Spero di essermi espresso in maniera comprensibile, ma quello che intendo è, alla fin fine, che il valore della parodia sta proprio nell'essersi staccato dalla semplice caricatura della storia originale!
Ti sei spiegato molto bene, ed in fondo è un concetto che ho rinvenuto anche in altre discussioni sullo stesso tema.
Posto che si entra nel campo dei gusti personali, senza dubbio la capacità di staccarsi dalla trama originale, cosi evitando di incorrere nel rischio-caricatura, comporta in ogni caso un impegno maggiore ed è giusto che lo si metta in luce.
Per come la vedo io, una parodia più fedele all'originale può avere un maggior ruolo anche "didattico", mentre una più "libera" probabilmente intrattiene di più (senza comunque negare a prescindere la capacità di stimolare la curiosità verso l'opera orginale, sia chiaro), e di fatto le due versioni sono, in un certo senso, quasi "complementari".
D'altro canto, io ritengo che la tematica sia strettamente collegata con quella della maggior adattabilità dei personaggi dei topi rispetto ai paperi.
Provo a spiegarmi: di solito, nelle parodie con i topi vengono impiegati, principalmente, Topolino, Pippo, Minni quali personaggi diciamo "positivi", che rispondono al classico schema
protagonista - amico - fidanzata. Questi sono ruoli estremamente facili da rinvenire in quasi ogni opera letteraria, dunque consentono con molta facilità l'adattamento dei personaggi i quali, anche caratterialmente, mantengono una certa "neutralità".
Sul fronte dei personaggi "negativi" solitamente si utilizzano Gambadilegno e/o Macchianera, a seconda delle caratteristiche fisiche e comportamentali del personaggio da far vivere.
Questi sono i personaggi principali che animano le parodie dei topi, gli altri sono comprimari che si alternano in ruoli più o meno secondari a seconda della necessità.
In ogni caso, non serve sforzarsi troppo per alterare o variare una trama, a meno che non sia questa l'idea di base, perchè comunque questi personaggi lasciano ampia libertà di movimento.
Andando sul fronte dei paperi, invece, le cose si "complicano" (in un certo senso): abbiamo Paperino, QQQ, Zio Paperone, Paperina tra i principali personaggi "positivi" utilizzati più di frequente; questi, tuttavia, quasi sempre rispettano i loro ruoli classici, dove QQQ sono i nipoti del protagonista, il quale è spesso un po pasticcione, e Paperone ne è lo zio, quasi sempre arcigno, se non proprio taccagno (mentre Paperina la fidanzata). Non accade sempre, tuttavia è abbastanza frequente il ricorso a questi schemi, e ciò necessita un'opera di maggior adattamento proprio perchè non sempre risulta facile adattare la triade nipotini - protagonista - zio anziano alle caratteristiche di un'opera. Un ottimo, e recente, esempio è senza dubbio il Moby Dick di Artibani/Mottura, dove l'uso dei principali personaggi "positivi" è ottimo.
Di contro, i negativi sono, per forza di cose, spesso i Bassotti o Amelia, entrambi troppo legati ai rispettivi ruoli di ladri e fattucchiera, e qui diventa ancora più difficile riuscire ad "incastrarli" in una sceneggiatura senza alterarla sostanzialmente: lo testimonia bene l'appena citato Moby Dick, dove in fin dei conti i Bassotti vogliono derubare Paperone e Amelia sottragli la moneta.
In questo ambito, quindi, è spesso necessaria molta fantasia da parte degli autori, per riuscire ad adattare la trama dell'opera da parodizzare ai requisiti ed alle caratteristiche di questi personaggi, col risultato di variare necessariamente molto.
E ci ricolleghiamo al discorso di prima sulla maggior inventiva nel discostarsi da una trama...