementi originali (il volo senza patente, la cattura del caccia dei metalli, il pianeta vivo) non elimina questa impressione.
Per fortuna, la risoluzione è diversa e sfrutta la natura robotica degli antagonisti, assente nel film.
Sarebbe interessante sapere come è nata questa storia, dal momento che il soggetto non è di Pezzin. Ha chiesto alla consorte “Vorrei continuare Topolino e i signori della galassia, mi stendi tu una trama, per favore?”? E Marinato, entrando nella saga senza ulteriori interiori indicazioni, non ha potuto fare a meno di affidarsi a una narrazione già pronta?
2) L’introduzione senza giustificazione dei super poteri di Pippo, il quale induce magicamente al pentimento un cattivo. Nella storia precedente egli risolve il problema con le proprie caratteristiche, senza aggiunte di nuove abilità e mi sarebbe piaciuto che si continuasse così. E poi non si capisce se quelle capacità gli derivino dall’essere maestro o viceversa. Entrambe le alternative non mi convincono:
– Nel caso le facoltà soprannaturali siano la causa del titolo di maestro, Pippo avrebbe dovuto manifestarle anche prima. Infatti in “Contatto con la Terra” si afferma che maestri si nasce: quindi secondo logica il personaggio avrebbe dovuto possederle da sempre, ma ciò contrasta con tutta l’opera fumettistica precedente. Possiamo ammettere che le aveva senza saperlo, ma in questa occasione ne fa uso come se ne fosse a conoscenza e nulla ci viene detto su come abbia imparato ad adoperarle.
– Nell’alternativa in cui invece dalla natura di maestro derivino i superpoteri, non funziona comunque. Nel fumetto predecessore l’essenza di maestro riguarda la saggezza, la superiorità intellettuale; concetto molto più affascinante del banale supereroismo.
Fortunatamente, tale espediente viene usato una sola volta; per il resto lo strampalato per eccellenza si rende utile sfruttando le sue capacità (come l’abilità videoludica impiegata per vincere al flipper).
3) La società extraterrestre che ci viene mostrata è identica a quella umana, eccetto per la tecnologia più avanzata. Nella prima storia della saga gli alieni ci vengono presentati superiori ai terrestri non solo scientificamente, ma anche moralmente e intellettualmente, a causa della loro civiltà più lunga della nostra e quindi più sapiente ed esperta.
In realtà questo difetto è meno grave degli altri 2: infatti a darmi quell’impressione è stato il Primo saggio, uno dei governanti, escludendo i robot l’unico alieno comparso in tutta la vicenda. Perciò possiamo supporre che la superiorità che citavo prima riguardi soltanto il ceto dominante e non tutti gli abitanti della Confederazione galattica. Ciò nonostante questo nuovo episodio mi rovina un po’ l’immaginario che mi ero creato precedentemente (altro che il rapporto tra Paperone e Doretta descritto da Don Rosa).
Malgrado le pecche rilevate, l’avventura mi è piaciuta tanto.
Anzitutto i due protagonisti sono graziati da un’ottima e freschissima caratterizzazione: combattivi, decisi e spontanei. Pur buona, non esitano a sporcarsi le mani con estrema disinvoltura.
Di Pippo ho gradito inoltre l’assoluta mancanza di ancore nel perdonare un malvagio redento.
Nel complesso lo trovo un fumetto inferiore all’opera ispiratrice, però dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi la batte (anche in Guerre Stellari IV ne abbiamo 2 grandi, ma ricoprono un ruolo secondario. Qui invece i 2 più interessanti sono i principali). E in più ci risparmiamo figure abbastanza insulse come Chewbeca.
La storia mi ha divertito per tutta la sua lunghezza; non soltanto con le gag vere e proprie, ma anche con battute di cui non riconosco razionalmente l’umorismo, per esempio “Una bisca clandestina!”, “Ar-ren-de-re! Ar-ren-de-re” (non sono normale, lo so). Le cose che mi hanno fatto ridere di più sono state “La probabilità di riuscita equivale a 0,01 su 126 miliardi” e “i rigatoni alla siderale”.
La scena delle torture mi ha ricordato Topolino e la cassetta elettronica, dove prima viene presentata quella più scema e poi quella più grave. Quando i protagonisti irrompono il Carnefix sta armeggiando con i carboni ardenti, a dimostrazione che i primi due metodi erano stati menzionati solo per far risaltare maggiormente gli ultimi.
A tal proposito, ho gradito anche la comicità della sedia videoguardante.
Per qualche motivo, quando ho visto per la prima volta il barone Servidio, ho pensato che si trattasse di un personaggio malevolo. Non chiedetemi perché.
Agli eccellenti disegni va ulteriormente riconosciuto il merito di aver fornito a Titanio un aspetto tutto suo, diverso dal Principe delle nebbie, malgrado la comune fonte di ispirazione.
Infine, vengono introdotte due invenzioni asimoviane: l’iperspazio e l’enciclopedia galattica.
Non mancano nemmeno le citazioni all’universo di Arda: il pianeta Olorin porta lo stesso nome di un personaggio menzionato nel Silmarillion. Considerando che Pezzin si è dichiarato in un’intervista un lettore di Tolkien non la credo una coincidenza.