Per spiegare il fascino particolare che questa storia ebbe sulla mia mente di bambino occorre aggiungere che già in tenera età io ero appassionato di geografia e avevo cercato di integrare questo interesse a quello per il fumetto disneyano al punto di riempire decine e decine di fogli con mappe dei luoghi esplorati da paperi e topi e con piante di Paperopoli e Topolinia in cui cercavo di razionalizzare gli scorci cittadini che si vedevano nelle varie storie. Così, rimasi impressionato dalle precise coordinate spaziali stabilite dall'autore, di cui all'epoca ignoravo ancora l'identità, ma il cui stile di disegno mi permetteva già di identificarlo come il realizzatore di alcune di quelle che già all'epoca erano tra le mie storie preferite, come Zio Paperone e l'indagine Foxan o Zio Paperone e i semi delle Esperidi. | (https://www.papersera.net/immagini/RSc10/09_01.jpg) |
(https://www.papersera.net/immagini/RSc10/09_02.jpg) | Quando finalmente Paperone entra in scena, lo vediamo in una condizione di notevole difficoltà: oltre al suo lavoro di finanziere, gli danno noia la malagrazia di Paperino nel suo impiego di scacciamosche, le avances di Brigitta (arruolatasi come postina per recapitargli personalmente le sue missive amorose), i tentativi di spionaggio industriale di Filo Sganga e i protervi attacchi dei Bassotti al Deposito. Ciò gli provoca un attacco di nervi, al quale cercano di porre rimedio Qui, Quo e Qua nipotini venuti a fargli visita. Uno dei tre nipotini ha allora l'idea che il prozio potrebbe trarre giovamento se bevesse un bicchiere di acqua quietante che sgorga dalla fonte dell'antica missione di San Juan Papisprano. L'effetto è prodigioso ma dura poco, così i responsabili dell'esaurimento del multimiliardario sono da lui convocati al deposito per cercare una soluzione. L'unica proposta di una qualche validità viene, ancora una volta, dai nipotini, che suggeriscono di cercare altre fonti di acqua quietante studiando le rotte degli uccelli migratori che si fermano alla missione. Ed è proprio da questa che parte il successivo svolgimento della vicenda, fino all'epilogo che, nella considerazione finale di Archimede, lascia molto spazio all'immaginazione del lettore. |
Il deposito è proprio uno dei luoghi maggiormente raffigurati nella storia: si notano in particolare la grande vetrata semicircolare dietro la scrivania di Paperone, la "stanza di ristoro rapido" provvista di vasca da bagno ricolma di monete e la biblioteca-sala di riunioni, con un tavolo a forma di ciambella e le pareti coperte di scaffali di libri (che a me hanno ricordato quelle che si vedono nella vignetta finale di Zio Paperone e l'ultimo Balabù). Qui, Quo e Qua cavalcano delle "palle che rimbalzano", grandi sfere di plastica con una certa elasticità provviste di manubri, che all'epoca erano molto popolari tra i bambini. Anche se non ne ho mai posseduta una, ricordo comunque che era necessaria una certa fatica per usarle come "mezzo di locomozione", mentre quelle dei tre paperini sembrano spiccare dei balzi notevoli, se sono riuscite a portarli fino in cima alla collina del Deposito. | (https://www.papersera.net/immagini/RSc10/09_03.jpg) |
Aggiungerei che il tratto scarpiano qui è al suo massimo per raffinatezza ed espressivitàSecondo me, invece, avrebbe raggiunto la perfezione ( che poi non ha più abbandonato ) tre anni dopo con Storie Stellari : Paperobot contro i Paperoidi.