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Topolino / Re:Topolino 3617
« il: Sabato 22 Mar 2025, 16:48:02 »Però in passato in vari paesi europei (Germania, Francia, Olanda...) il Deposito di Paperone aveva i simboli del marco e del franco, per poi cambiarli con quelli dell'euro. E le due città di paperi e topi erano localizzate proprio in quei paesi e non in America. Credo che solo negli anni più recenti questa caratteristica piuttosto diffusa sia stata sostituita dalla $ del dollaro e dalla geolocalizzazione in Calisota (immagino dopo l'incisivo arrivo di Don Rosa alla Egmont).Non penso che ci siano autori che possano azzardarsi a cambiare localizzazione geografica o moneta a Paperopoli e Topolinia: sono caratteristiche canonizzate ormai da sempre, non credo che ci sia qualcuno disposto a cambiare radicalmente le coordinate geografiche del mondo Disney.Anche perché a questo punto interverrebbe la Disney americana bloccando tutto.
Non so quanto la Disney americana si sia preoccupata, in passato, di questi simboli monetari e di queste geografie alternative. Oggettivamente poco o nulla perché questi paesi europei hanno continuato a sfornare storie a fumetti 'europee' (in tutti i sensi) per parecchi anni. Per cui, ipotizzando che la Panini intraprendesse lo stesso percorso (per quanto 'anomalo' e 'incoerente' anche pensando alle traduzioni delle storie italiane per i mercati esteri), non credo che la Disney interverrebbe in merito. Se non lo fece 30/40 anni fa, perché dovrebbe farlo oggi?
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Se ho fatto queste ipotesi, avvalorate dalle passate esperienze di altri editori in altri paesi europei, è perché mi sto rendendo conto che per attirare maggiormente l'attenzione dei lettori e aumentare le vendite la Panini spesso si rifà a situazioni 'indigene', con sempre più storie ambientate nel nostro paese e con la 'traduzione dialettica' di interi albi in determinate regioni. Il primo blocco di 4 dialetti ha avuto un riscontro eccezionale, tale da organizzare un immediato bis.
Evidentemente ai lettori italiani piace 'veder parlare' paperi e topi nei loro dialetti e piace vederli interagire in città e luoghi a loro cari, che conoscono bene. Piace al punto da far aumentare le vendite e, ipotizzo, far pensare alla Panini una completa riscrittura delle ambientazioni calisotiane, trasfomandole in italiane (magari di una regione creata ad hoc, come in fondo è anche il Calisota). Se in passato lo hanno fatto tedeschi, francesi e olandesi (non ricordo se anche i danesi), perché non poterlo fare noi oggi?
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Per quanto la cosa non mi garbi (sono affezionato da sempre alla geo-storia nordamericana di paperi e topi) ho la sensazione che si stia arrivando ad una progressiva 'deamericanizzazione' (o se vogliamo 'decalisotizzazione') del fumetto Disney, già iniziata con la forte diminuzione di plot sulla vita quotidiana in favore di soggetti ambientati sempre più in altri tempi e altri luoghi se non del tutto 'alternativi' e 'atemporali' al classico contesto locale e presente.
Tutto ciò in favore di una 'italianizzazione' dello stesso media (nel sempre più sottile segmento della vita quotidiana) che è comunque diversa da quella iniziata da Guido Martina 75 anni fa. All'epoca e nei decenni seguenti diversi autori 'giocavano' con certe abitudini italiane fermo restando la residenza americana di paperi e topi. E fu proprio quella 'italianizzazione' delle storie soprattutto paperopolesi ad avvicinare molti lettori ad un fumetto che stava passando gradualmente ma decisamente da un autoriato americano ad uno italiano.
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In questi ultimi anni si è cominciato con le storie ormai settimanali ambientate in vari luoghi della penisola, per proseguire con le varianti dialettali piuttosto ravvicinate, per finire (ipotizzo, ovviamente) con una migrazione 'indolore' e una nuova residenza stabile di paperi e topi nel nostro paese. Senza che nessuno se ne accorga veramente (se non quella nicchia di lettori più attenti e informati come possiamo essere noi del forum) dando poi per scontato il fatto che Topolino e Paperino vivano da sempre in Italia.
Certi 'punti fermi' della narrazione disneyana resterebbero comunque, come la Scozia e il Klondike per Paperone.
Questi non escludono una sua scelta posteriore di stabilirsi in Italia, avvicinandosi pericolosamente (sarebbe il caso di ricordarglielo) ad Amelia, sua storica avversaria vesuviana. Spero solo che queste mie elucubrazioni restino tali sebbene abbia la sensazione che qualche 'progetto' del genere possa essere studiato negli uffici di Modena.