Circa 'Topolino e il prigioniero di Verdemare'.
Molto è già stato detto, con sensibilità e competenza, da altri utenti.
Pur non volendo risultare ridondante, come non ripetere quanto questa avventura sia felicemente riuscita?...
Artibani e Camboni si confermano Autori di grande talento, che hanno ben introiettato decenni di animazione Disney e non solo.
Il Mickey Mouse degli esordi, irripetibile oggi, era l' espressione della nuova generazione americana in opposizione alla "generazione di egoisti" contraria al New Deal, dal celebre discorso di Roosevelt del 1933.
Il Mickey Mouse di Bill Walsh incarnava le inquietudini della stagione del nucleare -ben rappresentate dall' incombente senso di morte presente anche in 'Topolino e la scarpa magica'-.
Il Mickey Mouse di Francesco Artibani e Silvio Camboni rappresenta un' ulteriore sintesi. Affonda le sue radici nella gottfredsoniana avventura del 1953 mantenendone lo spirito disturbante di fondo ma attualizzandolo ed adattandolo alla sensibilità odierna.
Il soggetto è un classicissimo topos: il regno, l' usurpatore, la magia, il viaggio dell' eroe, la battaglia, il ritorno allo status quo.
Il plot fila via come un treno (come quello preso da Topolino nel '53).
Le strizzate d' occhio all' avventura originaria sono garbate ma inserite come in un meccanismo svizzero: cito solo il riferimento alla mortifera crudeltà di Verdecupo che decide scientemente di rubare gli anni della giovinezza ad un padre e una figlia.
I disegni rappresentano l' eccellenza del fumetto odierno.
I characters non rientrano nei canoni Disney. C' è davvero tanto Miyazaki e non solo, nei temi e nell' estetica.
Silvio Camboni, che in 'Mickey et l' océan perdu' aveva ripulito i suoi personaggi ottenendo un risultato da accademia, qui raggiunge un' ulteriore sintesi tornando a sporcarli, in un sincretismo illustrativo che tiene conto dell' illustrazione ottocentesca e di Miyazaki, della bande dessinée alla Métal Hurlant e della mimica di certi manga.
La costruzione della pagina, la capacità riempitiva della singola vignetta, la ricchezza di dettaglio della tavoletta grafica -effettivamente davvero troppo compressa nell' abituale formato del Topolino libretto!-, la colorazione... Tutto è azzeccato, tanto sviluppati sono il talento e la sensibilità di Silvio Camboni.
Come già di recente il Mickey Mouse di Tito Faraci e di Casty, anche questo Mickey Mouse fa giustizia di decenni di Topolini imbelli ed incolori. A riprova del fatto che grandi storie creano grandi personaggi, e non viceversa, come ben esemplificato dal Mickey Mouse di impronta scarpiana/castyana.
Francesco Artibani e Silvio Camboni infatti intessono ed illustrano un' avventura riuscitissima in ogni sua componente, ma in cui -mutuando le parole della Gestalt- "il tutto è più della somma delle singole parti".