Arrivo in ritardo di due settimane, ma dato che ancora si continua a parlare della storia di Nucci e Cavazzano, spendo due parole anch'io.
Non so quale fosse il titolo originale, non so se andasse inteso in italiano o inglese, ma una cosa mi sembra abbastanza lampante: la fame di Paperone (che nella storia insegue ripetutamente un buon pasto, senza riuscire ad addentare un solo boccone) e la fama, intesa come realizzazione economica, sociale e personale, viaggiano su due binari paralleli. Questo binomio mi ricorda insistentemente un certo regista, che per i suoi film ha creato un certo omino coi baffetti, che forse potrà sembrarvi familiare (altrimenti vi consiglio di guardare il mio avatar

).
Ebbene, anche questo regista proveniva da condizioni economiche indigenti, la sua situazione familiare era quanto mai precaria e nelle sue memorie/biografie non mancano riferimenti al fatto che egli stesso da giovane abbia patito la fame; così come il celeberrimo personaggio del Vagabondo, alla perenne ricerca di cibo e- senza volerlo- amore, anche Paperone parte da uno stato di semi- povertà, cercando nel suo peregrinare di costruire la propria fortuna, la propria famiglia, e in modo figurato cercando di mettere un po' di cibo nel becco.
Paperone come Chaplin, quindi. Il primo, partendo da nulla, ha costruito un impero finanziario e ha sostanzialmente fondato un città, oltre ad aver sperimentato l'Amore nelle sue più svariate forme (Doretta, i nipoti...); il secondo è partito sempre dal niente, ma ha saputo cavalcare l'interesse per una nuova forma di intrattenimento (il Cinema, che giusto un paio di giorni fa ha festeggiato i 127 anni dalla sua nascita), contribuendo in modo significativo a plasmarla e facendola evolvere in un qualcosa che noi tutti oggi conosciamo: la Settima Arte.
Bravo Nucci, che ha saputo risvegliare il mio amore per Chaplin (mai assente, solo leggermente sopito) e bravo Cavazzano per aver saputo cogliere coi suoi disegni quelle sensazioni che proprio il film
"Charlot- Chaplin" (Richard Attenborough, 1992) aveva provocato in me da bambino.