Avevo dieci anni tondi tondi, e mi stavo stancando di Geppo, Braccio di Ferro, Tom & Jerry e Più a fumetti. Sino ad allora le avventure di Topolino libretto non mi avevano interessato, non mi garbavano. Ma sullo scaffale in sala c'erano queste copie del settimanale, una ventina in tutto, di mia madre, risalenti al periodo 1977-1981: perché non provare allora a dare loro uno sguardo con gli occhi di un bambino di dieci anni, pronto alle nuove scoperte? Fu la folgorazione. La prima storia che lessi fu la seconda parte di un classico come "La vittoriosa sconfitta di Paperinik" di Martina e M. De Vita, e mi innamorai di quel mondo così diverso, così variegato, così pieno di sfaccettature di paperi e topi antropomorfi. E capii subito che il lavoro tendeva ad essere diversificato tra sceneggiatori e disegnatori, con stili variegati per tematiche e lessico da un lato, e semplicemente tratto dall'altra. | (https://www.papersera.net/immagini/RSc10/04_01.jpg) |
(https://www.papersera.net/immagini/RSc10/04_02.jpg) | Oh, non sapevo il nome di quest'ultimo autore, ma il suo tratto riapparve appunto in "Zio Paperone e la febbre del rodio", e non potei non notare le diversità di stile e di lessico nella sceneggiatura della storia. Non sapevo all'epoca come si chiamassero lo sceneggiatore ed il disegnatore di questa storia, né che fossero la stessa persona, ma la differenza con le storie di Martina (anche lui ignoto, ma "riconosciuto nella mano") si faceva sentire. Se delle altre apprezzavo la punta di cinismo estremo, la cattiveria, la litigiosità dei personaggi anche nei contrasti più banali, nella "Febbre del rodio" avevo scoperto gli aspetti più altruistici, familiari, generosi della banda Disney, completando il quadro delle mille sfaccettature di quei personaggi Disney che avevo appena iniziato a conoscere. Ed il bello è che le due cose non mi apparivano contrastanti... Uh, mi rendo solo conto adesso dei ragionamenti che la mia mente di bambino aveva iniziato a fare. Mi apparivano solo come le due facce della stessa medaglia, alla quale ogni sceneggiatore si riferiva secondo le esigenze della storia. |
Ma adorai quel che lessi, adorai quel concetto oltre ogni confine e chissà se ancora oggi, che posso contare un coacervo di tradimenti e di amicizie saltate perché basate sull'interesse e non sul puro e semplice rapporto, non fu la lezione che trassi da "Zio Paperone e la febbre del rodio" in qualche modo a plasmare le mie idee in merito proprio nell'età in cui riflessioni più profonde sul punto iniziano a fare capolino nella mente dei bambini. | (https://www.papersera.net/immagini/RSc10/04_03.jpg) |
(https://www.papersera.net/immagini/RSc10/04_04.jpg) | Avevo quindi già scoperto tutte le sfaccettature non solo dei personaggi Disney, ma anche dei loro autori principali, e non fui quindi sorpreso dallo scoprire che (o meglio, dall'avere la conferma ai miei sospetti che) Romano Scarpa fosse al contempo sceneggiatore oltreché disegnatore di "Zio Paperone e la febbre del rodio". Quello stile, al contempo più pacato e meno aulico di quello martiniano, eppur capace di costruire intrecci di spessore pari per valore e per lessico, mi era ormai familiare, ma finalmente sapevo chi ringraziare con certezza per la realizzazione di questa storia, estremamente formativa a qualsiasi età la si voglia leggere, ma che per me è stata un punto di riferimento morale nei tempi a venire, chiedendo al lettore di fidarsi sulla parola di quel che ho detto, dato che preferisco non dilungarmi su vicende personali che tedierebbero soltanto senza nulla aggiungere al valore dell'opera stessa. Ma da allora sapevo che lo Scarpa autore completo sarebbe sempre stato per me una garanzia di qualità assoluta nelle storie, cosa che posso confermare senza tema di smentite, posto che solo un paio sono state le delusioni (non me ne vogliano gli oltranzisti scarpiani, ma "Paperin Hood" e "Topolino e le rane saltatrici" mi son sempre state parecchio indigeste), mentre le certezze sono state decine e decine. |
Però questa storia è veramente poco nota: ingiustamente perché per me è davvero una vetta scarpiana superiore a tante altre ben più famose!Certamente sono d'accordo con te nel preferirla a "Paperin Hood" (di cui trovo l'ambientazione cinematografica quasi insopportabile). Non porrei "Zio Paperone e la febbre del rodio" tra i capolavori di Scarpa perche' ritengo che il Maestro abbia fatto di molto meglio; ma e' comunque di qualita' estremamente alta.